I capelli di Harold Roux
- Autore: Thomas Williams
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2015
La figlia dello scrittore Thomas Williams, Ann, firma una postfazione al romanzo “I capelli di Harold Roux” (Fazi Editore, 2015) del padre, in cui gli tributa grande affetto e soprattutto enorme stima:
“Mio padre – scrive - non è mai diventato ricco o famoso, ma era contento della propria vita e di ciò che aveva ottenuto……Aveva vinto il National Book Award e molti altri premi. Anche se la gente non ha mai sentito parlare di lui, e può non aver mai letto i suoi libri – da tempo fuori commercio – ho ancora le sue parole, i suoi mondi, la sua visione delle cose buona, gentile e nitida…..”
Forse questa la ragione che ha spinto Fazi a pubblicare questo romanzo lungo, denso, complesso, ricchissimo di suggestioni letterarie, una sorta di scatola cinese nella quale si sovrappongono diversi racconti e la “fiction” regna incontrastata. Il personaggio al centro della storia è Aaron Benham, un insegnante - scrittore, come molti romanzieri americani: lo troviamo seduto alla sua scrivania, circondato dai libri che ha pubblicato, cinque, oltre a tante carte, articoli, riviste e al manoscritto del romanzo che sta scrivendo; Benham è nel mezzo del suo anno sabbatico, dunque può dedicarsi alla scrittura, libero dalle ore di insegnamento, mentre la sua famiglia, la moglie Agnes e i due figli adolescenti, sono andati dai genitori di lei per una importante ricorrenza: lui se ne è dimenticato, è solo a casa e indugia fra telefonate di scuse alla suocera, chiamate importune di studenti, e soprattutto la richiesta di aiuto di Helga Buck, la moglie del suo collega George, bravissimo insegnante però incapace di tener fede al contratto di concludere la tesi di dottorato, qualora non dovesse farlo dovrà lasciare l’Università, la casa, la città in cui è tanto radicato e felice. Aaron sembra l’unica persona in grado di convincere l’amico a portare a termine il suo impegno, ma la fragilità di George non è diversa dalle sue stesse incertezze. Senza apparente frattura nelle due giornate in cui seguiamo i problemi di vita di Aaron, leggiamo anche il romanzo che sta faticosamente finendo di scrivere.
Siamo in un’altra università, sulla costa orientale, negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, un gruppo di studenti sono al centro di un difficile fine semestre: Harold Roux è uno strano tipo, ha fatto la guerra, ha perso i capelli, indossa un insolito toupet per colpire una precoce calvizie, è oggetto della violenza e del nonnismo dei suoi compagni che lo sottopongono ad ogni tipo di umiliazione, fino a costringerlo ad allontanarsi dal campus; il suo amico è l’ex combattente Allard Benson, un ragazzo appena ventunenne ma già un veterano ricco di pesanti esperienze nella guerra in Europa e in Giappone. Ambedue sono innamorati di Mary, bella, dolce, pura, ingenua, una cattolica di origine irlandese ligia alle direttive del padre, che la vuole vergine e devota. Ma per Benson, attratto da Mary e dalla sua naivetè, conta anche Naomi, nera, ebrea, comunista, sessualmente libera e spregiudicata.
La storia si svolge fra i dormitori del campus, e più tardi per una festa di fine corso nella fantasiosa città di Lilliputown, dove Harold si è rifugiato ospite di una stravagante coppia, il colonnello Inningham e la sua moglie nana. Lì, in uno scenario falso e minuscolo, si svolgerà il violento epilogo della storia, alla presenza di tutti i diversi personaggi, e ci sarà il disvelamento di quanto era sottinteso nella vera biografia dello stesso scrittore.
Il romanzo è ricco di spunti di riflessione sul modello di vita della provincia americana, sui rapporti familiari, sulla sessualità libera che si va affermando, sulla fedeltà, sulla eterogenea composizione della società statunitense con tante diverse sensibilità, sul ruolo dello scrittore di romanzi, sull’importanza della funzione dell’insegnante e del modello che incarna nelle università.
Anche Harold Roux, il timido e imparruccato eroe eponimo del libro, ha scritto un romanzo, i cui personaggi sono ben diversi da quelli che sono delineati nel romanzo di cui lui è parte, come sono fantastici i protagonisti della lunga paurosa fiaba, dal forte significato metaforico, che Aaron raccontava ai suoi figli davanti al camino, prima di dormire. Andando a cercare nelle pagine del libro, si trova tanta parte delle inquietudini del suo autore che, sono trasposte nel personaggio di Aaron e nel suo probabile alter ego Allard: sogni, speranze, delusioni, sensi di colpa, errori, pentimenti, ricordi, rimpianti, grande solitudine, ossessione per la scrittura, senso di impotenza:
“Aaron siede alla scrivania e ricorda, trasforma i suoi ricordi, sceglie e seleziona. Ma non rimane niente, niente viene messo nero su bianco. Eccolo nel luogo in cui un tempo era in grado di lavorare. Riesce a ricordare quando le ore trascorse qui , a questa stessa scrivania, erano le più intense della sua vita, quando c’era generosa energia da vendere.”
Un libro da leggere, da meditare, da porre sullo scaffale vicino ai tanti romanzi americani che ci raccontano le vita dentro le tante università: penso a Philip Roth, a Jhumpa Lahiri, a John Williams, l’autore di Stoner, il più significativo tributo ad un professore.
I capelli di Harold Roux
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I capelli di Harold Roux
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