Il Prix Goncourt o Premio Goncourt è uno dei maggiori riconoscimenti letterari francesi, istituito nel 1892. Il primo vincitore del Goncourt fu premiato il 21 dicembre 1903, inaugurando una lunga tradizione volta a premiare “la migliore opera di prosa immaginativa pubblicata durante l’anno”. Sapete chi c’è all’origine del premio?
I fratelli Goncourt, Edmond e Jules de Goncourt, scrittori, critici letterari, artisti, tra i maggiori esponenti del Naturalismo francese; addirittura se ne ritenevano i “veri creatori”, contendendo il primato a Zola cui li legava un rapporto controverso.
Furono autori di un’opera molto discussa, il Journal, che rivelava gli indicibili segreti della società letteraria parigina mettendo nero su bianco le più folli abitudini e i vizi più spregiudicati dei maggiori autori francesi, tra cui veri mostri sacri quali Flaubert, Hugo, Balzac.
Oggi il prestigioso Prix Goncourt, vera e propria istituzione letteraria d’Oltralpe, viene assegnato ogni anno a inizio novembre a un autore di lingua francese. L’ultimo vincitore è stato Jean-Baptiste Andréa con Vegliare su di lei). A proclamare il vincitore, presso la storica cornice del ristorante Drouant in rue Gaillon nel secondo arrondissement di Parigi, sono tradizionalmente i dieci membri dell’Académie Goncourt.
Ma facciamo un passo indietro, perché la storia del massimo riconoscimento letterario francese comincia in realtà molto tempo prima: inizia con due fratelli, figli di un ex ufficiale di Napoleone. Il maggiore è Edmond, il minore, nato otto anni dopo nel 1830, si chiama Jules, avevano naturalmente una vocazione in comune, quella per la letteratura. Malgrado la nota fama del premio letterario da loro istituito va detto, però, che il duo Goncourt non era esattamente venerabile: erano entrambi dei soggetti interessanti e abbastanza singolari, ciascuno a proprio modo, tanto che spesso vengono definiti con aggettivi niente affatto promettenti, ovvero “misogini, vanitosi, reazionari e antisemiti”. Sono considerati, a tutti gli effetti, gli inventori del Naturalismo; ma durante la loro carriera letteraria furono bersagliati da numerose critiche.
In Francia, nel 2020, è uscito un libro di Pierre Ménard dal titolo significativo Les infréquentables frères Goncourt (Éditions Tallandier), ovvero “Gli infrequentabili fratelli Goncourt”, che rivela tutti i retroscena di questa storia.
Scopriamo chi erano davvero i fratelli Goncourt, fondatori del celebre Premio letterario.
I fratelli Goncourt: la vita e la storia
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L’aspetto più interessante della vita dei fratelli Goncourt era, senza dubbio, il loro rapporto simbiotico. “Noi due non siamo due”, usavano dire, mostrando la loro natura quasi bicefala: erano un unico corpo con due teste, una stessa entità pensante. Nei salotti parigini erano noti con il nome di “Julesedmond”, a indicare che non potevano in alcun modo essere pensati distinti o separati, erano come una coppia di gemelli - sebbene non lo fossero - e un’unica identità.
Quando Jules, il minore, morì, per un ictus conseguente alla sifilide, nel 1870; Edmond si sentì come un vedovo e, non avendo famiglia e non volendo lasciare la propria cospicua eredità ai nipoti, decise di istituire il celebre premio che gli avrebbe conferito fama imperitura. Proprio come accaduto nel caso di Alfred Nobel, anche per Edmond de Goncourt l’istituzione del premio letterario si offrì come un’occasione di riscatto: temeva che non sarebbe stato ricordato dopo la sua morte e, volendo tutelare la propria memoria e quella di Jules, decise di istituire un’accademia che portasse il suo nome.
L’intenzione di Edmond era che l’Accademia Goncourt selezionasse dieci validi scrittori che avevano problemi di denaro e pagasse loro un vitalizio in cambio del loro impegno nella valutazione del mondo letterario francese: l’unica clausola posta dal testamento di Edmond era che, ogni anno, l’Accademia Goncourt premiasse un libro, necessariamente doveva essere il “miglior romanzo scritto quell’anno”.
La simbiosi estrema tra i due fratelli fu sottolineata anche dallo scrittore Henry James che dei Goncourt diede una definizione alquanto singolare, che merita di essere citata:
Un individuo originale è una cosa che si può anche concepire, ma un paio di originali, che sono originali nello stesso identico modo, è un fenomeno che, per quanto io ne sappia, ha preso forma solo negli autori del “Diario”.
