In tanti ricordano Giorgio Faletti per il Drive In, oppure nelle sue diverse interpretazioni da attore e doppiatore. Gli appassionati del mondo dei libri sanno che Giorgio Faletti è stato un maestro del romanzo thriller italiano a tratti noir. Oggi 4 luglio 2024, a 10 anni esatti dalla morte, raccontiamo non solo questi aspetti, ma anche quel Giorgio inedito che non tutti conoscono.
La carriera da attore di Giorgio Faletti
Nato ad Asti il 25 novembre 1950, Giorgio Faletti esordisce a Milano, dove si trasferisce per frequentare la scuola di teatro milanese. Questo gli dà gli strumenti per iniziare in televisione, a partire dal 1979. Nel 1985 è la volta del Drive In, dopo l’esperienza di Pronto Raffaella. Negli anni Novanta partecipa a diversi programmi comici, passando anche da Striscia La Notizia.
Questo è anche il periodo della sua produzione musicale, prima per altri e poi per sé, fino alla svolta del Premio della Critica e del secondo posto al Festival di Sanremo con Signor Tenente. Nel 1994 arriva anche il primo libro, legato all’esperienza con il programma Zelig Porco il mondo che ho sotto i piedi, con il personaggio di Vito Catozzo (il suo personaggio più celebre). Ma fu il suo primo romanzo thriller, Io uccido del 2002, il primo vero successo editoriale, con più di quattro milioni di copie vendute.
Recensione del libro
Io uccido
di Giorgio Faletti
Gli anni successivi sono quelli dell’attività da attore di cinema: Notte prima degli esami, Cemento Armato e Baarìa. Il cinema lo vede come sceneggiatore anche di Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi e Grunt! - La clava è uguale per tutti, che risalgono agli anni Ottanta.
Fa anche il doppiatore nel film Toy Story 3 - La grande fuga, dove interpreta il ruolo di Chuckles (il pagliaccio nella scuola materna).
Giorgio Faletti scrittore
Ecco la produzione completa dei romanzi scritti da Giorgio Faletti:
- Io uccido, Milano, Baldini & Castoldi, 2002.
- Niente di vero tranne gli occhi, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004.
- Fuori da un evidente destino, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2006.
- Io sono Dio, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2009.
- Appunti di un venditore di donne, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010.
- Tre atti e due tempi, Torino, Einaudi, 2011.
- La piuma, Milano, Baldini & Castoldi, 2015 (pubblicato postumo).
- L’ultimo giorno di sole, Milano, Baldini & Castoldi, 2017 (pubblicato postumo).
Oltre ai romanzi, ci sono anche i racconti:
- Ospite d’onore, in Crimini, Torino, Einaudi, 2005.
- La ricetta della mamma, in Giallo Uovo.
- Ne uccide più la gola che la spada, Milano, Mondolibri, 2006.
- La ragazza che guardava l’acqua, Milano, Corriere della Sera, 2007.
- Per conto terzi, in Crimini italiani, Torino, Einaudi, 2008.
- La torta nera, in Le nuove ricette del cuore, Torino, Blu Edizioni, 2008.
- L’ospite (contiene i racconti Ospite d’onore e Per conto terzi), Torino, Einaudi, 2018.
- La ricetta della mamma, La nave di Teseo, 2018 (racconto noir di circa 60 pagine, scritto nel 2000 e pubblicato postumo nel 2018)
Le canzoni di Giorgio Faletti
Chi ha scritto la canzone Signor Tenente? Giorgio Faletti, ovviamente. Era il 1994 e l’autore ha cantato la sua canzone anche al Festival di Sanremo. Pochi sanno, però, che Faletti è autore di una serie straordinaria di canzoni, che rappresentano la sua sensibilità, il senso del ritmo e una certa tensione all’azzardo. Ecco il testo di Signor Tenente con il suo significato:
“Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va
Fosse di un attimo appena sarebbe con me
Tutti vestiti di vento a inseguirci nel sole
Tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove
Minchia signor tenente
Che siamo usciti dalla centrale
Ed in costante contatto radio
Abbiamo preso la provinciale
Ed al chilometro 41
Presso la casa cantoniera
Nascosto bene la nostra auto
C’asse vedesse che non c’era
E abbiam montato l’autovelox
E fatto multe senza pietà
A chi passava sopra i 50
Fossero pure i 50 d’età
E preso uno senza patente
Minchia signor tenente
Faceva un caldo che se bruciava
La provinciale sembrava un forno
C’era l’asfalto che tremolava
E che sbiadiva tutto lo sfondo
Ed è così, tutti sudati
Che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio
Caduti a terra come persone
Che han fatto a pezzi con l’esplosivo
Che se non serve per cose buone
Può diventare così cattivo che dopo
Quasi non resta niente
Minchia signor tenente
E siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise
Da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare
Quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare
Per poco più d’un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola
Una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola
Se chi ci ammazza prende di più
Di quel che prende la brava gente
Minchia signor tenente
Lo so che parlo col comandante
Ma quanto tempo dovrà passare
Per star seduto su una volante
La voce in radio ci fa tremare
Che di coraggio ne abbiamo tanto
Ma qui diventa sempre più dura
Quando ci tocca di fare i conti
Con il coraggio della paura
E questo è quel che succede adesso
Che poi se c’è una chiamata urgente se prende su
E ci si va lo stesso
E scusi tanto se non è niente
Minchia signor tenente
Per cui se pensa che c’ho vent’anni
Credo che proprio non mi dà torto
Se riesce a mettersi nei miei panni
Magari non mi farà rapporto
E glielo dico sinceramente
Minchia signor tenente.”
