I delitti del Mugnone
- Autore: Daniela Alibrandi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Morellini editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Toscana, metà degli anni Ottanta. Gente in fuga da qualcuno, da un passato, dai guai, alla ricerca di un rifugio, di pace, di tranquillità. Magari di se stessi altrove, in un intenso romanzo poliziesco, corposo, soddisfacente. Ha un bell’intreccio e non è affatto una storia qualsiasi, I delitti del Mugnone, giallo ambientato tra Firenze e Fiesole (Morellini Editore, giugno 2024, collana Luoghi e storie, 280 pagine) di Daniela Alibrandi, romana in giro tra l’Italia e gli USA. Autrice all’esordio nel 2010, non si più è fermata, ed è stata numerose volte premiata.
C’è chi la cerca, Roberta, per fare del male, lei che ha commesso diversi errori. Sulle colline fiorentine, dalla cella del grande monastero dove ha trovato ospitalità - e non è stato facile ottenerla - si vede il corso di un fiume in una vallata. È il torrente Mugnone, che nasce dalle pendici di Poggio Straniano, accanto al Monte Morello, e affluisce nell’Arno alle Cascine.
La sistemazione è spartana, il locale angusto e spoglio, i servizi essenziali. Ci sono regole da rispettare, uniformità alle quali attenersi e tanto rigore. Si lavora, si prega, si mangia, anche bene, ma solo nei pasti. Niente spuntini e non ci sono “se”, anzi uno solo: se vuole restare nel convento deve adeguarsi, altrimenti può cercare libertà da un’altra parte. Lei assicura che si adatterà senz’altro, ma rimasta sola è assalita dall’angoscia, dai ricordi e dal rimorso. E dire che ha contestato più volte il cielo, sotto il quale ora cerca riparo.
Anche il commissario Riccardo Rosco è andato via. Ha lasciato la capitale, dove la moglie non avrebbe potuto vivere, col pensiero che qualcuno potesse fare del male di nuovo al bambino o a lei. Tutto per colpa del lavoro del marito, che ha dovuto trovare dove trasferirsi e ha scelto Firenze, non troppo lontana dalla sua Roma, non tanto diversa, compreso il fiume. Certo, non il “vivace” Tevere, ma il “maestoso” Arno. Hanno sciolto la brillante squadra consolidata in anni di sacrifici. L’intuitiva Gisella Porzi è ispettrice, rientrata a Napoli, il devoto Loverso si trova a Matera e sta per sposarsi e a Malvani, invece, è morta la mamma ed è rimasto solo, con tutto il suo entusiasmo.
La struttura del Commissariato fiorentino è tutto sommato simile, anche se non immaginava di ritrovarsi tanto spaesato. Gli presentano una nuova squadra, in un clima piuttosto rilassato. L’ispettrice è una mora trentacinquenne molto truccata, milanese in servizio solo pochi mesi prima a Lecce, all’apparenza timida e taciturna: Eleonora Sposato, “che non è sposata”, ironizzano. L’agente scelto Giangreco, detto Fusto, sembra vigoroso, sulla quarantina, “sarò la sua ombra”. Il dinoccolato Tevani, agente semplice, è soprannominato “Mai coverto”, per analogia con un personaggio dell’armata Brancaleone, anche se sostiene di “averle coperte tutte!” e giura che su di lui si può contare ad occhi chiusi. A disposizione, per verbalizzare gli interrogatori, c’è la signora Miranda, categoria protetta - vistosa zoppia - velocissima con la macchina da scrivere, una scheggia, garantiscono.
Rosco si rende conto che tutti sono al corrente della sua carriera. Sanno della bruttissima avventura: il rapimento del figlio, per fortuna concluso senza drammi. La fama di commissario che ha risolto i più efferati delitti della capitale è meritata, ma gli errori commessi gli sono costati cari. Pur di arrivare alle soluzioni, ha scavalcato più volte i limiti del ruolo, mettendo a repentaglio anche la propria vita. Un comportamento pesantemente sanzionato, nonostante la buona riuscita delle indagini. I ragazzi dell’équipe romana l’avevano sostenuto e salvato diverse volte, ma stranamente si sono dileguati, ottenendo in breve il trasferimento e lasciandolo solo.
Sta sviluppando un discorsetto di circostanza di buon lavoro, quando bussa alla porta una signora vistosamente claudicante, l’unità di supporto del Commissariato, Miranda Turco, con un fax tra le mani. Hanno trovato il cadavere di un ragazzo sulla sponda nord del Mugnone. “Un’altra volta?”. “Ancora? Com’è possibile?”.
Dei presenti, solo Rosco e l’ispettrice non sanno. È una storia lunga, servono i fascicoli dell’ultimo triennio. Il commissario si rende conto che a Firenze non troverà la serenità che cercava. Il collega Grimaldi, che si occupa dell’amministrazione, lo mette al corrente che non si tratta del primo ritrovamento al Mugnone; tre anni prima era toccato a due ragazzetti, rinvenuti annegati, seminudi ma senza tracce di violenza, a parte uno sfregio che deturpava la guancia sinistra, dall’orecchio alla gola, passando per il naso ed enucleando un occhio. Anche questa volta si tratta di un ragazzino, morto per annegamento, con il volto crudelmente scempiato da un taglio che ha squarciato un globo oculare, il naso e le labbra. Un solo cadavere? Presto, un altro. Il romanzo è appena partito e sta già decollando.
C’è pure Roberta, nel monastero, non dimenticatela, e si aggiunge un terzo soggetto, una mente malata, non può essere di un altro il soliloquio in corsivo al centro di pagina 34:
Perché mai nessuno capisce che ho bisogno di questo? Mi guardano, mi sorridono, ma quando mi avvicino so che voglio una sola cosa da loro. Ho bisogno di rivedere il terrore, la supplica e strappare il loro sguardo per sempre!
Ovviamente non è finita qui, ma ci sono altre sorprese.
Inquadrando i due QR Code in quarta di copertina e nell’ultima pagina, i lettori possono disporre dei contenuti collegati al volume e della playlist Spotify del romanzo. Perchè a essere protagonisti sono anche la splendida Firenze gotica, i paesaggi della provincia e i conventi diffusi in città e nel territorio.
I delitti del Mugnone
Amazon.it: 18,05 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I delitti del Mugnone
Lascia il tuo commento