Diario londinese di Lorenza Mazzetti

Diario londinese (Sellerio Editore, 2014) raccoglie i ricordi giovanili di una fragile e coraggiosa ragazza italiana, arrivata a Londra senza una lira negli anni Cinquanta, che fondò insieme a Lindsay Anderson, Karel Reisz e Tony Richardson il Free Cinema Inglese, la corrente cinematografica alternativa, ribelle, nata prima della Nouvelle Vague, con uno sguardo al nostro Neorealismo, il cui scopo era di produrre film liberi e audaci, nel rifiuto di una opera autocontemplativa basata sulla tecnica. Ken Loach è oggi il regista che, per la sua attenzione alla vera vita, più si ispira alla corrente artistica nata dal talento di Lorenza Mazzetti, una donna straordinaria, nata a Firenze nel 1928, oggi ultraottantenne, intensa scrittrice e fervida regista che ha dedicato tutta la sua vita all’arte.

Nel libro l’autrice ripercorre lo straordinario periodo della sua giovinezza senza mai dimenticare, ahimè, i momenti più dolorosi della sua vita, indelebili nell’eternità. Negli ultimi anni del fascismo Lorenza, teneramente chiamata Penny, rimase orfana di entrambi i genitori e, insieme alla sua gemella Baby, fu adottata dallo zio Robert Einstein, cugino di Albert. Il 3 agosto 1944 le SS uccisero barbaramente la moglie di Robert, Nina e le sue cuginette nella Strage di Rignano. Suo zio Robert si suicidò l’anno successivo. Un ricordo straziante nella vita della nostra autrice, del quale il libro è pervaso e che commuove profondamente il lettore. Negli anni cinquanta Lorenza decide di lasciare Firenze, vuole allontanarsi dai ricordi degli orrori della guerra, dagli spari, vuole andare via. Parte per Londra con un gruppo di studenti di filosofia dell’Università di Firenze, per andare a lavorare in una fattoria inglese. Minuta e fragile, non riesce nei lavori assegnateli, ci vuole una forza che lei non possiede. Il suo tutore, nel frattempo, ha truffato lei e la sorella Baby, partita ricca si ritrova povera, disperata e senza più un soldo si ritrova per strada con le sue valigie e i suoi disegni.

“È importante avere un amore per essere vivi. Infatti cosa ci faccio qui, io, in una città sconosciuta, nera, immersa nella nebbia e nell’odore di questa fog che permea tutti i vestiti e tutta la città. Essere vivi significa avere un legame … mi domando: ma chi sono, che ci faccio qui? Non è la mia patria, non è la mia casa, non ho nessuno al mondo, sono tutti morti…”

Dopo tante peripezie trova lavoro come cameriera e decide di frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Londra. È all’oscuro dei tanti moduli e pratiche di iscrizione alla Slide School of Fine Art University Collage, ma la sua tenacia e un po’ di circostanze favorevoli le permetteranno di diventare una allieva.

“Non avrei mai pensato di trovare un direttore che non si comporta come un direttore, che accetta gli studenti per il merito, che non segue le regole ma solo il suo intuito.“

Il direttore, rimasto affascinato dai lavori e dai bozzetti di Lorenza, la ritenne idonea perché piena di talento. Con la Metamorfosi di Kafka nella tasca del cappotto e rubando una cinepresa all’Università nacque Together, la sua prima pellicola senza attori professionisti, girato nell’East End di Londra con al centro della narrazione due portuali sordomuti che vengono perseguitati da dei ragazzini. La desolazione lungo il fiume, la distruzione che la guerra aveva provocato, la solitudine, decreteranno al film un successo inatteso.

In Diario londinese, corredato di splendide foto e disegni, l’autrice descrive la sua forza e volontà d’animo che l’ha sostenuta nel reinventarsi la vita, con il dolore delle atrocità che non le dava tregua neanche in sonno, nel ricomporre se stessa per tornare a vivere. Ha seguito il suo talento non lasciandosi mai scoraggiare ma perseverando con tutte le sue forze. Lei credeva nella sua creatività, come ci credeva un’intera generazione che voleva lasciarsi tutto alle spalle sperando in una nuova rinascita culturale. Sono pagine intense di amore, di lacrime, di speranza di una delle donne italiane più rappresentative del nostro Novecento.