Edmond de Goncourt, detto il “costruttore”, era nato a Nancy nel 1822; mentre il fratello Jules, considerato lo “stilista”, nacque a Parigi, otto anni dopo, nel 1830. Erano figli di un importante generale di Napoleone, ma rimasero orfani di padre appena bambini. Alla morte della madre Annette, avvenuta nel 1843, i due fratelli entrarono in possesso di una cospicua eredità e, non avendo problemi di denaro, poterono dedicare la loro intera vita all’arte e alla letteratura.
L’opera più famosa dei fratelli Goncourt è infatti il Journal, ovvero il Diario: si trattava di un esperimento letterario peculiare, in quanto solitamente una narrazione diaristica è quanto di più intimo e privato si possa scrivere, mentre la simbiotica coppia formata da Edmond e Jules riuscì a scrivere un diario con il “noi”, la prima persona plurale, il cui intento era rivelare - senza indugi - tutti i vizi, le nevrosi, i segreti e i peccati della buona società parigina.
Il “Journal” dei Fratelli Goncourt: un diario al veleno
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L’opera del Journal ebbe inizio il 2 dicembre del 1851 e, alla fine (sempre se di fine si possa parlare, giacché si concluse solo alla morte di Edmond nel 1896), contava più di mille pagine, fitte di dialoghi, memorie e personaggi che in realtà erano persone vere, in carne e ossa.
Proprio questo era il guaio: la società letteraria francese non amava l’opera dei fratelli Goncourt che metteva in piazza, spudoratamente, tutti i suoi segreti. Jules ed Edmond furono molto criticati e si guadagnarono la fama, appunto, di “infrequentabili”. Ma il loro scopo era, attraverso una narrazione finemente documentata, quello di mostrare la verità dell’arte, svincolata dalla morale.
L’ossessione letteraria dei fratelli Goncourt era quella di “far vedere”, rivelando la realtà catturata nel suo esatto sembiante, nel momento esatto del suo accadere, la loro scrittura doveva essere un “documento umano”.
Questa la premessa per il loro capolavoro, il monumentale Diario, tradotto in italiano da Mario Lavagetto come Diario. Memorie di vita letteraria (1851-1896), che avrebbero scritto a quattro mani e sarebbe stato poi portato avanti da Edmond, da solo, sino alla sua morte.
Il diario dei Goncourt può essere letto in molti modi e, in ogni caso, risulta un’opera originale e decisamente “scomoda”: era un ritratto formidabile della buona società parigina del secondo impero, lo schizzo spesso caricaturale di molti grandi scrittori dell’epoca, tra cui Flaubert, Zola, Balzac, Maupassant, e infine una formidabile raccolta di pettegolezzi e maldicenze che rendono ancora oggi il libro molto “appetitoso”.
I Goncourt avevano una lingua al veleno e anche una penna affilata, diciamolo. I due “diabolici fratelli” scrissero, ad esempio, che Flaubert fu il protettore di Guy di Maupassant perché era amante di sua madre. Nel famoso diario non mancano neppure dettagli piccanti e particolari erotici, come l’orgia cui partecipò lo stesso Maupassant insieme all’amico scrittore Paul Bourget, o la doppia vita coniugale immorale di Emil Zola che ebbe figli illegittimi e, ancora, la bizzarra affermazione di Honoré de Balzac secondo cui lo sperma era emissione di “pura sostanza cerebrale” che non andava sprecata.
Insomma, dall’analisi spietata dei fratelli Goncourt non si salvava nessuno: non c’era vizio o peccato che sfuggisse al loro sguardo (e alla loro penna).
Tuttavia, pure loro, non erano certo immuni da vizi - e avevano i loro segreti (si narra che condividessero letteralmente tutto, persino le donne).
I Fratelli Goncourt: arte, vizi e scrittura
La loro casa parigina era stata trasformata in una sorta di grotta di Ali-baba, dove ammassavano senza sosta ninnoli, cassapanche, quadri, stampe giapponesi e mobili di Luigi XV. Edmond e Jules erano degli esteti e degli infaticabili collezionisti d’arte, soprattutto di pitture, disegni giapponesi e mobili del Settecento. Erano anche dei discreti pittori che di tanto in tanto si dilettavano in qualche schizzo.
La loro vocazione letteraria, però, non ottenne subito il riscontro sperato: il loro primo romanzo, Madame Gervaisais, vendette appena trecento copie. Delusi i fratelli lamentavano di non aver avuto neanche una recensione positiva dal loro più caro amico, lo scrittore Gustave Flaubert, ma solo una stretta di mano.
I Goncourt scrivevano di avvertire, attorno a loro, un’atmosfera “odiosa e invidiosa”: e, del resto, non avevano tutti i torti, ma considerando il loro atteggiamento in società era pure prevedibile. Loro, però, si consideravano dei “paladini della verità”:
I soli che non mentono in questa società bugiarda.
