Federigo degli Alberighi è la nona novella della quinta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio. A narrarla è la bella Fiammetta, che a sua volta la trae da un racconto di Coppo di Borghese Domenichi.
Al centro della trama vi sono gli amori felici grazie all’altrui bontà o alla fortuna e la decadenza dell’antica nobiltà feudale, rappresentata proprio dal protagonista Federigo.
La storia, che si conclude felicemente, simboleggia e sintetizza il pensiero dell’autore riguardo la vecchia nobiltà, di cui ammira profondamente i valori, e la nascente borghesia, alla quale riconosce intraprendenza e capacità.
Vediamo la trama e il significato dell’opera.
Federigo degli Alberighi: trama e personaggi della novella di Boccaccio
Siamo a Firenze nel 1353. Il giovane Federigo, cortese e gentile, nonché appartenente a uno dei casati più illustri dell’antica nobiltà guerriera cittadina, quello degli Alberighi, si innamora di Monna Giovanna, che però, sposata, non può in nessun modo ricambiarlo.
La donna, inoltre, non vede di buon occhio l’abitudine del ragazzo di sperperare i propri averi in balli, cene ed eventi mondani, sebbene essi servano proprio a distrarlo dalle pene d’amore e a fargli sperare di conquistare l’amata.
Alla fine Federigo si rovina e tutto ciò che gli resta sono un piccolo podere e l’amato falcone, con cui si guadagna da vivere e si procaccia il cibo.
Rimasta vedova, Giovanna dedica tutta se stessa all’unico figlio, un adolescente gravemente malato.
Nel tentativo di farlo stare meglio, la donna si trasferisce con lui fuori città, dove l’aria è più salubre, in una casa vicina a quella di Federigo.
In breve tempo i due uomini diventano amici e l’adolescente si innamora del falcone, che vorrebbe avere per sé, ma non osa chiedere perché sa quanto il nobile gli sia affezionato.
Gli viene un’idea: sarà sua madre ad intercedere e a reclamare l’animale al suo posto.
Giovanna, consapevole di essere stata la causa della disgrazia di Alberigo, rovinatosi proprio per amor suo, all’inizio è titubante, ma quando il figlio, insistendo, le dice che se potesse avere il falcone sicuramente starebbe meglio, accetta.
La donna si annuncia dunque all’Alberighi per la visita, però lui, non avendo nulla di degno da portarle a tavola, decide a malincuore di sacrificare l’adorato falcone, ma senza dire niente a riguardo.
Quando Giovanna, ad un certo punto dell’incontro e della conversazione, accenna al motivo per cui si trova lì, Federigo scoppia in lacrime e confessa l’accaduto.
Alla ferale notizia, il figlio di Giovanna si aggrava e muore.
A questo punto la donna è completamente sola e i fratelli le consigliano di sposarsi di nuovo.
Dopo un periodo di riflessione lei accetta, ma a patto che il marito sia Federigo.
Alle iniziali rimostranze dei congiunti, i quali rimarcano la povertà dell’uomo, lei risponde:
"Fratelli miei, io so bene che così è come voi dite, ma io voglio avanti uomo che abbia bisogno di ricchezza che ricchezza che abbia bisogno di uomo"
riuscendo a convincerli.
In realtà, Giovanna è rimasta colpita dalla bontà e dalla generosità del nobile, che ha sacrificato il suo bene più prezioso pur di offrirle da mangiare.
Alla fine i due si sposano e vivono felicemente.
“Federigo degli Alberighi”: struttura della novella e lingua
Dal punto di vista strutturale, la novella Federigo degli Alberighi si divide in 4 sezioni:
- premessa, costituita dalle parole di Fiammetta sull’amore e sulla ponderatezza che le donne dovrebbero mettere nello scegliersi il marito, prima di introdurre il secondo narratore, Coppo di Borghese Domenichi, al quale attribuisce la storia
- antefatto, ovvero le spese folli del protagonista nel vano tentativo di conquistare Giovanna, fino alla rovina economica e al ritiro in campagna
- azione narrativa, cioè l’incontro fra Alberigo e Giovanna fino alla rivelazione del sacrificio dell’animale
- conclusione, che consiste nella decisione di Giovanna di maritarsi con l’Alberighi e nella celebrazione delle nozze.
