Andrew Lih (User:Fuzheado), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
La letteratura deve avere il coraggio di dire che l’irlandese Edna O’ Brien è sempre stata una scrittrice coraggiosa. Si è spenta all’età di 93 anni l’autrice dello scandaloso The Country Girls, in italiano Ragazze di campagna, il romanzo che negli anni Sessanta fece gridare all’oltraggio la censura irlandese.
Il libro fu vittima di una forma di ostracismo; un noto critico, John Broderick, derise l’opera di O’ Brien affermando che il suo presunto talento risiedeva, testuali parole: “nelle sue mutande”. La accusava di essere una “sgualdrina”, pur di non ammettere la sua grande bravura di scrittrice: non le si perdonava di essere donna, per giunta giovane, bella e affascinante.
La vita di O’ Brien non fu meno oltraggiosa, almeno agli occhi della cattolicissima Irlanda, dei suoi scritti; ma la scrittura le consentì l’emancipazione che il suo paese d’origine le negava, rendendola libera.
Era del resto la storia di Cait e Baba, le due protagoniste del suo splendido romanzo d’esordio, che sceglievano la ribellione e partivano alla conquista del mondo, abbandonando il collegio e recandosi nell’affollata Dublino. Edna O’ Brien aveva scritto quel suo primo libro in sole tre settimane, in seguito lo definì “il più facile da scrivere”.
Non poteva immaginare che, nonostante nella sua lunga vita avrebbe pubblicato oltre una trentina di romanzi, in fondo sarebbe bastato quel primo libro a fare di lei “Irish literary giant”, la“ gigantessa della letteratura irlandese” che oggi tutti ricordano.
Scopriamo la sua vita e le sue opere.
Edna O’ Brien: la vita di una scrittrice coraggiosa
Edna O’ Brien era nata a Tuamgraney, nella Contea di Clare, nel dicembre 1930 in una famiglia dalle forti radici cattoliche. Avrebbe descritto il villaggio in cui era nata come “chiuso, fervido e bigotto”. Suo padre era un contadino che “continuava la gloriosa stirpe degli irlandesi dissoluti”. I libri non entravano in casa O’ Brien; a volte qualche testo era disponibile in parrocchia, ma solo dopo essere stato passato a setaccio e averne eliminato accuratamente le pagine giudicate amorali. L’autrice ricorda una logora copia di Rebecca di Daphne du Maurier che veniva passato tra le donne del villaggio di pagina in pagina, spesso non in maniera consecutiva. Gli uomini non leggevano, si occupavano della terra e del bestiame, a volte si ubriacavano e facevano a pugni.
Non c’era spazio per la letteratura a Tuamgraney; ma la piccola Edna era infelice e, come avrebbe detto in seguito, le persone infelici scrivono perché spesso la scrittura è il prodotto di una “psiche disturbata”. Da quel momento iniziò a coltivare quella che definì “la balorda ambizione di diventare scrittrice”.
Mi chiedevo da dove venissero le parole. Me lo chiedo ancora. Perché anche senza libri, o meglio con solo libri di preghiere e manuali sul bestiame in casa nostra, avevo concepito un amore per le parole e ne avevo raccolto un piccolo racconto. Credevo che le parole avessero associazioni magiche e che, con esse, potessi fare qualcosa di straordinario.
Pesavano su di lei le frustrazioni dei suoi genitori: il padre lavorava di fatica nei campi, tornava la sera sempre alcolizzato e non esitava ad alzare le mani, mentre la madre faceva la cameriera ma in fondo al cuore era rimasta una ragazza con il sogno infranto di andare in America.
Dopo le scuole elementari nel suo villaggio, Edna fu mandata al collegio cattolico di Galway, in seguito si sarebbe scritta al Pharmaceutical College laureandosi in Farmacia, una professione che le consentiva di mantenersi.
Mentre lavorava dietro il banco in Cabra Road a Dublino, come farmacista, O’ Brien conobbe Ernest Gébler, un uomo sposato, più grande di lei, che di professione faceva lo scrittore. Sarebbe fuggita con lui e dalla loro unione sarebbero nati due figli, Carlos e Sasha. Nel 1960, mentre viveva con Gabler a Londra, Edna iniziò a lavorare al suo primo romanzo: nasceva così il suo capolavoro, Ragazze di campagna (di recente riedito da Einaudi in una nuova edizione che comprende l’intera trilogia, nella traduzione di Giovanna Granato).
Il libro le era stato commissionato dal suo editore, Blanche Knopf, sollecitato a propria volta dal suo sostenitore Iain Hamilton di Hutchinson. Per l’occasione le fu versato sul conto un anticipo di cinquanta sterline che O’ Brien spese subito.
In un’intervista dichiarò che il libro le era stato facile da scrivere:
The Country Girls was my first novel and by far the easiest one to write.
