Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki ha vinto il Premio Oscar come Miglior film di animazione. L’opera, giunta a dieci anni di distanza da Si alza il vento, è considerata il “testamento artistico” del regista giapponese.
Sapete che il film è tratto da un libro che Miyazaki lesse da bambino? Si tratta del romanzo di Genzaburō Yoshino, scritto nel 1937 e pubblicato dalla casa editrice Shinchosha. In Giappone è considerato da tempo un classico per l’infanzia, letto persino nelle scuole, ma ha ricevuto una traduzione internazionale solo di recente con l’edizione inglese intitolata How do you live? che ha ispirato l’italiana E voi come vivrete? (edita da Kappalab nel 2019).
Hayao Miyazaki oggi ha ottantatré anni e ha dichiarato che voleva che il suo ultimo film - premiato con l’Oscar - fosse ispirato al suo libro preferito di quando era bambino. Una maniera commovente di chiudere una luminosa carriera.
Alla serata di gala Miyazaki non era presente, ha seguito la cerimonia dal suo ufficio e, in seguito, ha chiesto non una ma ben tre statuette per dividere la vittoria con i suoi collaboratori.
Scopriamo di più sul libro di Yoshino che ha ispirato il grande maestro del cinema giapponese Hayao Miyazaki.
“E voi come vivrete?” Il libro che ha ispirato il film di Miyazaki
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Il ragazzo e l’airone di Miyazaki è stato interamente disegnato a mano ed è risultato di sette travagliati anni di produzione. Il titolo originale del film è Kimi-tachi wa dō ikiru ka, ma è stato riproposto sul mercato occidentale come Il ragazzo e l’airone voluto dallo Studio Ghibli, che tuttavia non ci restituisce la forza della domanda originale: E voi come vivrete?
L’opera sembra essere una summa del lavoro di Miyazaki come regista, che ripropone una sintesi dei temi da lui toccati nei suoi lavori precedenti: dal rapporto con la figura materna alla potenza immaginifica sino alla riflessione privata sulla vita e sulla morte. Il film doveva essere una dedica di Miyazaki al nipote e alle generazioni future, ma in seguito è diventato un omaggio del regista al suo maestro, Isao Takahata, il co-fondatore dello Studio Ghibli scomparso nel 2018.
Il ragazzo e l’airone è ispirato al libro di Genzaburō Yoshino, ma non ne ripercorre fedelmente la trama; anzi, nel film di Miyazaki troviamo un riferimento proprio al libro di Yoshino come oggetto, infatti viene donato al protagonista dalla madre in punto di morte perché possa essere per lui una guida, un faro capace di illuminare i suoi passi.
Il romanzo di Genzaburō Yoshino si configurava soprattutto come un inno alla libertà; non a caso fu scritto in un’epoca, gli anni venti-trenta del Novecento, in cui si assisteva all’avanzare drammatico dei totalitarismi. L’intento dello scrittore era quello di infondere nelle nuove generazioni un’idea positiva di progresso, un’ideologia reazionaria che potesse sconfiggere il nazionalismo imperante. Il film di Miyazaki fa proprio questo messaggio, introducendovi una riflessione - se possibile - ancora più profonda sulla vita e sulla morte.
“Il ragazzo e l’airone” di Miyazaki vince il Premio Oscar “Miglior film d’animazione”
“Il ragazzo e l’airone” di Miyazaki: le differenze tra il libro e il film
Quali sono le principali differenze tra il libro di Yoshino e il film di Miyazaki? Il regista, come vedremo, si è solo ispirato al libro da lui letto da bambino e lo ha adattato sul grande schermo a proprio modo, cogliendone soprattutto la linea narrativa essenziale, ovvero l’essere una “storia di crescita”.
E voi come vivrete? di Genzaburō Yoshino racconta la vicenda di Junichi Honda, detto “Coper” abbreviazione di Niccolò Copernico per la sua curiosità, un ragazzo orfano di padre che viene mandato a vivere dallo zio perché la madre è incapace di mantenerlo. Il saggio zio ben presto diventerà una sorta di “tutore spirituale” del ragazzo e gli racconterà una storia al giorno in cui sarà racchiusa una morale e una sorta di “visione del mondo”. Nel finale sarà il ragazzo a rispondere allo zio e, in conclusione, rivolgerà la stessa domanda posta nell’incipit, interrogando direttamente il lettore: “E tu come vivrai?”.
