Giallo alle Olimpiadi di Parigi
- Autore: Alessandro Talotti
- Genere: Sport
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Quando tutto crolla attorno, anche le cose normali diventano importanti. Per Alessandro Talotti era un sogno bere un semplice bicchiere d’acqua senza provare dolore o nausea. Ha lottato contro un cancro con tutte le forze, come da atleta affrontava la sfida all’asticella da superare nel salto in alto, di cui era campione di livello mondiale, nella prima decade del 2000.
Esorcizzava la malattia scrivendo e, nella primavera 2021, erano in stato avanzato le bozze di un thriller. La moglie Silvia lo ha fatto completare e le Edizioni Gaspari della sua Udine lo hanno pubblicato, postumo, in tempo per i giochi olimpici di questa estate, Giallo alle Olimpiadi di Parigi (maggio 2024, collana Narrativa, 272 pagine). Non si tratta di un omaggio fine a se stesso al concittadino scomparso prematuramente, ma di un testo vero, perché il romanzo vale, ha tutto della buona storia di sport a tinte noir, il canovaccio è condito di mistero.
Lo chiamavano Alejet o JJ, per la verticalità esplosiva del gesto atletico sulla pedana. È nato a Udine, il 7 ottobre 1980, dov’è morto all’età di 40 anni il 16 maggio 2021. Vantava un primato di 2,30 m. all’aperto e 2,32 indoor. Ha partecipato a due edizioni dei Giochi olimpici: Atene 2004 (dodicesimo, superando 2,25 m.) e Pechino 2008 (non qualificandosi per la finale). Miglior risultato internazionale il quarto posto agli Europei di Monaco 2002, con 2,27 m., stessa misura dello svedese Staffan Strand, bronzo per aver commesso meno errori. Gli si deve l’iniziativa del Meeting Internazionale Udin Jump Development, dal 2020, terza manifestazione più importante di salto in alto nel mondo.
Nel 2017 avviò una relazione con la triestina Silvia Stibilj (sposata il 7 maggio 2021), ex pattinatrice artistica a rotelle, sei volte campionessa mondiale. Hanno avuto un figlio, Elio, di quattro anni.
Nel romanzo, il narratore in prima persona Rocco Giuliani è capo delegazione della nostra squadra olimpica. Parigi 2024 è in pieno, eccitante svolgimento e le gare della regina dei Giochi, l’atletica leggera, sono in corso da un giorno allo Stade de France.
L’esperienza di Talotti nel mondo sportivo e olimpico si “legge” subito nel thriller e la sua militanza in uno sport diverso da quello nazionale, il calcio, si ritrova nell’equilibrata, serena, non acida né rivendicativa presentazione dei cosiddetti sport minori.
Se la gran massa degli italiani non vibrasse che per il pallone, in tanti scoprirebbero che le soddisfazioni regalate da altre competizioni superano di gran lunga quelle che si ricavano dal football, avaro di successi, al contrario di altre nobilissime discipline. Si pensi ai fenomenali risultati degli azzurri e azzurre ai recenti Europei di Atletica a Roma: undici medaglie d’oro, connazionali protagonisti in tutte le gare, Italia in testa e inarrivabile nel medagliere complessivo. Una flebo di orgoglio tricolore, ma solo per pochi. Una settimana di notti magiche ignorata da chi si eccita per un pareggio a tempo scaduto della Nazionale di Spalletti. Peggio per loro.
Nei Giochi olimpici del romanzo, la prima giornata dell’Atletica ha già visto gli italiani conquistare due ori, dando prova, scrive Talotti, del nostro talento nelle discipline in cui da tempo siamo maestri, il getto del peso uomini e la maratona femminile. Per non parlare delle altre, la scherma o il ciclismo, in cui ogni quattro anni l’Italia si riafferma contro avversari nuovi e sempre più forti, mai abbastanza da spodestarci dal trono.
“Alzare le braccia al cielo alla prima medaglia d’oro fu una soddisfazione enorme, ci sentimmo tutti più liberi, felici, ci sembrava quasi di possedere uno strapotere in mano. A Casa Italia d’altronde era festa ogni volta che un atleta dei nostri otteneva un successo, perché sapevamo la fatica che si faceva per arrivare a quel traguardo.
A Parigi l’Italia è arrivata convinta di poter fare molto affidamento sull’Atletica.
L’ultimo obiettivo, il più grande, il più ambito e sperato è la vittoria nella finale dei 100 metri piani. Livio Marosa dovrebbe correre la gara più attesa della serata, ma Rocco sa che i blocchi col numero 6 non saranno calcati e la corsia al centro della pista resterà vuota. Deve fermare la finale a ogni costo. Soltanto lui conosce perché.
Tutto è cominciato nove giorni prima.
Una storia che corre veloce come se avesse qualcuno alle spalle a rincorrerla (e se vogliamo, purtroppo, è proprio così... non c’era tempo). Rocco è arrivato a Parigi, la cerimonia inaugurale è in svolgimento, ma la gioia e l’esaltazione durano poco. Livio Marosa, l’atleta valdostano, il favorito nella finale dei 100, è stato trovato ucciso, prima della parata festosa nello stadio. Dieci coltellate, alle spalle, vigliaccamente. C’è stretto riserbo. La polizia francese non fa trapelare niente.
I lettori non siano sconvolti dalla notizia, siamo all’inizio della trama, non alla fine. Qualche significato l’avrà pure questa costruzione del racconto, no?
Giuliani prende contatto con il commissario di polizia Carinne Deville. Qualcosa negli occhi di questa donna attraente lo scuote, ma una volta ascoltato il nome, tutto è tornato alla mente.
“Ma certo, Corinne, come avevo potuto non riconoscerla?”.
Sono trascorsi venticinque anni dall’ultima volta. Avevano avuto una storia ai tempi dell’università, quand’era venuta a Roma per l’Erasmus. Poi era tornata a Parigi, per la carriera in polizia.
Si capisce che entrano in gioco altri risvolti, diciamo rosa, nel giallo-nero profondo della costruzione di questo racconto. Molto bene e tanto a proposito.
Buona lettura. E bravo Alessandro, che ha lasciato altro di sé, oltre ai risultati, alla stima, ai valori, agli affetti.
Giallo alle Olimpiadi di Parigi
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