Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente
- Autore: Antonio R. Damasio
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2012
A meno di non volere impantanarsi nel vicolo cieco del creazionismo, l’interrogativo andrebbe rovesciato: piuttosto che sul “cos’è” la coscienza, dovremmo interrogarci sul “come” la coscienza è venuta a formarsi (quindi - in secondo luogo - affrontare il tema del “sé”, senza il quale è impossibile parlare di coscienza).
La questione è ampia, trasversale a disamine multidisciplinari: qualora vi saltasse il ghiribizzo di affrontarla con “metodo” scientifico, ho sottomano il saggio che fa per voi, appena uscito per la “Biblioteca Scientifica” di Adelphi, dal titolo “Il sé viene alla mente”. A firmarlo è Antonio Damasio, professore di Neuroscienze, Psicologia e Neurologia, alla University of Southern California di Los Angeles: un’autorità nel campo, chiamato ad illustrarci in 463 pagine fittissime, genesi, sviluppo e relative implicanze etico/filosofiche della così detta coscienza.
La coscienza è un concetto spesso, ancora oggi, sovrapposto a quello di “anima”: la rivoluzione copernicana che muove dalle neuroscienze anche attraverso gli studi di Damasio riconduce, al contrario, la nozione alla sua matrice biologico-cerebrale (si pensi all’incidenza di amigdala e corteccia prefrontale nella formazione delle scelte morali e dei processi decisionali). Ne “Il sé viene alla mente” la disamina si integra a ulteriori sequenze: prima fra tutte quella che individua nelle emozioni primordiali (piacere/dolore) i ponti connettivi tra proto-sé e sé. Provo a semplificare ulteriormente: la costruzione evolutiva dei sentimenti umani è stata mossa dalle reazioni di avvicinamento/allontanamento (a oggetti o altri organismi) in risposta a sensazioni di piacere/dolore. In principio, dunque, sarebbero impulsi e motivazioni, quindi vengono le emozioni: il miracolo naturale della regolazione sentimentale attraverso gioia, sofferenza, pietà, timore: in parole poverissime tutto ciò che va sotto il nome di coscienza.
Ritorno al quesito di partenza: accertata la natura empirica del concetto, perché continuare a interrogarci sulla sua formazione? Nella circostanza la risposta di Damasio risulta triplice: per curiosità (l’uomo resta un animale curioso); per studiare alcune malattie; per approfondire ulteriormente i meccanismi che regolano cultura e società. La coscienza (ci) serve, infatti, per disciplinare i rapporti con l’ambiente con cui entriamo in relazione. Ogni comportamento è dunque un atto culturale, con buona pace di chi si ostina a inventare significati oltremondani al nostro essere al mondo. E del resto lo cantava anche Battiato: “la fantasia dei popoli che è giunta fino a noi non viene dalle stelle” (se mi passate, in ultimo, l’estrazione poco accademica della citazione).
Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente
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