“Fuori”: il nuovo film di Mario Martone dal libro di Goliarda Sapienza

Sono iniziate oggi a Roma le riprese di Fuori, il nuovo film di Mario Martone con protagonista Goliarda Sapienza. Nella pellicola sarà narrata l’esperienza della scrittrice nel carcere di Rebibbia. A interpretare Sapienza è Valeria Golino, regista dello sceneggiato dedicato a L’arte della gioia ora nei cinema italiani. Nel cast, tutto al femminile, anche Matilde De Angelis ed Elodie.

Distribuito in Italia da 01 Distribution, Fuori è una coproduzione Italia-Francia: “Indigo Film” con Rai Cinema e The Apartment. La sceneggiatura è a cura di Mario Martone e Ippolita di Majo.

Le riprese si terranno in queste settimane a Roma.
Scopriamo tutte le anticipazioni.

“Fuori”: il film di Mario Martone su Goliarda Sapienza

Il nuovo film di Martone tratta un capitolo delicato della vita di Goliarda Sapienza, quando la scrittrice fu detenuta per furto nel carcere di Rebibbia. Aveva rubato dei gioielli, forse per disperazione, forse per necessità, oppure per un’esigenza morale: voleva sperimentare il carcere, proprio come l’aveva vissuto sua madre, la battagliera Maria Giudice. Era l’ottobre del 1980.
L’esperienza della reclusione, come raccontato dalla stessa Sapienza, le spalancherà dinnanzi una nuova vita: l’incontro con altre giovani detenute cementerà un legame che si protrarrà anche al di fuori dell’esperienza carceraria. Anche “fuori”, nel tempo sospeso dell’estate romana, la scrittrice continuerà a provare la sensazione di vivere una nuova vita, una vita più vera, sperimentando legami più saldi e sinceri, autentici, diversi dalle relazioni superficiali della sua precedente esistenza da donna libera.

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A ispirare il film di Martone è un libro di Sapienza, forse meno noto rispetto al capolavoro postumo L’arte della gioia, si tratta de L’università di Rebibbia (Einaudi, 2016), un testo in cui la scrittrice rielabora il proprio travagliato percorso esistenziale. Il libro fu pubblicato da Rizzoli nel 1983, mentre Goliarda era in vita e contribuì a donarle una discreta popolarità, in quanto si sviluppò un certo dibattito attorno alla vicenda. Il romanzo-diario di Sapienza calamitò le attenzioni di un gruppo di intellettuali, anche per la narrazione innovativa (e declinata in ottica femminista dopo la rivoluzione degli anni Settanta) dello spazio carcerario. Negli anni Ottanta furono pubblicate numerose recensioni e commenti critici in cui si discuteva del testo e del suo apporto rivoluzionario.
Capovolgendo l’opinione comune, Goliarda Sapienza mostra il carcere come esperienza di vita autentica, vera e propria “università” che offre una lezione di esistenza al di fuori dell’ipocrisia che caratterizza l’ordinario, oltre gli infingimenti del vivere sociale. Viene narrato il punto di vista del condannato, ma non come colpevole. Il carcere non diventa luogo di pena, ma di comunità e spazio collettivo-sociale.

Recensione del libro

L’università di Rebibbia
di Goliarda Sapienza

Anche Anna Toscano, studiosa di Sapienza, ribadisce come il carcere abbia rappresentato per la scrittrice una riproposizione dell’attenzione alla “marginalità” cui lei era stata educata sin dall’infanzia.
Sua madre, Maria Giudice, giornalista e attivista, aveva sperimentato il carcere e ne aveva tratto una profonda lezione di umanità. La stessa Goliarda, una volta adulta, ne avrebbe tratto il medesimo insegnamento: il carcere le avrebbe svelato il suo vero sé e la verità sulle anime che la circondavano, fatto che, nella vita di tutti i giorni, sarebbe stato impossibile. Le vere sbarre, ne avrebbe concluso la scrittrice, non si trovavano nella prigione ma fuori, nella cosiddetta “vita libera” dove invece dominavano le convenzioni sociali, autentiche prigioni dello spirito. “Fuori” si è veramente più liberi?
Probabilmente il film di Mario Martone riproporrà, sin dal titolo declinato in chiave cinematografica, questo virtuoso paradosso.

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