I libri che leggiamo possono cambiare la nostra mente. Stephen King ha dichiarato che Il signore delle mosche di William Golding, letto a dodici anni, gli ha cambiato la vita, che forse non sarebbe divenuto uno scrittore se non avesse letto quel libro.
Gli crediamo sulla parola, visto che molti elementi dell’immaginario di Golding in effetti sono presenti nei libri di King.
Ma possibile che la lettura di quel libro abbia avuto sul giovane Stephen King un’importanza così trasformativa?
A confermare l’influenza della lettura sul cervello umano ci pensa la scienza con un numero crescente di ricerche. Utilizzando la risonanza magnetica, alcuni ricercatori hanno confermato che la lettura coinvolge una complessa rete di circuiti e segnali nel cervello. Man mano che la capacità di lettura matura, anche queste reti diventano più forti e sofisticate.
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Ecco perché leggere fa bene al cervello
È stato scientificamente provato tramite vari test sperimentali che la lettura aumenta la capacità di connettività cerebrale. Leggere, così come studiare, provoca proprio un’alterazione fisica del cervello stesso, che può essere transitoria oppure duratura. Un esperimento interessante a riguardo è stato svolto pochi anni fa da un ricercatore di Washington.
Scopriamo l’esperimento del dottor Berns e come i libri che leggiamo possono cambiare la nostra mente.
I libri cambiano la mente: l’esperimento del dottor Berns
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Un esperimento significativo sui modi in cui la lettura può cambiare la mente è stato svolto da un neuroscienziato, il professor Gregory Berns della Emory University di Washington.
Il dottor Berns per effettuare il suo test ha sottoposto a tutti i partecipanti la lettura di un libro: Pompei di Robert Harris. Si trattava di un thriller del 2003, scelto proprio perché pubblicato molto tempo prima e perché dotato di una linea narrativa forte ricca di emozioni e colpi di scena.
I 21 studenti partecipanti avevano il compito di leggere alcuni capitoli del libro la sera e, il mattino successivo, venivano sottoposti a una scansione cerebrale con la tecnologia fMRI. Il libro fu diviso in nove sezioni, in modo che ciascuno leggesse la stessa parte nello stesso periodo di tempo; al termine di ciascuna sezione gli studenti venivano sottoposti anche ad un quiz per accertarsi che l’avessero letta davvero per intero. Inoltre nel test scritto si valutava anche il livello di coinvolgimento della lettura, quanto si fossero identificati nei personaggi e perché eccetera.
Terminata la lettura del romanzo il loro cervello è stato scansionato e tenuto sotto osservazione per altri cinque giorni e i risultati della ricerca hanno dimostrato che i cambiamenti neurologici rivelati durante la lettura si sono mantenuti per i cinque giorni successivi.
Ma di quali cambiamenti si trattava?
I libri cambiano la mente: la prova scientifica
I cambiamenti registrati dagli scienziati riguardavano la corteccia temporale sinistra, ovvero la parte del cervello associata alla ricettività linguistica e alla regione sensomotoria.
Questa particolare area della mente è collegata alla cosiddetta grounded cognition, ovvero la sensazione di compiere qualcosa anche quando di fatto non si sta facendo nulla. Analizzando le scansioni gli scienziati hanno notato dei cambiamenti neuronali associati all’idea di movimento, anche se - di fatto - i soggetti dell’esperimento non si stavano muovendo, stavano solamente leggendo!
Il dottor Berns ha dedotto che la lettura di un romanzo era capace di trasportare i lettori direttamente nel corpo del protagonista: così correvano quando lui correva, si muovevano quando lui si muoveva. Lo dimostrava il cervello che attivava la regione sensomotoria come se stesse compiendo un movimento fisico.
L’incremento delle connessioni cerebrali suggeriva quindi una somatizzazione semantica: leggere determinate azioni faceva scattare nel cervello la sensazione di viverle davvero. Tutto ciò era in linea con la Teoria della semantica incarnata, secondo cui le regioni cerebrali sensomotorie vengono utilizzate anche per rappresentare “un’azione della mente”.
Si dice che la lettura aiuti a mettersi nei panni dell’altro; ma ora scopriamo che non si tratta solo di empatia, me che entra in gioco anche una componente biologica da non intendersi solo in senso figurato. I cambiamenti nella sfera cerebrale e nella regione sensomotoria si mantenevano anche cinque giorni dopo la lettura del libro. Tutto lascia immaginare che queste modifiche possano essere anche più durature e che i libri modifichino la nostra mente stimolandone la corteccia cerebrale.
Il dottor Berns quindi concluse che i personaggi dei libri, ciò che leggiamo, entrino davvero in connessione profonda con il nostro essere e in qualche modo modifichi la nostra identità. La lettura è un’esperienza trasformativa, anche a livello biologico e non solo ideale.
In conclusione possiamo dunque dare ragione al caro vecchio Stephen King, e dire che sì Il signore delle mosche di William Golding ha davvero cambiato la sua vita e lo ha fatto diventare la persona, o meglio lo scrittore, che è.
Volete provare a sottoporvi all’esperimento del dottor Berns? Allora correte in libreria a comprare Pompei di Robert Harris, in Italia è edito da Mondadori. Se invece volete seguire le orme del maestro King potete optare per Il signore delle mosche, ormai da considerarsi un classico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I libri che leggiamo possono cambiare la nostra mente?
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