Falsi miti. Come si inventa quello in cui crediamo
- Autore: Ronald H. Fritze
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
L’angoscia da spread, per una volta, non c’entra. Da che mondo è mondo, l’homo sapiens ha avuto bisogno di credere all’incredibile: divinità antropomorfe, figli delle stelle, isole misteriose, sacre sindoni o cerchi del grano che siano. Sarà per pre-disposizione genetica all’idiotismo, sarà perché la vita senza il retrogusto del mistero è come una minestra senza sale, ma milioni di lustri di escalation evolutiva (?) non hanno cambiato le cose. Con il conforto di magazine simil-esoterici, ipo-documentari tv, libri-panzana sui misteri irrisolti, continuiamo a rimbambirci i pochissimi neuroni rimastici di credenze tarocche e pseudo storie.
“Falsi miti. Come si inventa quello in cui crediamo” del professor Ronald H. Fritze (Sironi, 2012) si offre, in tal senso, come il cavallo di Troia per la demistificazione dei voli di fantasia, beoti più che pindarici. Trecento pagine (abbondantissime) bastano e avanzano all’autore per ripercorrere - quindi smontare, con evidente cognizione di causa - genesi e sviluppo di leggende tanto ataviche quanto perniciose. Roba da brogliacci che non valgono la carta con cui continuano ad essere stampati (o - nel caso di format tv - la pellicola con cui vengono filmati): ritrovamenti di proiettili in ere preistoriche, alieni-architetti che iniziano agli egizi al magico mondo delle piramidi, l’ammiraglio cinese che batte sul tempo Cristoforo Colombo e scopre l’America, Gesù che sposa e - addirittura - procrea (in veste di zombi?) Maddalena, le congiunture astrali come linfa per catastrofismi/esoterismi vari ed eventuali, e poi ancora Atlantide, la madre della pseudo-storia passata, presente e - temo - futura.
Alla faccia di mistiche terzomillenariste e periodici ritorni new age, questo libro ci illustra come nascono le panzane e, soprattutto, perché sarebbe cosa buona e giusta diffidarne. Dignità a parte, capite bene che un conto è credersi emissario di civiltà aliene (delirio di onnipotenza), un altro negare l’Olocausto, oppure propagandare il suicidio di massa in nome di ipotetiche (ma profetizzate dal popolo dei Pincopallini, vuoi mettere?) collisione di mondi (vedi i due capitoli dedicati a “Scienziati pazzi, diavoli bianchi e Nation of Islam: Cosmogonie razziste e pseudo storia”). Rispolverando il buon vecchio metodo del “rasoio di Occam” (la ragione come sola linea guida), sulla scorta di studi storici e prove provate, Fritze divide il certo dall’incerto, il fatto dal "si dice", la storia dalla favola, portando a tarmine un lavoro che letto in prospettiva disalienante (c’è tutto un mondo attorno, rincitrullito dagli oracoli) può venirci molto utile, persino indispensabile.
Falsi miti. Come si inventa quello in cui crediamo
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