Il giorno in cui smetterò di dire sì di Nina Lykke

Nella Norvegia raccontata dalla scrittrice Nina Lykke nel romanzo Il giorno in cui smetterò di dire sì, edito da Giunti (2022, traduzione di Alice Tonzig) e vincitore del Brage Prize, si strizza l’occhio alla filosofia danese dello hygge.

Per la protagonista, Elin, sarà un approccio alla vita che la porterà ad analizzare le follie che costellano la sua esistenza, a scindere ciò che è apparenza e perbenismo da ciò che è sostanza e benessere per se stessa.

Elin ha quella che agli occhi di tutti è una vita perfetta: è un medico, sposata con due figli ormai grandi, vive in un quartiere tranquillo di una città norvegese. L’illusoria vita impeccabile di Elin si sgretola nel momento in cui compare nella sua vita Bjorn, l’ex con cui stava prima di sposarsi con Aksel, e da quel momento le menzogne dette per nascondere la relazione clandestina vanno a sommarsi alle bugie dette ad amici e conoscenti per mantenere l’aura di perfezione: in quel momento scoppia una bomba che sconvolgerà le sue certezze.

Elin sarà portata, tramite le confidenze fatte a Tore, lo scheletro che fa parte dell’arredamento del suo studio medico, a mettere nero su bianco cosa è importante nella sua vita e cosa, invece, sono costrizioni fatte per compiacere gli altri. Imparerà a sue spese che per stare bene con se stessi non si può sempre dire di sì.

Il giorno in cui smetterò di dire sì è un romanzo sul tradimento a 360 gradi: verso un marito, i figli, gli amici, i colleghi di lavoro e i pazienti, ma soprattutto verso se stessi, i propri bisogni e i propri desideri.
Con una scritta ironica e con personaggi della porta accanto Nina Lykke riesce a darci uno spaccato molto dettagliato della nostra contemporaneità.