Sotto l’aspetto linguistico, la novella rientra perfettamente nei canoni della letteratura cortese medievale, come si evince dal lessico elaborato e dall’uso di termini tipici di questo stile (onorare, fede ecc.).
Tematiche: antica nobiltà e nuova borghesia, idealismo e concretezza. Il dualismo espresso nella novella
Tutta la narrazione di Federigo degli Alberighi si fonda sul dualismo, che però non diviene mai scontro, fra l’antica nobiltà feudale, espressione di valori fondamentali quali l’onore e la cortesia, e la nuova classe emergente borghese, laboriosa e concreta.
La loro visione del denaro è diametralmente opposta: secondario per i nobili, il fine stesso della vita per gli altri.
Dalla lettura del testo è facile intuire quale sia la posizione dell’autore nel merito: Boccaccio ammira gli esponenti di entrambe le classi, mostrando apprezzamento sia per le arcaiche virtù della nobiltà che per l’intraprendenza del ceto borghese.
Il punto di incontro fra le migliori caratteristiche dell’una e dell’altra parte sociale, avviene simbolicamente con il matrimonio tra Federigo e Giovanna.
La felice conclusione della vicenda si deve principalmente al buonsenso dei fratelli della sposa, mentre lo sposo, per il quale pure Boccaccio mostra simpatia e un pizzico di commiserazione, pur buono, leale e capace di sentimenti profondi, dimostra poca concretezza e per questo si ritrova sul lastrico.
Il legame con Giovanna lo cambia al punto da renderlo un "buon massaio" e non più lo scialacquatore di sostanze che era stato in passato.
Ed ecco che ci si allontana dall’amore ideale vagheggiato in letteratura per lasciare il passo a un tipo di rapporto uomo/donna inteso in modo meno romantico e più sostanziale, dove la solidità dei sentimenti è manifesta e certa, ma non per questo poco attenta agli aspetti più materiali dell’esistenza.
Un’eccessiva astrattezza e una condotta improntata all’estrema prodigalità hanno portato all’impoverimento del ceto nobiliare, mentre lo spiccato senso pratico ha fatto sì che la classe mercantile emergesse e si arricchisse.
Nel suddetto dualismo, tuttavia, trovare un compromesso si può e, anzi, è decisamente auspicabile.
Lo dimostra la celebrazione dell’unione fra i due protagonisti, in origine assai diversi e lontani, in seguito avvicinati dalla buona sorte e dal positivo intervento dei familiari nonché, e qui c’è tutta l’ironia del Boccaccio, da eventi avversi e tristi quali i lutti subiti da lei e il sofferto sacrificio del falcone per lui.
È proprio quest’ultimo, in fondo, a segnare il punto di svolta nel loro rapporto.
La lieta conclusione della novella investe umanamente la coppia ma testimonia anche l’effetto vantaggioso che deriva dal compromesso tra liberalità e masserizia.
Alla fine non solo il buon Federigo conquista l’amata e la felicità coniugale, ma proprio grazie alla moglie, persona risoluta e con i piedi per terra, diventa persino ricco assicurandosi un futuro prospero e gioioso:
"Li fratelli, udendo l’animo di lei e conoscendo Federigo da molto, quantunque povero fosse, sì come ella volle, lei con tutte le sue ricchezze gli donarono. Il quale così fatta donna e cui egli cotanto amata avea per moglie vedendosi, e oltre a ciò ricchissimo, in letizia con lei, miglior massaio fatto, terminò gli anni suoi".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Federigo degli Alberighi” di Boccaccio: riassunto, personaggi e morale della novella
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