I miei dieci anni all’estero
- Autore: Paolo Valera
Paolo Valera è stato un intellettuale sui generis, più conosciuto dai verbali di polizia che non dagli addetti ai lavori. Scapigliato dell’ultima ora, anarchico, oppositore di tutti i regimi possibili, è stato romanziere, drammaturgo, giornalista, acceso agitatore di folle, “individuo onesto, esaltato ed un po’ squilibrato di mente”, come è scritto nel fascicolo a lui dedicato dalla prefettura milanese. Nato nel 1850 da famiglia povera, morì nel 1926, colto da un infarto, proprio quando, al termine di una giornata di lavoro, stava chiudendo il piccolo chiosco di giornali con cui sopravviveva.
"I miei dieci anni all’estero" è un diario, a volte lucido, a volte visionario, degli anni che Valera ha trascorso in Inghilterra, esule volontario per sfuggire ad una condanna penale in Italia. “Mi ero battuto male,” – racconta nelle prime pagine del libro – “non ho voluto ricorrere in appello” – constata con amarezza. La consapevolezza di essere stato sconfitto e di dover sfuggire ad una condanna da lui ritenuta ingiusta, lo rendono triste e malinconico. Più di ogni altra cosa, gli brucia l’aver lasciato il campo libero ai suoi oppositori.
Ma anche a Londra non tarda a farsi conoscere. Paolo Valera è un frequentatore dei bassifondi: conosce a menadito gli alberghi malfamati, le osterie più sordide, le misere stanzette delle prostitute, gli antri dove si annidano mendicanti, vedove ed orfani. Ed in questi luoghi malsani porta anche il lettore. La Londra che racconta è quella misera di Dickens, ma senza speranza di riscatto sociale. O meglio, l’unica speranza è la rivoluzione. Valera guarda con interesse al movimento operaio inglese, descrive con attenzione i tumulti scoppiati nei quartieri operai di Londra, spiega le ragioni di un tale malcontento, auspica che anche in Italia i lavoratori possano prendere coscienza dei loro diritti. Il diario non è altro che un pretesto per raccontare la sua visione del mondo, per descrivere i caratteri di una società ideale ed egualitaria.
Un libro particolare, non facile da trovare nelle librerie in quanto edito nel 1992, che racconta le visioni di un italiano di fine Ottocento in terra straniera, sospeso tra le nostalgie della madrepatria e la ferma volontà di trovare una strada diversa per l’avvenire dell’umanità. “
Non so quando la vita cessi di essere un romanzo. Mai credo”
, diceva il rivoluzionario Valera, descrivendo la sua esperienza spericolata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I miei dieci anni all’estero
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