Il bambino che non sapeva mentire
- Autore: M. J. Hyland
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2007
“Caro Guinness dei primati, mi chiamo John Egan ed è la seconda volta che scrivo. Sono il ragazzo con il dono della rilevazione delle menzogne… Sono sempre più convinto di possedere una dote rara e insolita, per non dire di più. Questa volta vi prego di rispondermi. Organizzerò una dimostrazione per voi a Dublino o a Londra. Vi proverò che sono in grado di rilevare una menzogna con una percentuale di successo del 100%”.
Incuriosisce da subito il protagonista: John, un bimbo Irlandese di appena undici anni e già alto un metro e settantasette. Una sorta di bambino in un corpo da adulto. John vive in una casetta con i genitori disoccupati. E’ un bimbo che non ha voglia di crescere, che cerca l’affetto della madre e che scopre di avere una qualità eccezionale. Inizia così il suo distacco dal mondo reale, l’isolamento nel mondo della diversità, i suoi silenzi, la sua mania di fissare le persone e il suo forte desiderio di essere inserito nel libro dei Guinness dei primati. Un desiderio che diventa forte e incontrollabile quasi la sua unica possibilità di venire considerato finalmente uguale agli altri e non più un diverso. L’unica persona in grado di restituirlo ad una vita normale, di farlo uscire dal suo mondo fantastico, facendogli prendere consapevolezza del fatto che tutti i bimbi crescono e che non bisogna avere paura di questo, sarà il suo professore che lo restituirà ad un avita normale e serena. L’idea iniziale era buona: un bambino, con il sorprendente dono di scoprire le bugie, ma il risultato non è stato uno dei migliori.
Lungo, monotono e ripetitivo, questo ultimo romanzo di M.J. Hyland: “Il bambino che non sapeva mentire”. Gradevole la prima parte dove la scrittrice ti catapulta nella vita di John, nei suoi sogni, nelle sue paure, nelle sue manie. Il suo costante fare domande, giocare, fissare le persone e leggere le varie edizioni dei Guinness dei primati ne sono un esempio. I sintomi che avverte quando un adulto mente sono creati con una tale abilità narrativa da rendere il bambino quasi veritiero ed enormemente piccolo malgrado il suo metro e sessantasette. Ma il romanzo diventa anche a tratti cupo con una descrizione truculenta quando viene descritto il padre che uccide i gattini appena nati rompendone le teste nella vasca da bagno… Risulta, invece, molto ripetitiva e prolissa la seconda parte. Sembra che il romanzo non raggiunga mai un punto centrale. Non tocchi mai l’apice. E’ privo di colpi di scena, quasi fosse tutto scontato. Niente ti incuriosisce a tal punto da non farti chiudere il libro. Di grande impatto la descrizione che fa la scrittrice raccontando la famigliola riunita al tavolo in una domenica di inverno, sembra quasi che la guardi, con occhio indiscreto, dalla finestra: “E’ gennaio, una cupa domenica d’inverno, e sono seduto in cucina con mia madre e mio padre. Mio padre, spalle al tavolo, tiene i piedi contro la parete e un libro in grembo. Mia madre siede alla mia destra con il libro aperto sul tavolo. Io sto accanto a lei, e la mia sedia, di fronte alla finestra, è vicina ai fornelli. In mezzo al tavolo campeggia una teiera bollente e ciascuno di noi ha davanti a sé una tazza e un piatto. Nei piatti ci sono dei sandwich..di tanto in tanto smettiamo di leggere e chiacchieriamo. E’ una bella sensazione…Questi sono i giorni perfetti”. Di grande qualità la descrizione della vita vista con gli occhi di un bimbo undicenne, forse l’unica ragione per la quale si legge questo libro.
Il bambino che non sapeva mentire
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