Signor Tenente è la prima esperienza come cantante di Faletti e gli valse il secondo posto e il Premio della critica all’Ariston. La canzone è un manifesto dell’Italia sconvolta dalle stragi di Capaci e via D’Amelio ed era una denuncia delle modalità di lavoro delle Forze dell’Ordine di fronte alla minaccia della mafia. L’impatto sociale dell’opera fu tale che la canzone fu citata nel celebre film Mediterraneo di Gabriele Salvatores. Per Giorgio, però, era solo l’inizio di una grande avventura musicale, nata dopo un piccolo incidente. La convalescenza gli aveva dato il tempo di imparare la chitarra e da lì scrivere opere straordinarie tutte da cantare, con la collaborazione anche con artisti del calibro di Angelo Branduardi.
Per lui Faletti scrisse diverse canzoni, tra cui L’Apprendista Stregone , di cui vi riproponiamo il testo. Era il 1996.
“Col mio soffio di vulcano cancellerò il gelo di questa stanza e col volo di una freccia trafiggerò quella pallida luna a distanza
ci sarò e non ci sarò
continuerò
la mia invisibile danza
senza tracce sulla neve lieve sarò
mi dirai di sì o mi dirai di no
avrà il silenzio la voce che ho e mani lunghe abbastanza
sarà d’intesa o d’attesa però
saprò quello che ancora non so
Quello che ancora non so
mi dirai di sì o mi dirai di no
Col mio cuore di matita correggerò gli errori fatti
dal tempo
e con passo di guardiano controllerò che si fermi o
che avanzi più lento
ci sarò e non ci sarò
ti parlerò con ogni fragile
accento
sarò traccia sulla neve neve
sarò mi dirai di sì o
mi dirai di no
sul manoscritto l’inchiostro
sarò e mi avrai nero su bianco
saranno gli occhi o i tarocchi però
saprò quello che ancora non so
quello che ancora non so
mi dirai di sì o mi dirai di
no
sarai sola nel tuo sole o solo sarò mi dirai di sì o mi dirai di no.”
Il tema principale della canzone è l’autodeterminazione e la voglia di affrontare il destino superando gli ostacoli. la conversazione è con un’insegnante (probabilmente una strega), al quale il giovane mago vuole dimostrare il suo valore. Tra le altre canzoni per Branduardi si segnalano anche Il giocatore di biliardo, Il dito e la luna, Confesso che ho vissuto, La parola ai mimi e Rataplan.
In tutto, nella produzione di Faletti ci sono 9 album (di cui uno postumo) e 7 singoli. Faletti scrisse per altri 51 canzoni, i cui intepreti furono Milva, Mina, i Dik Dik, Fiordaliso, Drupi, Dario Baldan Brembo, Gigliola Cinquetti, Marzo Masini e Aldo Donati.
Giorgio Faletti scultore
La scultura è stato l’ultima passione di Faletti, raccontata anche nella canzone L’assurdo mestiere riferito all’amore.
“Ci metterò la mani e un genio da inventore
Ci metterò un dolore che so io
Ci metterò l’asfalto e il sogno di un attore
Che appoggia il manoscritto sul leggio
E tirerò il cemento come un muratore sa non è possibile
E tesserò una tela che sarà una vela grande e irrestringibile
E tergerò la fronte con la mano aperta per il gran sudore
E accorderò strumenti con il tocco esperto che ha un suonatore
Mi metterò seduto li a impagliare sedie per sedermi insieme
Mi stupirò di non averlo fatto mai e di averlo fatto bene
Perché c’è sangue, c’è fatica, c’è la vita
Anche se a volte ci si spezza il cuore
In questa assurda specie di mestiere
Benedetto tu sia per quel ciuffo di pelo nero
Che se l’hai fatto tu non è cosa brutta davvero
E per le storie eterne dei cartoni animati
Per quei pazzi o quei saggi che li han disegnati
E per quel che si mangia si respira e si beve
Per il disegno allegro della pipì sulla neve
E per le cose tonde e per le cose quadre
Per le carezze di mio padre e di mia madre
Per il futuro da leggere invano girando i tarocchi
Per le linee della mano diventate rughe sotto gli occhi
Perché tutto è sbagliato ed è così perfetto
Per ciò che vinco e ciò che perdo se scommetto
Tu sia benedetto
Benedetto tu sia
Per avermi fatto e messo al mondo
E per quel che ho detto prima ti perdono
Di non avermi fatto alto e biondoMa così stupido e così vero
Con l’eterna paura dell’uomo nero
E del viso bianco come calce
Di quella sua signora con la falce
Che come tutti prima o poi mi aspetto
E per cui altri ti han benedetto
Ma io no
Mi dispiace ma sono solo un uomo e non ne son capace
Ma c’è una cosa che ti chiedo ed è un favore
In cambio del bisogno del dottore
Mentre decidi ogni premio e ogni castigo
Mentre decidi se son buono o son cattivo
Fa che la morte mi trovi vivo
E se questo avverrà io ti prometto
Che mille e mille volte ti avrò benedetto
E se per caso non ci sei come non detto
E avrò davanti agli occhi la mia mano aperta per il troppo sole
E andrò verso la notte con il passo calmo del seminatore
Aspetterò seduto lì per dare un nome all’ombra di qualcuno
Che per un poco sembrerà sia tutti e non sarà nessuno
Perché c’è sangue, c’è fatica, c’è la vita
Anche se a volte ci si spezza il cuore
In questa assurda specie di mestiere
Che è l’amore.”
Il genio di Giorgio Faletti non passerà mai, né ora che sono trascorsi 10 anni dal suo ultimo saluto, né mai. La sua eco si sente ancora, forte e delicata come sempre.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giorgio Faletti: libri e canzoni a 10 anni dalla morte
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