Immagine di copertina Credits: Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Chi sogna arriva prima di chi pensa.
Nel suo monologo di apertura della 73esima edizione del Festival di Sanremo Roberto Benigni ha composto un elogio ai sognatori, ai visionari, ai musicisti, agli artisti che hanno il merito di tutelare il bene più prezioso: la libertà d’espressione, citata nel 21 esimo articolo della Costituzione italiana.
Ciò che ammiriamo - da sempre e per sempre - in Roberto Benigni è la passione traboccante che è capace di infondere in ogni singola parola da lui pronunciata. Eccolo di nuovo sul palco dell’Ariston con gli occhi che brillano, i capelli arruffati, le mani che impazziscono in un turbinio di gesti, mentre saltella irresistibilmente da una parte all’altra come un novello Pinocchio.
L’appassionato inno alla libertà, al sogno e all’arte di Benigni è stato uno dei momenti più intensi della prima serata sanremese, accompagnato dallo sguardo commosso e protettivo del Presidente Sergio Mattarella che sembrava sottoscrivere, nel silenzio, ogni parola.
Uno dei termini più ricorrenti nel monologo di Benigni è stato la parola “sogno”, che sembrava riecheggiare un profondo pensiero del poeta Danilo Dolci:
Ciascuno cresce solo se sognato.
Proprio sul sogno e il potere dell’immaginazione l’attore e regista ha fondato i presupposti della propria oratoria che ha toccato, obbedendo ai principi dell’ars ciceroniana, anche temi politici. Nel celebrare il 75esimo anniversario della Costituzione Italiana Benigni l’ha definita “un’opera d’arte” creata da uomini visionari.
Nel suo discorso possiamo leggere un elogio alla libertà e alla capacità liberatoria dell’arte: ha citato Federico Fellini, Domenico Modugno, affiancandoli ai padri costituenti, perché per creare qualcosa di grande bisogna, innanzitutto, avere la facoltà di sognare e di immaginare.
Benigni insomma non si è limitato al puro testo scritto, ovvero alla lettura della Costituzione della Repubblica Italiana, ma ne ha fornito una mirabile esegesi.
Scopriamo i temi cardine del suo monologo.
Il monologo di Roberto Benigni a Sanremo 2023: i temi affrontati
Benigni ha fondato il proprio discorso sulla forza dell’immaginazione ma, soprattutto, sul potere rivoluzionario delle parole. Per intrecciare il Festival di Sanremo al discorso costituzionale si è servito della citazione di un grande regista, Federico Fellini: uomo sensibile e di fine intelletto che aveva percepito le potenti vibrazioni insite nell’arte.
La musica è pericolosa, diceva il grande Federico Fellini, le sue radiazioni possono essere letali. Anche la nostra Costituzione è musica, è un’opera d’arte.
La Costituzione è legatissima con l’arte perché la Costituzione è un’opera d’arte, legata alla libertà e alla dignità dell’uomo. Ogni parola sprigiona una forza evocativa rivoluzionaria.
La stretta correlazione tra diritti dell’uomo e libertà è stata il presupposto del discorso che ha celebrato la capacità del testo scritto di porre un argine contro l’odio e la violenza. La Costituzione, ha spiegato Benigni con un’ossimorica espressione poetica, è nata dal “sogno fabbricato da uomini svegli”.
Paragonando metaforicamente il testo costituzionale a una canzone, l’attore ha intonato la celeberrima Volare di Domenico Modugno che identifica gli italiani più dell’Inno di Mameli:
Penso che un sogno così non ritorni mai più.
Dopo aver sottolineato le qualità stilistiche del testo costituzionale - dicendo che è scritto con un linguaggio chiaro, elementare, accessibile a tutti - Benigni non ha mancato di affrontare i temi caldi - anzi scottanti - del nostro presente. Come la guerra in Ucraina; a questo proposito ha ricordato l’articolo 11 della Costituzione che ha scatenato un boato nel pubblico.
L’Italia ripudia la guerra.
Nessun paese, ha rimarcato Benigni, secondo questa regola dovrebbe invadere un altro paese. Dunque il testo che i padri costituenti ci hanno regalato è un breviario utile per affrontare il futuro con gioia e speranza. Un mondo migliore è scritto tra le righe della Costituzione e, per rimarcare il concetto, il regista premio Oscar per La vita è bella ha scelto di citare il proprio articolo preferito, l’articolo 21.
Roberto Benigni e l’articolo 21 della Costituzione
Tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero.
Benigni ha illustrato l’articolo 21 della Costituzione Italiana come il pilastro della libertà.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
La libertà d’espressione deve quindi essere intesa come diritto fondamentale di tutta l’umanità. Rimarcando questo concetto l’attore ha dato un affondo a una società repressiva che nega i diritti, come quello di manifestare liberamente. Non è mancato il riferimento all’oscurantismo del potere fascista che oggi pare ancora covare, mai sopito, sotto le ceneri.
Teniamocelo stretto questo diritto continuamente minacciato, vituperato, provocato; perché è quello che ci rende umani. Citando un solo articolo Benigni ha toccato un’infinità di temi identitari, sociali, politici. Ha rimarcato l’ingiusta condanna degli oppositori del regime che sono stati incarcerati in altri paesi del mondo: potremmo ricordare, a questo proposito, la scrittrice turca Pinar Selek o la difficile situazione vissuta dalle donne in Iran.
Sottolineando la necessità di apprendere la “lezione del passato” per costruire il futuro (il che sembra riecheggiare l’espressione “Siamo come nani sulle spalle dei giganti” di Bernardo di Chartres), Benigni ha lanciato un monito, un avvertimento: tutto ciò che abbiamo ci può essere tolto da un momento all’altro, per questo è importante ricordare le parole scritte nella Costituzione, celebrarle, onorare la giustizia che è da loro espressa.
Le parole finali sono state un grande omaggio al Presidente Mattarella, l’uomo che oggi più di tutti è posto come supremo difensore della nostra Costituzione e riveste un compito di primo piano nel tutelare i diritti di tutti i cittadini.
Tra i padri costituenti Benigni ha ricordato in particolare Bernardo Mattarella, il padre del Presidente. E quindi, rivolgendosi a un commosso Sergio Mattarella seduto nel suo palco di velluto al fianco della figlia Laura, ha aggiunto con affettuosa ironia:
Lei e la Costituzione avete avuto lo stesso padre, possiamo dire che la Costituzione è sua sorella.
Ma forse oggi potremmo dire che la Costituzione è la sorella di tutti noi. Grazie per avercelo ricordato, Roberto, e per aver rimesso infine nelle nostre mani la possibilità di realizzare la speranza e la giustizia di un mondo migliore.
Ancora una volta è stata la parola “sogno” a concludere il discorso, la stessa con cui tutto era iniziato, per ricordarci che la creazione inizia proprio da lì, dall’immaginazione.
Loro hanno tracciato la via e ci hanno lasciato una sola cosa da fare: far diventare questo sogno realtà.
Il monologo di Roberto Benigni a Sanremo 2023: il video
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