Il 20 gennaio 1920 nasceva a Rimini Federico Fellini, uno dei maggiori registi della storia del cinema italiano. Una figura eclettica, un artista a tutto tondo: non solo regista ma anche scrittore, sceneggiatore, persino fumettista, Fellini era solito scrivere da sé le trame e soggetti dei suoi film creando opere di successo al pari dell’intramontabile La dolce vita realizzato in collaborazione con un grande scrittore come Ennio Flaiano, 8 1/2 e Amarcord in cui tratta il delicato tema della memoria e della rievocazione nostalgica. Il principale marchio del cinema felliniano è proprio quella poetica visionaria, a tratti surreale, che diventa l’atmosfera di fondo di ogni sua pellicola in cui ricordi e sogni si confondono e contagiano tra loro. Un altro tratto caratteristico è la presenza della moglie, l’attrice Giulietta Masina, musa ispiratrice con cui strinse un sodalizio durato oltre cinquant’anni, spesso protagonista dei suoi film da La strada (1954) a Giulietta degli spiriti (1965).
L’ispirazione letteraria di Federico Fellini
In alcuni casi Federico Fellini, che aveva iniziato la propria carriera come giornalista ed era anche un appassionato lettore, si lasciò ispirare dai libri che leggeva per ordire le complesse trame dei suoi film. Il regista iniziò la sua carriera realizzando vignette come caricaturista, in seguito approdò al giornalismo nei suoi anni romani scrivendo per la Domenica del Corriere e il settimanale satirico fiorentino 420 per poi esordire nella sceneggiatura scrivendo programmi per la radio e, pochi anni dopo, per il cinema al fianco di Roberto Rossellini.
L’esordio come regista fu dunque graduale, ma apparve come un processo irrevocabile e necessario che sanciva una sorta di realizzazione, di investitura, stabilendo il destino di una vita. Oggi ricordiamo non il Fellini “vignettista, giornalista o scrittore”, ma più di ogni altra cosa il Fellini regista che riassume in sé tutte le caratteristiche precedenti e le amplia, le rende grandi, inglobandole nella sua figura titanica. L’ispirazione letteraria fu in realtà una costante nella cinematografia felliniana, il regista stesso si avvalse della collaborazione di grandi scrittori del Novecento quali Ennio Flaiano e Pier Paolo Pasolini, che considerava amichevolmente suoi “compagni di scuola”.
Quali film di Fellini furono tratti da libri? Scopriamolo nell’approfondimento che segue.
Il Casanova
Link affiliato
Nel 1976 Fellini realizzò Il Casanova, pellicola ispirata alla biografia del celebre seduttore Giacomo Casanova, Histoire de ma vie e La storia della mia fuga dalle prigioni.
Il regista disse che la lettura di quei libri gli aveva ispirato “la vertigine del vuoto” e di essersi aggrappato “disperatamente” a quella sensazione.
La pellicola segue fedelmente la biografia del seduttore trasfondendola tuttavia in un piano metaforico. Insegue gli amori, le avventure e, infine, la progressiva decadenza del seduttore che infine si trova a copulare con una bambola meccanica.
Il Casanova di Fellini fu interpretato dall’attore Donald Sutherland, che veste i panni del leggendario tombeur des femmes, in realtà un patetico “performer” che giunto alla fine dei suoi giorni realizza di non aver mai veramente vissuto. Tramite la storia di Casanova Fellini ricostruisce l’affresco di un’epoca, il Settecento, mostrando soprattutto un’era sull’orlo del tramonto che ha molti punti in comune con il mondo moderno. Il dato storico si fonde con quello psicologico realizzando un film cupo, asfissiante, indicibilmente tragico.
Il cammino della speranza
Nel 1950 Fellini collaborò alla scrittura della sceneggiatura de Il cammino della speranza (1950), diretto dal genovese Pietro Germi. Il film è tratto dal romanzo Cuore negli Abissi (1949) di Nino Di Maria e vinse l’Orso d’argento al Festival del cinema di Berlino nel 1951. Oggi è considerato una pietra miliare del cinema italiano e il manifesto del Neorealismo.
