Il Santo Cappuccino Angelo d’Acri
- Autore: Giustina Aceto
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Il beato Angelo d’Acri, diventato Santo il 15 ottobre del 2017, è stato a lungo venerato e l’autrice, con quest’agile biografia, ne racconta episodi importanti della vita e la storia che segue dopo la morte. Giustina Aceto è esperta nel settore della documentazione archivistica e dell’arte, specializzata in Archeologia Cristiana e in Biblioteconomia, socio aderente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. “Il Santo Cappuccino Angelo d’Acri” rappresenta, come si legge nella presentazione di P.Rinaldo Cordovani, Direttore dei Frati Cappuccini di Roma, la paziente ricerca di “immagini, statue, dipinti e bozzetti” che documentano il ruolo svolto da Sant’Angelo d’Acri.
Lucantonio Falcone, questo il nome alla nascita, era nato ad Acri (Cosenza) il 19 ottobre 1669. Il suo ingresso tra i Cappuccini ebbe fasi di tentennamento; crisi e dubbi lo portarono più volte a riprovare la strada del noviziato. Prese i voti a ventidue anni nell’Ordine dei Frati Cappuccini. È l’uomo del dubbio, come precisato nella prefazione, che:
conosce l’incertezza e lo stato di ansia nell’urgenza di decidere, di assumersi delle responsabilità per dare senso alla sua vita. (…) È il giovane Luca Antonio Falcone, che, catturato da Cristo – caduto in trappola – sarà frate Angelo d’Acri, si è lasciato sedurre e ha risolto compiutamente la sua “missio” personale e sociale. Ed è Beato ed è Santo. È un uomo lontano dal tempo da noi, (…) eppure tanto nostro contemporaneo.
Per la vasta produzione con la trascrizione dei temi e i contenuti delle prediche di p.Angelo c’è la meticolosa bibliografia; Giustina Aceto nel suo testo va oltre, ci racconta cosa avveniva quando arrivava il Santo e nei 38 anni di attività di predicatore svolta in Calabria, Basilicata, Campania e nel Lazio meridionale. La sua presenza rappresentava un vero e proprio evento per le comunità che si raccoglievano per ascoltare la sua parola. Al fallimento del suo primo quaresimale di San Giorgio Albanese seguirono tanti eventi miracolosi, conversioni, guarigioni. Era un personaggio che affascinava e colpiva le popolazioni. Usava erigere dei “Calvari” o piantare una croce a conclusione delle prediche quaresimali e che poteva ballare “nello stato dell’estasi”, affascinando le folle e alimentando sempre più la devozione popolare. In alcuni luoghi andò più volte, addirittura sette a Maratea.
Traccia della devozione al santo si trovano in molte parti d’Italia, e Giustina Aceto nella sua precisa e puntuale ricerca delle immagini, evidenzia il dipinto di Francesco Manno, realizzato in occasione della beatificazione del santo il 18 dicembre 1825, conservato nella chiesa dei Cappuccini a Roma e riportato nella copertina del libro.
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