Ormai noto al grande pubblico grazie alle partecipazioni alle ultime tre edizioni del festival di Sanremo e soprattutto in virtù della vittoria nell’ultima edizione, Ermal Meta scrive in realtà canzoni da oltre un decennio avendo iniziato a comporre per la band La fame di Camilla di cui era frontman.
Già esaminando i testi delle sue prime canzoni si può notare una tendenza a raccontarsi, tendenza comune a poeti e cantautori quella di estrinsecare il proprio io e la propria storia di vita nella scrittura ma questa esigenza è quasi subliminata nei testi di Meta e ogni frase sembra contenere non una mera descrizione, ma l’intero mondo interiore dell’artista: "il più grande aveva dieci anni e sul volto una maschera di quaranta" di Storia di una favola spiega in una proposizione principale e una coordinata come un bambino si sia assunto una responsabilità genitoriale facendosi carico di una situazione più grande delle sue forze.
Va ascoltato più volte Ermal Meta. Capolavoro è Lettera a mio padre, titolo che riecheggia Kafka, ma il cui testo è ancora più crudo e angosciante "di bestie come te... fabbricanti di maschere" "ti sputano nel mondo per avere un pasto facile". Versi sciolti con poche allitterazioni e un refrain forte. Altrettanto d’impatto è Vietato morire, una ballad che si apre con una keyword "Ricordo" e contrappone a un passato oscuro una rivincita, quel "cambia le tue stelle" già presente in Lettera a mio padre di cui è l’ideale seguito.
Stilnovismo moderno è sicuramente Ragazza paradiso, occhi azzurri da donna angelicata e nulla da apprendere dalla tanto gentile ed onesta dantesca Beatrice. Piccola anima, una perla delicata di musica e parole si riferisce a una donna angelica più che angelicata. Particolare la contrapposizione "se parli piano ti sento forte", allitterazioni che focalizzano maggiormente la predisposizione all’ascolto di chi esprime il concetto.
Nove primavere è invece un testo che pone molto l’accento sui numeri: il nove già presente nella Vita nova di Dante che a nove anni scorse Beatrice per la prima volta per poi rivederla dopo altri nove anni, quattro case, tre traslochi (tre altro numero simbolico), sette borse.
Le luci di Roma è un testo più descrittivo e quasi sembra vedere il protagonista del testo vagare per la città tra tutti i cuori in giro, perfetta descrizione di un’anima alla ricerca.
L’incipit di Mi salvi chi può, Lady come stai?, è un moderno Che fai tu Luna in ciel? di leopardiana memoria e poco conta se Meta si prende una licenza con A questa vita io gli voglio bene anche perché in quell’allitterazione scorretta si rafforza il concetto di amore che non invita ad apprezzare il poco, ma a brindare a quell’esistenza che va vissuta sempre e comunque. Temi grandi o apparentemente minimi, Ermal Meta sposa parole e musica con eleganza e maestria, valido esempio della scuola cantautoriale italiana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ermal Meta: versi in musica. Richiami a Dante e Leopardi nei testi
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