Marco di Tillo è nato a Roma nel 1951, dove vive con moglie, tre figli maschi e un cane femmina. Laureato in Psicologia, ha scritto per molti anni programmi per la Rai e si è occupato a lungo di tv per ragazzi. Per il cinema ha scritto e diretto la commedia Un anno in campagna e il giallo per bambini Operazione Pappagallo.
Ha pubblicato i romanzi d’avventura Il giovane cavaliere, Tre ragazzi ed il sultano e le favole illustrate Mamma Natale e Mamma Natale e i Pirati.
Ha scritto testi per fumetti pubblicati da numerosi periodici italiani. Negli Stati Uniti è uscito il thriller storico The Other Eisenhower. In Italia scrive la serie dei gialli con protagonista l’ispettore Sangermano. Sono già di Arkadia Editore: Destini di sangue (2013), Dodici giugno (2015) e Il Palazzo del freddo (2017).
Da pochi giorni è in libreria Il ladro di Picasso (Edizionicorsare 2018) dedicato ai lettori più giovani, dove l’autore romano narra con ironia e bravura un periodo della vita del grande artista spagnolo. Nell’estate del 1955 Pablo Picasso si trasferisce sulla Costa Azzurra con la sua compagna Jacqueline e tutte le sue opere, centinaia di quadri dal valore immenso, oggetto del desiderio di Henry Bobòt, il più celebre e il più grasso ladro di Francia, soprannominato La Spremuta, per la sua insaziabile voglia di spremute di arance. Abbiamo intervistato Marco Di Tillo.
Marco, perché ha scelto proprio Picasso?
Ho sempre amato Picasso, studiato i suoi quadri e anche la sua vita. Tempo fa mi hanno regalato un bellissimo libro di fotografie scattate dal fotografo americano David Douglas Duncan a Cannes, nella villa dove Picasso si era trasferito nel 1955, insieme alla giovane moglie Jacqueline. Sono immagini di vita quotidiana, molto semplici. L’artista viveva allora un vero momento di grazia, tra l’amore per la sua compagna e una vena creativa straordinaria, che spaziava di continuo dalla pittura alla ceramica, dalla litografia alla scultura. Per di più, proprio in quel periodo, aveva aderito alla proposta del regista Clouzot di riprenderlo al lavoro, mentre dipingeva i suoi celebri quadri “La spiaggia della Garoupe e “I bagnanti”.
Dalle riprese di quell’estate è nato anche il breve film “Le Mystere Picasso”.
Insomma lui viveva in quella villa enorme, circondato dalle sue opere sparse ovunque, in modo disordinato, accatastate in terra, dietro ai mobili, in cucina. E senza alcun allarme a difesa, nessuna protezione. Facile che un ladro, come io ho immaginato, avesse pensato ad un furto, cosa che, in effetti, è davvero avvenuta poi nella realtà, non solo nel mio romanzo.
I giovani lettori amano l’arte e in particolare il pittore spagnolo?
Sono già stato a presentare il libro in alcune scuole e devo dire che i ragazzi mi sono sembrati davvero entusiasti. Ho letto ad alta voce alcuni passi con le buffe vicende narrate nel mio libro che in fondo è una divertente commedia e loro erano davvero incuriositi da questa persona alta più o meno quanto loro e sempre incline al divertimento. Per di più era un artista che sapeva disegnare in maniera incredibile ogni genere di cosa e che, invece, aveva scelto ad un certo punto della sua vita di dipingere come un bambino, in modo così semplice e buffo che non poteva che trasmettere allegria.
I ragazzi hanno apprezzato molto anche i personaggi della storia, come il grassissimo ladro Bobòt, soprannominato La Spremuta perché beve litri di aranciate ogni giorno e lo stupidissimo ispettore della polizia francese Leonard Fusè, che non ne azzecca mai una che sia una. Da quando c’è lui a fare le indagini, per i ladri è una vera festa.
È più congeniale il genere giallo o scrivere per i bambini?
La mia vita di scrittore è sempre andata parallelamente, un po’ verso gli adulti, un po’ verso i bambini. Ho scritto per più di vent’anni programmi televisivi per la Rai e la metà più o meno li ho spesi alla tv dei ragazzi. Così come i libri. “Il giovane cavaliere” (Einaudi) ha per protagonista un ragazzo di undici anni nella Firenze dei Medici e ha venduto moltissime copie alcuni anni fa. Poi ho scritto testi per fumetti, fiabe illustrate, romanzi d’avventura.
Nello stesso tempo ci sono stati anche i gialli, tra cui quelli della serie dedicata all’ispettore laico-consacrato Marcello Sangermano. Ma i ragazzi tornano comunque sempre nella mia vita, sarà che sono padre di tre figli e le prime storie le raccontavo proprio a loro, per farli addormentare la sera. Adesso sto pensando a degli albi illustrati con protagonisti due ragazzini di sette anni. Spero di riuscire a far divertire i ragazzi anche in questa nuova impresa.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Il ladro di Picasso": intervista all’autore Marco di Tillo
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