Ai posteri l’ardua sentenza, come si dice: chissà quanto erano felici i loro contemporanei di constatare la loro elevata e inscalfibile autostima.
Anche i Goncourt dunque, nonostante la loro penna al vetriolo, sperimentarono le loro frustrazioni: dovettero attendere oltre quindici anni perché la loro opera letteraria fosse riconosciuta come tale. Ma loro erano determinati a farcela, a portare a termine la loro “opera mondo”, non avevano alcuna intenzione di demordere; e sapevano che ci sarebbero riusciti poiché quell’opera, il famoso Journal, era tutta la loro vita, la solenne trasfusione della loro insopprimibile vocazione letteraria.
L’edizione integrale del loro Journal sarebbe stata edita in Francia soltanto postuma, nel 1956, in 25 volumi. L’edizione parziale, pubblicata in vita da Edmond in nove volumi, suscitò, come prevedibile, aspre polemiche, dal momento che vi era rivelata la vita degli autori loro contemporanei. La penna dei Goncourt affondava implacabile nell’indicibile come un coltello nella piaga. Non avevano pietà neppure per i loro amici, compreso Flaubert, che nel loro Diario fu svergognato in maniera impietosa, ma anche compianto: le pagine dedicate al suo funerale sono ormai parte della storia e della letteratura francese.
Dall’“’écriture artiste” alla fondazione del Premio
Lo stile dei fratelli Goncourt così colorito, originale, colto, capace di distinguersi per il suo impressionismo visivo e capace di innescare un impatto emotivo fu denominato écriture artiste. Alcune loro espressioni così sagaci e pungenti divennero emblematiche, tanto che le usiamo - a nostra insaputa - ancora oggi: una su tutte? “Americanizzazione della società”, voilà. Le parole dei Goncourt danzavano sulla pagina, rivelando uno stile personalissimo e inconfondibile: pare che tra i due Edmond fosse l’ideatore delle trame, ovvero il “Costruttore”, mentre Jules fosse lo “Stilista”, quindi colui che si occupava di ridefinire la retorica e la bellezza della prosa.
Il sodalizio finì bruscamente nel 1870, a seguito dell’improvvisa morte di Jules a causa di un ictus (probabile conseguenza della sifilide di cui era affetto); ma Edmond, rimasto solo, non rinunciò a portare avanti il lavoro, l’opera comune.
Così scrisse, lo stesso Edmond, per giustificare il proseguimento dell’impresa:
Dopo la morte di mio fratello, poiché consideravo conclusa la nostra opera letteraria, presi la decisione di chiudere il diario alla data del 20 gennaio 1870, sulle ultime righe scritte da lui. Ma allora ero tormentato dal desiderio di raccontare a me stesso gli ultimi mesi e la morte del povero caro, e quasi subito gli avvenimenti dell’assedio e della Comune mi spinsero a continuare questo diario.
Fu proprio Edmond de Goncourt a ottenere, infine, il successo tanto desiderato: visse venticinque anni in più del fratello minore e divenne molto ricco, riuscendo a continuare indisturbato la sua attività di collezionista e ospitando, nella soffitta di Auteuil, i maggiori artisti e scrittori dell’epoca. Pubblicò anche un altro romanzo, soltanto a suo nome, nel 1879, dal titolo I fratelli Zemganno (edito in Italia da Fazi nella traduzione di Catherine McGilvray) in cui trasfigurava la propria vicenda esistenziale - e quella di Jules - nella storia di due fratelli acrobati, Gianni e Nello, legati tra loro da un’affinità intensissima.
Quando era ormai molto anziano Edmond - insidiato dallo spettro angoscioso della morte - decise, attraverso un lascito testamentario, di istituire un Premio letterario che potesse conservare a imperitura memoria il nome dei Goncourt. E così accadde.
Del resto quel premio e la relativa accademia era l’unica maniera di Edmond, dopo il Diario, di eternare la memoria di Jules e replicare l’eterna simbiosi di “Julesedmond”. Ora sono sepolti insieme, nella stessa tomba, nel cimitero di Montmartre. L’affetto che ancora li lega è testimoniate dalle pagine de I fratelli Zemganno, una sorta di autobiografia mascherata sotto forma di romanzo.
“Là dunque, in estate, in autunno, nei giorni di bel tempo, i due fratelli suonavano il violino. Ma, in realtà, più che suonare insieme, si parlavano coi loro violini, ed era come una conversazione di anime”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I fratelli Goncourt: chi erano gli scrittori fondatori del celebre Premio
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