Racconta la storia di un gruppo di minatori di Favara che vivevano negli abissi della miniera, invasi dal fumo che uccideva senza pietà. Il punto di svolta è la ribellione dei minatori siciliani che, alla chiusura della miniera di Ciavolotta, decidono di avventurarsi in un viaggio clandestino per raggiungere la Francia in cerca di lavoro.
Il film racconta la sofferenza e i patimenti degli emigranti che cercano di varcare, pur nell’illegalità, il confine francese: una storia senza tempo che nel finale commuove. I gendarmi francesi infatti si lasceranno intenerire dal sorriso di uno dei bambini che, infine, dischiude un futuro possibile: “un cammino di speranza” per l’appunto.
All’epoca Fellini era giovane e misconosciuto, però fu ingaggiato per occuparsi della sceneggiatura. Nino Di Maria lo incontrò di persona e lo descrisse come “una persona geniale, ma con le scarpe rotte”.
La voce della Luna
Link affiliato
L’ultimo film di Fellini, realizzato nel 1990, è La voce della Luna e molti vi vedono il testamento creativo-spirituale del regista.
Tratto da Il poema dei lunatici (1987) il romanzo d’esordio di Ermanno Cavazzoni, vede nel ruolo dei protagonisti due mitici attori del cinema italiano: Roberto Benigni e Paolo Villaggio che interpretano due folli vagabondi capaci di inseguire i loro sogno ascoltando la voce della luna che sale dai pozzi. Grazie alla realizzazione della pellicola Fellini scoprì il talento di Benigni e Villaggio che in quest’opera dai tratti onirici e surreali mettono in scena il tema delicato e astratto dell’incomunicabilità.
Il film racconta la storia di un uomo, Ivo Savini, che vaga per le nebbie della Pianura Padana alla ricerca della sua donna ideale che nella sua mente vede simile alla luna. Durante le sue peregrinazioni Ivo fa la conoscenza di Gonnella, un paranoico “prefetto”, che vede ovunque l’ombra di un complotto. Fellini lo definì un “racconto picaresco” e lo trasformò nel poema spietato di due flaneur che cercano una sorta di esilio dal peso del quotidiano.
Il film trionfò ai David di Donatello nel 1990.
Le notti di Cabiria e Pasolini
Un’ultima curiosità riguarda Le notti di Cabiria, film che non fu tratto da un libro ma si avvalse della collaborazione di un grande autore del nostro Novecento: Pier Paolo Pasolini che all’epoca era reduce del successo di Ragazzi di vita. Fellini lo chiamò per collaborare alla sceneggiatura dei dialoghi. La consulenza di Pasolini fu centrale per la creazione della sequenza del pellegrinaggio che la protagonista Cabiria, interpretata da Giulietta Masina, compie verso il Santuario del Divino Amore. Quella scena appare intrisa della poetica pasoliniana; ma i due, lo scrittore e il regista, si influenzarono a vicenda a quanto pare.
Si racconta che i due vagassero per Roma alla ricerca di suggestioni per il film: e la Roma narrata ne Le notti di Cabiria è, in fondo, la stessa Roma dei palazzoni, campi sterrati, delle caserme, in cui i quartieri in costruzione si espandono a macchia d’olio dei Ragazzi di vita. Ma la città vera, reale, scrutata con l’occhio di Fellini diventava onirica, il supremo palcoscenico dell’inconscio: presto si sarebbe staccato dal neorealismo pasoliniano per creare la pura rappresentazione felliniana.
Quattro anni dopo anche Pasolini avrebbe esordito alla regia con il film Accattone (1961).
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Federico Fellini: tutti i libri nei film del regista
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Dal libro al film Federico Fellini
Lascia il tuo commento