Esattamente cinquanta anni fa il 14 marzo 1972 moriva a Segrate, nei pressi di Milano, Giangiacomo Feltrinelli. Quella dell’editore fu una morte violenta, il suo corpo fu trovato sotto un traliccio dell’alta tensione, dilaniato dall’esplosione di un ordigno rudimentale.
La sua vera identità fu riconosciuta solo due giorni dopo, il 16 marzo, e la notizia della sua morte apparve in prima pagina sui giornali nazionali.
Eugenio Scalfari firmò un manifesto dal titolo inequivocabile “Giangiacomo Feltrinelli è stato assassinato”. Quelle parole furono in seguito smentite; eppure oggi, a cinquant’anni di distanza, sappiamo la verità sulla morte di Feltrinelli?
Feltrinelli: l’editore rivoluzionario
Giangiacomo Feltrinelli, noto per aver fondato il celebre marchio editoriale, era anche un noto attivista politico. Sul finire degli anni ’60 aveva aderito ai Gruppi di Azione Partigiana (GAP) una delle prime organizzazioni armate di sinistra che caratterizzarono gli anni di Piombo.
La plateale morte dell’editore rivoluzionario è ancora avvolta nel mistero. Giangiacomo Feltrinelli fu un personaggio complesso, che non seguì mai un ideale politico lineare. I valori politici che Feltrinelli non mise mai in discussione nel corso della sua vita furono l’antifascismo e la libertà: ad essi fu devoto sino alla morte.
Lo chiamavano affettuosamente “Il Giangi” fin da quando era bambino, ma il suo nome di battaglia divenne “Osvaldo”: così infatti lo chiamavano i compagni della GAP e fu con questo nome che venne riconosciuto dopo la morte. I compagni dissero che “Osvaldo morì combattendo da rivoluzionario”. Per alcuni era terrorista, un novello Che Guevara; per altri era un eroe.
Feltrinelli: la storia sbagliata di un editore
Quella di Feltrinelli fu, dal principio, la storia sbagliata di chi cercò sempre di essere dalla parte giusta. La stessa casa editrice che porta il suo nome fu fondata nel 1954 a Milano, dopo la Seconda guerra mondiale, con l’intento di raccogliere documenti e materiali informativi vari sulla storia del movimento operaio. In seguito la Biblioteca Feltrinelli, che costituiva il più importante studio di ricerca sulla storia sociale, divenne la Fondazione Feltrinelli. Il primo libro edito dalla casa editrice fu, simbolicamente, l’autobiografia del primo ministro indiano Jawaharlal Nehru.
Giangiacomo Feltrinelli si contraddistinse da subito come editore protagonista, fu forse uno degli ultimi della scena italiana. A lui, l’editore rivoluzionario, dobbiamo capolavori della letteratura che altrimenti non avremmo conosciuto come Il Dottor Zivago che fu pubblicato nel novembre 1957 in barba alla censura sovietica.
La morte di Feltrinelli: cosa accadde il 14 marzo 1972?
Cosa accadde veramente quella notte del 14 marzo 1972 non si seppe mai. Fu ipotizzato l’omicidio e aperte varie inchieste, ma la verità non fu mai trovata. Si pensò al coinvolgimento dei servizi segreti italiani, della CIA e del KGB, ma le numerose congetture non trovarono mai alcun riscontro certo.
La versione ufficiale definì la morte di Feltrinelli un tentativo di sabotaggio non andato a buon fine.
L’editore sarebbe dunque morto in un incidente, i tecnici della scientifica stabilirono che le cariche esplosive non erano state collegate correttamente, che i fili erano stati mal collegati. Ma le cose andarono veramente così?
Se la sua morte sia stata un incidente o se qualcuno, intercettandone le intenzioni, lo avesse legato al traliccio per poi farlo esplodere non si saprà mai.
La versione ufficiale parlò di un atto di sabotaggio. Si scoprì poi che Feltrinelli quella sera non era solo, ma con lui c’erano due componenti dei Gap, Gruppi d’azione partigiani, fondati da Feltrinelli nel 1970. Uno dei due uomini chiese aiuto e supporto alle Brigate rosse perché lo nascondessero. Il 16 marzo furono trovate altre cariche esplosive, uguali a quelle di Segrate, su un traliccio a San Vito di Gaggiano. I tecnici della scientifica stabilirono che quelle cariche erano state posizionate correttamente, mentre a Segrate erano stati collegati male i fili.
La tesi dell’incidente venne avvalorata dalle testimonianze di alcuni ex membri dei GAP, al processo che fu intentato contro di loro nel 1979. Dicevano che il compagno Osvaldo era morto combattendo. A loro spettò l’ultima parola, ma il mistero rimane.
Gli ultimi giorni di Giangiacomo Feltrinelli: un libro inchiesta di Aldo Grandi
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In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Feltrinelli è stato pubblicato un libro inchiesta dal titolo Gli ultimi giorni di Giangiacomo Feltrinelli, a cura del giornalista Aldo Grandi (Chiarelettere, 2022).
Sono passati cinquant’anni e sebbene ci sia ancora chi dietro la sua morte vede le ombre della Cia o del Mossad, dei fascisti o di un compagno che lo avrebbe tradito, ben pochi sono i dubbi su quella tragica fine. Ciò che invece colpisce è come, nel racconto della lotta armata che ha segnato gli anni Settanta in Italia, Giangiacomo Feltrinelli rappresenti il centro della scena, il simbolo di una stagione e di una generazione. Accanto a lui si muovono tanti dei protagonisti di allora.
Attraverso documenti e testimonianze, molte delle quali inedite, Aldo Grandi ricostruisce con passione una storia tragica e indimenticabile, tenendo sempre sullo sfondo l’Italia di quegli anni.
Ciò che più di ogni altra cosa oggi lascia sgomenti è che Giangiacomo Feltrinelli aveva predetto la propria fine:
Se un giorno troverete il cadavere di un uomo nudo, quel cadavere è il mio.
Quel che accadde quella tragica notte del 14 marzo 1972 non è certo, ma finirà così, con “un cadavere nudo”, come lui stesso aveva profetizzato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giangiacomo Feltrinelli: 50 anni fa la misteriosa morte. Un libro ripercorre gli ultimi giorni dell’editore
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