Il segreto cristiano delle fiabe
- Autore: Attilio Mordini
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2007
Storico collaboratore della rivista L’Alfiere e di altre testate di ispirazione cattolica, Attilio Mordini (1923-1966) è stato un autore che ha dedicato molti studi all’analisi dei simboli.
In questo ambito Il segreto cristiano delle fiabe, una raccolta di suoi scritti pubblicata nel 2007 dalla casa editrice Il Cerchio, va considerato uno dei suoi lavori più affascinanti.
Questo piccolo libro rappresenta uno di quei casi particolari in cui la brevità del testo è inversamente proporzionale alla mole di informazioni che il lettore si trova a ricevere.
In verità Il segreto cristiano è un titolo riduttivo, poiché Mordini esplora la storia delle religioni a 360 gradi ricercando confronti con i miti nordici e quelli classici, con la sapienza indiana ed israelitica, e lo fa con uno stile degno di Mircea Eliade.
Non sono pagine per tutti, una frase apparentemente tagliente come:
La pazzia e la demenza sono di solito gli esiti di chi si accosta alla Sapienza senza esserne qualificato.
Può apparire dura, incomprensibile, per chi non conosca il senso che queste parole possono assumere nella cultura ebraica. Qui Mordini è così: a volte spiega dei concetti creduti semplici dai più e spalanca mondi sconosciuti, altre volte esprime con poche righe delle considerazioni che alludono a sistemi labirintici.
Se comunemente oggi la fiaba di Cappuccetto Rosso può venire liquidata come “un racconto esemplare che insegna che non bisogna dare retta agli sconosciuti”, il nostro ci rivela che:
Il senso più profondo della fiaba di Cappuccetto Rosso è dunque quello di un momentaneo sopravvento del non essere sull’essere, delle tenebre sulla luce, del male sul bene, simile al sopravvento di Fenrir sugli Asi nel crepuscolo degli dèi per i germanici; e, nella versione dei fratelli Grimm, il cacciatore, che con la sua scure sventra il lupo, è anche figura della redenzione finale e del trionfo del bene e dell’essere.
La fiaba può essere figlia del mito:
Quando il linguaggio simbolico non è mero arbitrio individuale (e in tal caso non può nemmeno dirsi a rigore linguaggio, in quanto privo d’ogni parvenza d’universalità) è polivalente; vale a dire che ciascun elemento, pur avendo una sua coerenza nel contesto del mito, è ricco di un numero indeterminato di significati, tutti validi e tutti complementari tra loro, a seconda del piano della realtà sul quale lo stesso mito viene considerato.
Lo studioso scandaglia La bella addormentata nel bosco, Cenerentola, Il gatto con gli stivali e altri capolavori della cultura popolare, per lungo tempo tramandati oralmente, con una base solida di ricerca e un approccio appassionante; ci mostra come queste storie intramontabili possano contenere preziose lezioni spirituali e riflessioni sulla nostra umanità.
Ma arriva sino a fiabe moderne come l’enigmatico Pinocchio e due pellicole di Bergman: Il Settimo Sigillo (1957) e La fontana della Vergine (1960), fatto che riconferma la curiosità eclettica dello scrittore.
Il risultato delle indagini è un invito a meditare sul potere delle storie e sulla loro inaspettata capacità di trasmettere valori mediati dall’evoluzione delle tradizioni attraverso i secoli.
Il segreto cristiano delle fiabe
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