Garbatella. Tra storia e leggenda
- Autore: Gianni Rivolta
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
“Garbatella. Tra storia e leggenda”, di Gianni Rivolta, con le fotografie di Giancarlo Proietti (prima edizione febbraio 2010, seconda luglio 2010, terza nel 2018, riveduta, corretta e aggiornata per Iacobelli editore di Guidonia-Roma, 188 pagine, 18 euro), con un inedito itinerario culturale ed enogastronomico del quartiere, esteso ai nuovi luoghi di ritrovo, alle enoteche ed ai ristoranti. In pratica, tutto quello che permette di conoscere la storia e la vita di un rione caratterizzato al momento da una spiccata vivacità giovanile e intellettuale.
Il noto quartiere popolare che si sviluppa nel triangolo tra le vie Cristoforo Colombo, Ostiense e la circonvallazione omonima a Sud-Ovest di Roma resta un autentico laboratorio di stili e di tipologie architettoniche, nato all’inizio degli anni Venti del Novecento per ospitare gli alloggi degli operai dell’area industriale ostiense, sul modello delle Garden Cities inglesi (non a caso la denominazione originaria è Borgata Giardino Garbatella) e cresciuto come insediamento IACP per risolvere le esigenze abitative dopo lo sventramento edilizio del centro storico per i progetti urbanistici del regime fascista,
Celebrata dal cinema e dalle fiction, racchiusa tra le autostrade urbane, la Garbatella è un’isola resa dalla sua comunità sociale, uno dei quartieri più originali e identitari, un must che scavalca i confini della metropoli, assumendo un valore simbolico per il mondo, come il quartiere latino di Parigi o Highbury a Londra, ricchi di storia e di umanità, dove si vive bene ed è sempre un piacere tornare.
Oggi è uno dei nuovi poli culturali della città, dopo l’apertura del teatro Palladium, dell’hub Moby Dick e lo sviluppo della terza università, popolato di locali di tendenza, alle pendici del Monte dei Cocci e all’ombra dei gasometri.
Nel libro, insieme agli itinerari di una passeggiata guidata dall’autore, direttore del mensile “Cara Garbatella” di natali lombardi (Abbiategrasso) e commentata dalle fotografia a colori di Proietti, altra anima del periodico locale, numerose schede di approfondimento aiutano la lettura, corredate d’immagini d’archivio e documenti.
Non ci sono ringhiere o cancellate a dividere gli isolati dell’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), costruttore dei circa 9mila vani che compongono il rione e non si tratta di edilizia povera o banale, per quanto “rapida”. Arredi, fregi e particolari realizzati con una certa cura - finestroni ad arco, colonnine, balconcini, scalinate d’ingresso, per non dire delle corti a giardino all’interno - rendono l’insieme dei lotti “un luogo magico nel quale non mancano la leggenda e il mistero”. Progettisti e architetti hanno dato il meglio, cercando di lasciare un’impronta. Hanno giocato anche con rosoncini, oblò, muretti ad archi stile Colosseo, colonne incastonate sui prospetti delle palazzine e una serie di strani animali rappresentati in alcune formelle, un bestiario di grifoni e chimere. E poi comignoli, caditoie dei pluviali sorrette da leonesse e angioletti.
Il sogno di un quartiere nuovo nell’area fuori delle mura, dov’era in progetto un porto fluviale alle spalle della Basilica di San Paolo e dei Mercati Generali, risale all’ingegner Paolo Orlando, tecnocrate di origini genovesi che vedeva uno sviluppo industriale tra Testaccio ed Ostiense, servito da uno sbocco della città verso il mare. Il 19 febbraio 1920, re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra dell’insediamento, denominato Borgata Giardino Concordia, per dare un segnale di pacificazione in un periodo di grandi scontri sociali e popolari.
Del porto fluviale e del canale artificiale non se ne fece più nulla, Orlando andò in disgrazia all’avvento del Fascismo e decadde anche il nome del quartiere, Concordia, né ebbe successo il tentativo burocratico di chiamarlo Romuria. A furor di popolo e abitudine prevalse il romanesco Garbatella, derivante dall’Ostessa Garbata, rappresentata come una popolana con un seno scoperto, in un altorilievo poi caduto per l’erosione dalla facciata di uno degli edifici. In effetti, a metà ’800 tre mescite erano attive accanto ai vitigni piantati nel territorio extramurale le porte San Sebastiano e Ardeatina, sebbene sulla costumatezza della moglie dell’oste pare non ci fosse da giurare.
Tra gli anni Venti e Trenta, gli abbattimenti di parti di isolati al Campidoglio e dell’intera Spina di Borgo davanti alla Basilica di San Pietro (per aprire via della Conciliazione e la vista spettacolare dal Lungotevere) sacrificarono migliaia di case alle esigenze scenografiche della viabilità monumentale del regime. Numerose famiglie vennero trasferite-deportate proprio alla Garbatella.
Il triangolo più antico del quartiere, tra via Guglielmotti e Benedetto Brin, ospita la fontana di pietra scovata un secolo fa e tuttora zampillante. È lì che il re ha posato la prima pietra, nel cosiddetto Pincetto, con la scalinata che ora scende verso la terza università. Era il luogo classico d’incontro dei pionieri della borgata, che tiravano fino a tardi, oggi sostituiti dagli studenti delle facoltà. Il quartiere è frequentato di sera da tantissimi giovani e non, che come in altre zone di Roma (San Lorenzo, il Pigneto, Testaccio) vanno alla ricerca di iniziative culturali e buona e diversificata gastronomia.
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