Finché Marte non ci separi
- Autore: Mirko Daniel Garasic
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2024
Che i progressi in campo tecnologico abbiano rivoluzionato le nostre vite è un fatto ormai assodato. La traiettoria è il futuro, ma va detto che è un futuro già presente. Basti pensare agli algoritmi, all’intelligenza artificiale, ai recenti viaggi nello Spazio voluti da personaggi ricchi e influenti anche solo a scopo turistico e destinati ad altri altrettanti pochi ricchi del mondo – due i nomi più noti : Elon Musk con la missione Space X per l’esplorazione di Marte e Jeff Bezos con Blue Origins per i viaggi sulla Luna. E basti pensare soprattutto a quanta poca attenzione è stata data a questi progetti in termini esistenziali e a come tutto ciò si sia sviluppato a ritmi che è facile definire impressionanti.
Un saggio appena uscito in libreria dal titolo Finché Marte non ci separi (Fandango, 2024) indaga le possibilità di vita sul “pianeta rosso”, detto così per la presenza sulla sua superficie di ossido di ferro per la chimica (nel linguaggio comune, la ruggine) che ne conferisce il tipico colore. A scriverlo è Mirko Daniel Garasic, docente di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre, esperto di etica applicata, biopolitica e consenso informato. Se il titolo ha un tono ironico ci pensa il sottotitolo a rivelarne l’approccio: Riflessioni morali sul perché l’umanità non andrà mai su Marte.
Il testo è corredato da numerose note e fonti bibliografiche, seppure il contenuto sia divulgativo e gli obiettivi sono chiari ed espliciti sin dalle prime pagine. Ossia che, se mai dovessimo riuscire a conquistare lo spazio in maniera stabile, ciò non significherà mai che tale impresa sarà vissuta dagli umani.
L’autore, a sostegno delle sue argomentazioni e per confutare quelle opposte alle sue, esamina nel dettaglio diversi settori, economici, giuridici e non, o anche aspetti pratici: dall’alimentazione all’intelligenza artificiale, dall’ambiente ai diritti umani, il rapporto fra la Terra e le colonie e la vita dei coloni stessi, i conflitti culturali e sociali e infine le guerre. Sfide dunque, e come tali devono essere affrontate per non farsi trovare impreparati. Molti sono i filosofi e i pensatori, del presente e del passato, che tali sfide le hanno già affrontate e nel libro ne troviamo una diffusa indagine.
Giordano Bruno, per esempio, con le sue teorie sul cosmo considerate eretiche tanto da costargli la vita, ci ha lasciato una visione di mondi separati dai pianeti. Bruno propose l’audace idea che questi pianeti potessero essere abitati da forme di vita come nel nostro caso. Questo era un concetto radicale per il tempo, dato che la maggior parte delle persone considerava la Terra come l’unico luogo abitato nel cosmo. Marte ha delle caratteristiche che lo rendono, fra tutti i pianeti, il più simile alla Terra e oltretutto lo si percepisce più vicino a noi grazie alle esplorazioni dei robot. Tuttavia le due realtà, Terra-Marte, sono e saranno sempre diverse, anche con le migliori scoperte in campo scientifico.
L’aspetto cromatico di cui si diceva sopra ha contribuito a definire l’identità marziana e ad alimentare l’immaginario collettivo. Nell’antica mitologia romana, Marte era il dio della guerra, oltre che il padre di Romolo e Remo. Di conseguenza, il pianeta è spesso associato ai concetti di forza e aggressività, mentre i limiti umani sono o dovrebbero essere i primi a trovare degna considerazione.
In proposito viene offerto, tra gli altri, il pensiero critico di Hannah Arendt che già ben prima dell’uomo sulla Luna nel 1969 aveva colto le inquietudini umane nell’esplorazioni spaziali. Se, come sosteneva, l’essenza dell’essere umano risiede nella sua capacità di pensare e agire in modo libero e creativo, qualora ci trovassimo in ambienti sconosciuti e ostili il nostro essere pensanti verrebbe meno. Già solo gli astronauti non potrebbero riuscirci in modo autentico. A essere messa in discussione è proprio l’autenticità dell’individuo e questo conduce a un altro punto controverso se applicato al contesto alieno, ovvero la sfera politica.
Per la filosofa tedesca conosciuta soprattutto per La banalità del male, la politica era il luogo in cui gli esseri umani potevano esprimere la loro libertà di agire tutti insieme per il bene comune. Su Marte, la mancanza di una società strutturata potrebbe rendere difficile la creazione di una sfera politica autentica. Con la colonizzazione potremmo scoprire nuove dimensioni della nostra intelligenza e della nostra creatività, ma rimane sempre il dubbio su come superare questi cambiamenti portando con noi i valori portanti della società.
Le ricerche nel cosmo (il Gps, per citarne uno, è un’eredità di tali ricerche, un souvenir come lo definisce Garasic) semplificano il nostro quotidiano sempre più improntato al benessere e alle comodità, eppure ciò non vuol dire trascurare un’analisi costi/benefici ed è quello che secondo l’autore manca già adesso, trattenendo uno sguardo ampio e lungimirante.
I dilemmi etici aumentano, sostiene il saggista, quando si considera l’eventuale impatto ambientale sugli ecosistemi marziani e lo stanziamento delle risorse, come ben sa chi sta portando avanti costose missioni il cui scopo è e resta lo sfruttamento commerciale, seppure ci siano in circolazione altri progetti improntati alla realtà virtuale e alla realtà aumentata che se da un lato possono mettere al riparo dalle implicazioni di una vita postumana, dall’altro pongono questioni di dipendenza da qualcosa finalizzato all’intrattenimento oppure di rifiuto delle cose qualora lontane o diverse dal virtuale. Come ribadisce l’autore, dietro l’intelligenza artificiale c’è comunque un’intelligenza umana.
A sostegno delle sue posizioni c’è altresì la letteratura.
Molti appassionati del postumanesimo suggeriscono che tale futuro su Marte funzionerà come opportunità per diventare migliori sulla Terra (attraverso l’uso della tecnologia, ma anche per via di una presa di coscienza più chiara di fare tutti parte della “specie umana”). Credo che tale ottimismo non sia necessariamente ben riposto. Partendo da esempi tratti dalla letteratura come il Golem e Frankenstein, non è una novità che l’ingegneria della vita possa creare mostri che attaccano i loro creatori (forse a ragione). In questo contesto, la creazione di una nuova specie potrebbe aumentare le nostre tendenze antispeciste, ma non ci dice molto su come l’Homo Martianus reagirà nei nostri confronti.
Insomma, se l’Homo Sapiens lo è veramente, sembra davvero presentarsi l’occasione per dimostrarlo e il fatto che tale occasione provenga da un mondo molto lontano sembra un paradosso, ma non lo è.
Al termine della lettura di Finché Marte non ci separi la sensazione è di avere acquisito una maggiore conoscenza e consapevolezza critica di un argomento che è molto più vasto e complesso di quello che si può comunemente pensare.
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