Il cuoco dell’inferno
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
È dedicato all’amata Ferrara il nuovo romanzo di Andrea Biscaro, l’enfant du pays che ora vive, fantastica e scrive nell’altrettanto suggestiva cornice dell’Isola tirrenica del Giglio, dove esercita le sue attività creative di scrittore, cantautore e ghostwriter. Il titolo è “Il cuoco dell’Inferno”, edizioni Meridiano Zero (novembre 2016, collana I paralleli, pp. 240 pagine, euro 18,00).
Un omaggio a Ferrara, a Gianna Vancini, amica e memoria storica della città, scomparsa di recente, al nonno Aurelio, “che sapeva raccontare” e alla nonna, “che sapeva cucinare”.
Il perché dell’insistenza sull’arte culinaria – il cuoco nel titolo, la capacità della signora Dorina ai fornelli – si capirà immediatamente, in questo ampio tracciato narrativo ispirato dall’amore per la città-gioiello del Rinascimento italiano. Le meraviglie dell’Addizione Erculea, la grande trasformazione architettonica di Ferrara operata dalla Signoria Estense, sono lo scenario di un romanzo che si muove tra storia, fantasia, esoterismo e non poca fantascienza. Una contaminazione irrituale, alla maniera di Andrea Biscaro dopotutto e, stavolta, con una fragranza di fondo, i profumi appetitosi di cucina, valore aggiunto da un Andrea in gran forma. Lo confermano scrittore multitasking i tanti contenuti della sua narrativa, storico-esoterica ed ora anche gastronomica e ucronica: un mix di tempi, di cronache, di mistero, con un tocco di horror, sentori di urbanistica e architettura, storia e astrologia.
La Ferrara proto-cinquecentesca di Ercole I d’Este, papà di Alfonso lo sposo di Lucrezia Borgia (anch’essa “scritturata” nel cast nel romanzo), è tutto un cantiere. Fervono i lavori per rinnovare edifici e strade ed anche quelli per portare in tavola il grande pranzo che inaugurerà il Palazzo dei Diamanti, nel Quadrivio degli Angeli, la nuova costruzione voluta dagli Este, che gli assegnano una posizione chiave nella geometria spaziale "sacra" che hanno commissionato all’architetto Biagio Rossetti. Deve rappresentare proprio il diamante, concentrare e trasmettere l’energia positiva a tutta la città.
Con l’astrologo Pellegrino Prisciani, Rossetti sta riedificando Ferrara secondo un progetto senza paragoni, che cerca l’armonia celeste e lo fa impiegando la matematica e la geometria come strumenti per avvicinare la perfezione di Dio.
Le nuove grandi cucine del Palazzo sono il regno di Cristoforo da Messisbugo, lo Scalco di corte (il capocuoco, anche lui personaggio storico, come gli altri), un vero Maestro, creatore sopraffino di meraviglie del gusto. L’energia adrenalinica di una febbrile ispirazione lo sta guidando nell’allestimento di ben otto straordinarie e complesse portate.
Una grande occasione pubblica in un grande momento per Ferrara: Ercole e Sigismondo d’Este vogliono creare la città ideale, secondo linee legate alle stelle e al cielo. Le esigenze della ricostruzione, dopo l’assedio inflitto da Venezia, stanno avviando tempi nuovi: nuove idee, nuove aperture, un modo nuovo di pensare. Una rivoluzione culturale.
Certo che raccontato così sembra un romanzo storico, condito di buona cucina e di un pizzico di divinazione. Invece è molto di più e di diverso.
L’accelerazione avviene a metà pranzo, quando la quinta portata di vivande è disturbata dall’arrivo di un ex frate, accompagnato da uno scalcagnato assistente. Il singolare religioso dice alle guardie di essere fratello di Messisbugo e di avere acquisito con le sue doti di sensitivo un grande segreto, da rivelare solo al duca e a nessun altro.
Ercole ha fatto nascondere un enorme diamante della sua corona in una delle 8500 bugne, a forma di punte di diamanti, applicate sulla facciata del Palazzo. Posizionata nel punto sapientemente calcolato dall’astrologo di corte, la pietra incorruttibile dovrebbe concentrare energie celesti e influssi positivi sulla città. Qualcuno però ha volutamente ignorato la corretta collocazione astrologica di Prisciani, nascondendo la gemma nel punto sbagliato. O meglio, ha rispettato un’altra "numerazione"... non angelica, ma infernale e maligna.
Sicché, invece di una funzione propiziatoria, finirà per diventare un catalizzatore di sventure. E che disastri! Un’apocalisse demoniaca.
A Ferrara e nel romanzo si scatena l’Inferno. Ha un bel recitare versi il poeta di corte, Ludovico Ariosto: mentre Ferrara corre verso il futuro, nelle coscienze degli uomini si annida ancora il medioevo e i diavoli degli inferi si scatenano in terra padana. Tutti i personaggi subiscono una sorta di trip allucinogeno. C’è chi si ritrova in selve inestricabili, in luoghi aridi, nella m….a, chi è divorato da mostri, chi finisce nel passato, chi nel futuro. La coraggiosa Lucrezia si scontrerà con un reparto di soldati nazisti con le croci uncinate sulla manica, sbarcati da velivoli con le eliche rotanti, mentre la città intorno è devastata da ordigni e la gente viene uccisa.
E dire ch’era cominciato come una mangiata. Un pranzo, per quanto fuori dell’ordinario!!!
Il cuoco dell'Inferno
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