Il bivio
- Autore: Kathleen Barber
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2017
L’autrice di crime novel che non ti spetti. La gestione di procedure fallimentari per importanti società nordamericane non sembra richiedere particolari doti d’inventiva, ma c’è da dire che la neo scrittrice Kathleen Barber ha fatto di tutto per smentire l’aridità della professione di provenienza. Il primo romanzo l’ha rivelata addirittura all’attenzione mondiale. È un giallo, un thriller psicologico, “Il bivio”, pubblicato a settembre da Corbaccio, nella collana Narratori (pp. 360, euro 17,90).
Nata nell’Illinois, giovane esperta in diritto fallimentare, Kathleen Barber ha trovato spazio nel mondo letterario, probabilmente ispirata dalla sua esperienza di giramondo, più che di colletto bianco dell’alta finanza. Ama viaggiare col marito, quando non è impegnata nel lavoro o nella scrittura.
Non sembra affatto esagerato il favore col quale è stata accolta nel mercato editoriale americano ed oltre i confini. Fin dalle prime battute del romanzo si capisce di avere a che fare con un testo evoluto e una trama ben sviluppata. Si direbbe che Kathleen Barber abbia un proprio stile già definito, originale, perché una delle impressioni immediate è che le sue pagine sono vergini da scopiazzature involontarie e déjà vu narrativi.
Il thriller regala momenti di buona e compiaciuta lettura, nonostante il tema delicato della vicenda, che nasce pur sempre da un delitto, dopotutto.
Il giallo? Eccolo. Qualcosa non va nella vita di Josie Buhrman, giovane libraia sulla trentina. È ancora segnata dalla morte violenta e improvvisa del padre, uno stimato professore universitario, ucciso nella cucina di casa, con un colpo di pistola alla nuca, da un giovanissimo vicino di casa.
Nonostante la saldezza della sua relazione col partner Caleb – al momento in missione umanitaria in Centroafrica – e le soddisfazioni di un lavoro che le piace e la appaga, non ha tuttora elaborato la scomparsa della figura paterna, alla quale era molto legata.
Per la verità, sono più d’una le cose che non vanno. C’è il dolore per la crisi psicologica in cui la madre è caduta dopo la perdita del marito, una depressione al tempo stesso autodistruttiva e sedativa, che sta demolendo la personalità della donna. E tuttavia il grosso delle risposte che Josie cerca di darsi ma non trova viene dalla rottura della simbiosi affettiva con la sorella. Lanie era la più sicura tra le due, estroversa, esuberante, spesso incontenibile. È vivo il ricordo di quando, tredicenne, le si infilava accanto nel letto, chiamandola scherzosamente Josie-Posie. Era il momento delle confessioni intime, quelle che non si devono rivelare a nessuno, quasi tutte a senso unico, dalla gemella a lei.
Un rapporto strettissimo, spezzato dal delitto. Non si vedono e non si sentono da dieci anni.
Come si vede, di problemi la ragazza non ne ha pochi, anche se si sforza di tenerli sotto controllo e di vivere bene col suo Caleb. L’ultima cosa che vorrebbe è ricadere nell’incubo della morte del padre, ma è proprio quello che accade.
Sul treno dei pendolari, coglie una conversazione tra ragazzine che la sconvolge. Una dice all’altra d’essere fan di un podcast di cold case di cronaca nera, uno più intrigante dell’altro. L’ultimo riguarda l’omicidio Burhman. Questo fa scattare Josie.
Poppy Parnell, la giornalista che riapre vecchie indagini giudiziarie, ha un nome da pupa di pezza ma è una trentenne sicura di sé, una donna che non teme di esporsi. Ha preso a cuore la vicenda di Warren Cave, detenuto da quando aveva solo diciassette anni, condannato per omicidio del vicino. Fine pena mai, la sentenza lo ha spedito dietro le sbarre a vita.
Poppy insiste per un riesame in tribunale: a suo avviso, prove deboli sono state considerate indizi circostanziali dall’accusa. Però il giovane aveva un possibile movente, nessuno poteva confermare un alibi e soprattutto qualcuno diceva di averlo visto uccidere.
Warren ricorda solo di essersi appartato in un cimitero, a strafarsi di sciroppo, mentre veniva assassinato il buon professore, amato da tutti, apprezzato dagli studenti, sempre pronto a battersi per una causa giusta.
Papà Burhman non era del tutto al di sopra di ogni macchia, vista la relazione clandestina intrattenuta con la mamma dell’adolescente. Ma il vero macigno sul ragazzo lo aveva fatto cadere un testimone inattaccabile: una delle figlie dell’ucciso, Lanie. Sulle prime aveva detto d’essere addormentata con la gemella nella stanza al piano di sopra, poi aveva cambiato deposizione, sostenendo d’essere scesa verso la cucina in tempo per vedere tutto.
Anche il detenuto Warren è cambiato da allora. Era un ragazzo fragile, esile, ora è un uomo robusto, ha dovuto mettere muscoli in galera, perché dentro o ci si fa rispettare o si subisce. Quello che continua a fare è distogliere lo sguardo da chi ha di fronte.
Una telefonata frulla nella testa di Josie. Una chiamata senza voce, alle tre di notte. Credendolo un contatto difficile con Caleb in Africa, ha detto
“mi manchi tanto”.
Prima di riattaccare l’è sembrato di sentire una voce femminile sussurrare
“anche tu mi manchi tanto”.
Il bivio
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