Il fuoco non ha amici
- Autore: Davide Garota
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Casa editrice: Tunué
- Anno di pubblicazione: 2013
I cattivi hanno faccia di topi e ci danno dentro con la droga e coi pugni. I più buoni, buoni non sono, quanto meno non sembrano, non tra campi e controcampi, strisce, pieghe, pagine di un graphic novel nero come una notte senza luna, scaturigine di disagio giovanile negli anni zero. “Il fuoco non ha amici” (Davide Garota, Tunuè, 2013) è un fumetto dalla scorza ruvidissima, con dentro pochi sogni e ancora meno vie d’uscita (attenti al finale però), tirato, disincantato, politically incorrect, duro, fuggito via da una sabato qualunque di un qualunque “buco” geografico italiano, dove i guerrieri della notte sono sputati quelli metropolitani solo nel nichilismo, e nell’attitudine allo sballo, mica nelle opportunità.
Torre Cotogna sono “mattoni scaldati dal sole, dimora di scorpioni e di ceppi di cappero”. Torre Cotogna sono anche tremilacinquecento anime che con un po’ di buona volontà puoi contare una a una, anime in plexiglas, per dirla come il Liga ma solo per il fatto che nessuno le sente; hai voglia a urlare contro il cielo il dolore, la rabbia, l’afasia, il male di vivere: in giro non c’è uno straccio di buon samaritano che voglia, possa, sappia fare qualcosa. Varda è zoppo dalla nascita ma questo, con tutta probabilità, è solo l’ultimo dei suoi problemi, la sua “cru” – fuori e dentro al borgo (oggi mi ha preso con Ligabue) - non se la passa meglio, decisamente no, per il “giro” di Varda lo storpio la vita va così così. Potrebbe andare molto ma molto meglio: come fisico, come lavoro, come soldi, come famiglia, come sogni, come amore. Per sfangarla di un altro giorno, il “fumo” è un’uscita di sicurezza, vanno benissimo alcol & fumo, purché non pesti i piedi ai cattivi con la faccia di topi, che sennò diventano guai seri, soprattutto se non puoi filare via veloce, per via della gamba che non funziona (un po’ come con la tua ragazza, che è persino rimasta incinta) e ti tocca stare a prenderle fino a morirne, dappertutto, quasi grandinasse.
“Sono una persona di fumo. Sfuggevole come il fumo. Soffocante come il fumo. Sono una persona di fumo, perché un fuoco mi brucia dentro. E il fuoco non ha amici”
confessa a un certo punto Varda, raccontandosi al peggio, spiegando il titolo e la prima delle coordinate ontologiche attorno alle quali si snoda questo racconto serrato, quasi di formazione.
Un grafic novel di struttura circolare, ben illustrato e scritto ancora meglio, attraverso una lingua “sonora” da hip hop, che suona, combinando slang giovanile, maledettismo, laconicità, disincanto e poesia. “Comici spaventati guerrieri” riassumeva Benni (in un suo romanzo) qualche decennio fa, con i dovuti distinguo calza a pennello anche ai protagonisti di questo libro: vent’anni è la più crudele delle età, soprattutto se le prospettive di crescere (a immagine e somiglianza di adulti irrisolti) sono meno allettanti che consumare tutto-subito, di bruciare, bruciarsi prima.
Il fuoco non ha amici
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