Miyazaki non riscrive sullo schermo la storia Genzaburō Yoshino, ma in un certo senso si appropria della sua domanda e trasforma il libro in un talismano che il suo protagonista, Mahito, tiene stretto per meglio comprendere il mondo. Il libro di Yoshino è l’eredità che la madre lascia al figlio e acquista quindi un significato peculiare nel corso della pellicola. Quando Mahito, dopo la scomparsa della madre, si perde nell’abisso del dolore e inizia a compiere anche gesti estremi, ecco che il libro rappresenta un monito e sembra custodire il ricordo della madre defunta. Nella seconda parte della pellicola, come accade sovente nei film di Miyazaki, assistiamo a una sorta di sdoppiamento tra mondo reale e mondo fantastico e la narrazione prende una piega onirica e simbolica assente nel libro. Mahito sceglie di seguire l’airone che lo trasporta in una realtà quasi metafisica dove tutto assume un significato allegorico, diventa un simbolo. Quando giunge nel nuovo mondo, il protagonista passa accanto a una tomba - non viene spiegato chi vi sia sepolto - ma molti intuiscono in quel riferimento un omaggio di Miyazaki al suo maestro, Takahata, mentre altri sostengono che l’essenza di Takahata appartiene all’airone che accompagna il ragazzo durante il suo viaggio.
Il mondo fantastico ideato da Miyazaki - nel quale le anime si preparano alla vita - è stato paragonato all’immaginario dantesco ed è un regno nel quale il regista libera il proprio intero universo creativo: pensiamo anche ai numerosi riferimenti pittorici, come i quadri Magritte o l’immagine della tomba che sembra essere un calco de L’isola dei morti di Arnold Böcklin.
“Il ragazzo e l’airone”: il significato del film di Miyazaki
Nella seconda parte del film Il ragazzo e l’airone Hayao Miyazaki ha condensato la propria cosmogonia spirituale, che è custodita anche in quel libro letto da bambino: l’opera di Genzaburō Yoshino che ha contribuito a formare il piccolo Miyazaki, rendendolo l’uomo - e il regista - che sarebbe diventato.
Nel finale infatti è condensata la stessa morale dell’opera di Yoshino: l’avventura fantastica ha lo scopo di illustrare al protagonista il significato della vita come tragitto, come percorso.
Nel mondo parallelo Mahito ritrova la madre giovane, ma si rende conto che non può salvarla; è lei stessa a farglielo capire, dimostrandogli che il passato non si può cambiare e tuttavia è la lezione, il fardello, che le generazioni precedenti lasciano a quelle future come un carico di gioie e dolori, di vittorie e sconfitte. Miyazaki attraverso Il ragazzo e l’airone ci presenta un viaggio nel concetto complesso, stratificato, in perenne divenire, di identità illustrando esattamente l’opposto del classico “viaggio dell’eroe” da manuale. Si scopre che l’ideatore di quel mondo fantastico è il prozio di Mahito che farà infatti la sua comparsa illustrando al nipote l’equilibrio di “tredici tasselli” sul quale si regge quella realtà parallela; un’eco del dialogo profondo intessuto tra zio e nipote nella storia di Genzaburō Yoshino.
Proprio come il libro a cui è ispirato anche il film intende dare ai suoi spettatori un principio etico da seguire, una visione del mondo, una via salvifica per uscire dalle paludi del dolore e dall’inconcepibile irreversibilità di un lutto. Il regista giapponese tuttavia si astiene dal rispondere in maniera diretta alla domanda: E voi come vivrete? si limita a riproporla allo spettatore, proprio come aveva fatto in precedenza il suo scrittore preferito.
Nel suo ultimo film, Miyazaki ha voluto trasfigurare la propria storia che passa anche attraverso quella di un libro, come in un gioco ininterrotto di scatole cinesi; la dimostrazione che noi siamo fatti di storie, tutte quelle lette, ascoltate, assimilate nel corso della nostra vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il ragazzo e l’airone”: qual è il libro che ha ispirato il film premio Oscar di Miyazaki
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