Recensione del libro
Ragazze di campagna
di Edna O’Brien
Lo scandalo letterario di Edna O’Brien
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Per scrivere quella sua opera prima, Edna si era ispirata agli autori che aveva letto e amato. Se ne erano accumulati tanti negli anni: Joyce, Scott Fitzgerald, le sorelle Brontë, Flora Thompson, Cechov, Gogol, Flaubert, ma soprattutto Hemingway che le insegnò a “sfoltire la sua prosa”.
Il successo fu immediato, ma non mancarono le ripercussioni. La cultura cattolica dell’Irlanda degli anni Sessanta si avventò sulla giovane autrice come la Santa Inquisizione. I critici non le risparmiarono parole dure, in cui oggi per noi è facile leggere tracce di misoginia, ma all’epoca lo scalpore sollevato dal romanzo era ritenuto lecito. Persino le femministe criticavano la scrittrice per le sue inclinazioni giudicate “supine e triste”. L’opera di Edna O’Brien riscosse un successo incredibile in America e ciò non le fu mai perdonato dal classico critico irlandese di provincia, che continuò ad additarla come se in lei si celasse il demonio. Le copie del suo libro, in Irlanda, furono sequestrate.
La relazione tra Edna e il marito si spezzò: Ernest Gébler, anche lui scrittore, si rivelò un uomo dispotico, deluso e invidioso del talento della moglie. Dopo aver abbandonato tutto per stare con Ernest, Edna si trovò a condurre una vita da madre single di due figli: la scrittura le garantiva l’indipendenza, ma quel matrimonio fallito rappresentava il suo secondo scandalo. Iniziò una lunga battaglia, infine vinta, per l’affidamento dei due figli.
Nel suo libro memoir, dal titolo emblematico di Country Girl (edita in Italia da Elliot), Edna dichiarò:
Era come se, scrivendo, le avessi tolto la terra da sotto i piedi.
Edna rivendicò sempre di non aver mai avuto vero controllo sulla sua scrittura. Affermava di essere stata sempre un tramite, un messaggero: le parole a volte venivano, a volte no. Il suo primo romanzo era stato scritto con una velocità sorprendente: ma nella mezza età ripeté spesso che “le parole non le venivano”.
La scrittura in O’Brien aveva la forma di una sfida: non ebbe mai paura di sfidare le convenzioni religiose o culturali, di dire la verità anche a costo di apparire immorale.
La sua prosa fu sempre esatta ed efficace, sul modello di Hemingway, in essa si intrecciavano la vita quotidiana e le sue maree interiori. L’amore era sempre intrecciato al dolore, ma ogni sfumatura era illuminata dal tentativo, inesausto, di dire la verità sulle cose.
I libri di Edna O’Brien
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Le opere di Edna O’Brien sono state pubblicate nel nostro paese da varie case editrici, Elliot, Feltrinelli, Einaudi. Nella sua lunga vita l’autrice irlandese ha scritto oltre una trentina di libri, proponendo sempre la sua letteratura come sfida e, soprattutto, come rischio. Oltre alla celebre trilogia, Ragazze di campagna, che la portò al successo; O’Brien scrisse anche raccolte di racconti, come Oggetto d’amore, e romanzi come Uno splendido isolamento, un libro che trattava il difficile argomento della guerra fratricida in Irlanda: nelle pagine rivive l’immagine sanguinaria di un popolo bellicoso, cui fa da contraltare la forte fede cattolica e il verde smeraldo dei prati infiniti.
Uno dei suoi ultimi romanzi, La ragazza, edito da Einaudi, si proponeva di narrare le violenze subite dalle ragazzine nigeriane per mano dei jihadisti di Boko Haram. O’Brien raccontò la storia dal punto di vista di una di loro, sollevando un vespaio di polemiche. La accusarono di “appropriazione culturale”; ma lei aveva obbedito, ancora una volta, alla fede primaria della sua scrittura “dire la verità” come davanti a un tribunale.
La sua iconica autobiografia, Country Girl, è stata pubblicata in Italia da Elliot. Edna O’Brien la scrisse all’età di 78 anni, mezzo secolo dopo il suo esordio letterario.
“Nel mio settantottesimo anno di vita, mi sedetti e incominciai a scrivere l’autobiografia che avevo giurato di non scrivere mai”.
In lei vi era stata, fin da bambina, un’unica fede: quella nella letteratura, che infine l’aveva salvata. Per tutta la vita avrebbe rivendicato con orgoglio di essere stata una “country girl”, una ragazza di campagna.
Nella sua lunga vita Edna O’Brien è stata coronata dei maggiori premi letterari contemporanei, tra cui la James Joyce Ulysses Medal. Sessant’anni dopo il suo esordio, l’Irlanda, sua terra natale, le avrebbe perdonato lo scandalo, eleggendo Ragazze di campagna libro dell’anno.
Recensione del libro
Country Girl. Un’autobiografia
di Edna O’Brien
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Edna O’ Brien, la "ragazza di campagna" che divenne scrittrice coraggiosa
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