Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
- Autore: Jonas Jonasson
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2011
Alterno quasi sempre romanzi di spessore a storie frivole, dalle quali non mi aspetto più che leggerezza e risate. Attratto da titolo e copertina, che promettono benissimo, e ipnotizzato dal passaparola, ho comprato ‘Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve’. Era il momento di una boccata d’aria fresca e invece mi sono ritrovato impantanato in 446 pagine di sabbie mobili, anzi immobili.
Il giornalista svedese Jonas Jonasson dà al suo romanzo d’esordio un inizio col botto. Sì, il botto che fa il vecchio Allan Karlsson dalla finestra della sua stanza. Non avendo nessuna voglia di festeggiare il giorno del suo centesimo compleanno insieme ad altri vecchietti e all’arcigna infermiera Alice che li tiene a bada, Allan scappa dalla casa di riposo e si dilegua nel nulla. L’unico luogo in cui non possono riacciuffarlo è la stazione degli autobus. Là incontra un giovane che gli affida per pochi minuti la sua valigia, il tempo di una capatina in bagno. Allan con sé ha solo il pigiama che indossa e pantofole sudice e puzzolenti di urina ai piedi (non riesce mai a evitare che qualche goccia vi finisca sopra), così, pensa che sia un’ottima idea saltare sul primo autobus per una destinazione qualunque, portando con sé la valigia dello sconosciuto, prima di scoprire che al suo interno, invece che scarpe e panni di ricambio, ci sono 50 milioni di corone svedesi in contanti.
Già mi sale un sorriso all’idea delle avventure di Allan, che si riprende la sua libertà nel momento in cui la vita sembrerebbe aver esaurito le sorprese.
Le premesse per una storia scoppiettante ci sono tutte. Scoppiettante nel vero senso della parola visto che Allan ha trascorso una vita a far esplodere ponti, fortezze, a costruire ordigni capaci di far vincere guerre, a condizionare destini mondiali con la sua arguzia talvolta maldestra, ma sempre capace di tirarlo fuori dai guai. Questo emerito sconosciuto Allan Karlsson, che odia la politica e cerca con tutti i mezzi di starne fuori, per una serie di circostanze molto improbabili incontra grandi personaggi quali Franco, Mao, Stalin e Churchill ritrovandosi involontario protagonista dei passaggi che hanno determinato la storia mondiale dell’ultimo secolo.
L’autore ripercorre la vita di Allan intrecciandola alla sua ultima avventura da centenario in fuga in una storia nella storia. Il romanzo parte da un’idea molto buona, ma si perde nelle 446 pagine di rapine, pedinamenti, omicidi, occultamenti di cadaveri, elefanti domestici. Insomma: pare davvero troppo per una vita sola.
Comunque bene se una trama con continui capovolgimenti e colpi di scena come questa fosse sostenuta da una scrittura fluida, veloce, frizzante. Così non è (a questo che mi riferisco quando parlo di sabbie immobili). La scrittura di Jonasson procede a fatica, spesso si arena in lunghe descrizioni con l’intento di preparare il lettore al dialogo fra Allan e il malcapitato di turno, quasi mai efficace come l’autore vorrebbe. Eppure in Svezia ha venduto più di mezzo milione di copie, si è aggiudicato lo Swedish Book Seller Award 2009 (lo stesso che fu di Stieg Larsson) ed è in preparazione un film con un cast internazionale. La domanda è la seguente: che sia un problema di traduzione? Per darmi una risposta dovrei leggerlo in lingua originale, cosa che, collocata nella mia vita attuale, si rivela un’ipotesi francamente più improbabile di quella che vede un solitario contadino svedese progettare la bomba atomica. Eppure…
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
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La traduzione anche secondo me a volte ostacola la storia, personalmente l’ho potuto verificare con libri in lingua inglese, le versioni in italiano non rendevano altrettanto perché il contesto culturale di partenza mancava in Italia e questo conferma quanto difficile sia la professione del traduttore che per il lettore diventa la sua guida in un viaggio interculturale. Può capitare che qualcosa vada storto in viaggio o non per il verso giusto... forse...
Mi piace la tua recensione, complimenti.
Monica
...non metto in discussione le tue capacità di analisi su altri testi, ma su questo, beh...non ci siamo proprio. E’ un romanzo che si legge tutto d’un fiato, scorrevolissimo, mai banale, divertente ed insolito. Certo non stiamo parlando di storia della letteratura, ma di un modo intelligente ed inaspettato di far volare la fantasia...