Il viaggio delle bottiglie vuote
- Autore: Kader Abdolah
- Casa editrice: Feltrinelli
“[…] un esercito di bottiglie vuote […] Raccontano i fatti e i segreti degli uomini di questa casa che non ci sono più, ci ho aggiunto anche le mie bottiglie. Anch’io tra poco dovrò lasciare questa casa.” (Pag. 70)
Kader Abdolah fuggì dall’Iran nel 1985 per la sua opposizione ai nefandi risultati controrivoluzionari dell’Ayatollah Khomeyni. Approderà, dopo una sosta in Turchia, in Olanda.
Il suo è un esempio particolare, perchè, nonostante il profondo amore per la patria, Kader Abdolah compirà lo sforzo notevole di cercare di arrivare all’integrazione massima, accettando la sfida dell’impassibile popolazione olandese:
“I vicini ci passavano accanto come se non esistessimo. Come se non ci fosse nessuno straniero nella loro strada. Neppure io li guardavo … “ (Pag. 11)
Per riuscirci si dedicò con impegno smisurato allo studio dell’olandese.
Il risultato è esemplare, tanto da trasformarsi in uno scrittore iraniano di lingua nederlandese, un esempio di multiculturalismo, inteso come riconoscenza delle diversità culturali e di una comunicazione intensa fra tutti gli attori della vita.
In questo dialogo, anche i silenzi dello scrittore sono penetranti ed emergono con immagini potenti e poetiche nel libro Il viaggio delle bottiglie vuote (Feltrinelli, 2008).
Il romanzo narra di Bolfazl, un iraniano cui è accettata la richiesta di asilo politico in Olanda.
Con la famiglia arriva in un paese sul fiume IJssel ed è alloggiato in una casa, il cui dirimpettaio è l’olandese René.
Incontra un ambiente freddo e un’accoglienza distaccata. D’altronde pure i desideri di Bolfazl di capire e comprendere sono irrilevanti; sarà solo René ad aprirgli uno spiraglio umano.
Del vicino la prima entità vista – sconvolgendolo – è il pene.
Nel giardino René sta sdraiato nudo a prendere il sole. Bolfazi casualmente scorge l’organo maschile. Nell’iraniano si accende un sommovimento intenso. Il profugo non ha mai visto un uomo nudo – salvo forse, da bambino, quello del pedofilo del suo villaggio iraniano – ma quel pene penzolante è uno sproposito, è un segno di una diversità, di un mondo inconcepibile.
Il romanzo parte dall’olandese nudo e dallo sconvolgente subbuglio provocato. Non era solo un pene, è una rottura intellettuale. Bolfazi comprende, nell’attimo di quell’occhiata sfuggente, l’eterogeneità fra le due culture. È il mezzo più angosciante di comprenderlo, perché mai avrebbe visto un uomo nudo in Iran, per di più gironzolare tranquillo e orgoglioso nel giardino: “Eravamo precipitati di colpo da una cultura in cui tutto succedeva dietro le tende a una società seminuda.” (Pag. 19)
Inizia un confronto fra civiltà, una scoperta reciproca di una complessità, di sottile emarginazione, fino alla liberazione con uno scoppio d’intenso dialogo.
Infatti, i due diventeranno amici, nonostante le distanze.
Il romanzo ha una struttura a tre livelli paralleli.
L’incontro olandese con l’amico René, la storia di René e il passato iraniano dell’esule.
Ci si muove con molta cautela su queste linee, spostandosi con armonia da un momento altro. Mai c’è una prevaricazione strutturale.
Tutto parte dall’Iran. La nostalgia è forte; il ricordo degli avvenimenti della famiglia, degli amici, del paese è sempre presente.
Il passato è il vincitore perché è ricordato, mai rimpianto.
Sugli episodi della vita precedente lo scrittore costruisce solide fondamenta per la vita attuale.
Il linguaggio è a effetto, usa frasi sospese, bloccate senza una fine. Questi pensieri lasciano intravvedere una storia, senza entrare mai nel dettaglio.
La storia di Bolfazl si manifesta con emotività, mai apparendo nella sua realtà.
Noi sbirciamo, senza avere una visione completa.
Arriva poi il ciondoloso pene scoperto di René.
Il tumulto lo lascia attonito, non sarà in grado di mantenere un filo logico.
Nella sua ingenuità quella scoperta non rappresenta solo un nudo, ma il nascere di una curiosità verso René e la sua vita, totalmente diversa dalla propria.
Eppure una somiglianza umana c’è, entrambi hanno un disagio profondo e depressivo.
È il loro malessere a unirli, arrivando a una profonda amicizia:
“ … René. Si sentiva solo. Io mi sentivo abbandonato.” (Pag. 25)
Lo scrittore ha una mente e una scrittura alternante fra presente e passato. Il mondo attuale è una ricerca ossessiva a conoscere, comprendere le parole e il significato dei dialoghi della nuova lingua.
Il ritmo letterario è identico.
Da una parte si aggrappa ai ricordi del passato:
“Perché chiami così spesso tua madre? Ascolta, ragazzo! Devi chiamare le donne una volta sola e poi lasciarle in pace. Se vogliono vengono da sé” (Pag. 38); dall’altro si aggancia al nuovo mondo studiando l’olandese, compito da cui non vuole assolutamente essere distratto, nessuna parola deve essergli ignota.
Bolfazl trova in René il suo alter ego olandese, nasce un’empatia con lui perchè comprende la sua sofferenza, inesistente agli occhi di un estraneo.
Allora lo scrittore si avvale di un altro linguaggio, quello del sognatore.
La vita precedente si affievolisce e la ragione svia, inventa un mondo separato – per difesa – e su quel pianeta artificiale edifica la nuova vita.
Il passato sta per essere dimenticato, la famiglia si è completamente distaccata. La moglie è stanca del marito, vuole avere nuove amicizie olandesi, vuole avere un lavoro. I ricordi del consorte l’hanno spazientita. Lei non vuole costruire un confronto fra culture, lei vuole essere olandese:
“C’è qualcosa dentro di me che sta cancellando i miei ricordi lontani.” (Pag. 76)
La frattura appare con un parallelismo fra passato e presente.
“Mamma, perché mio padre non torna più a casa?” (Pag, 54)
La corrispondenza nasce perché il padre sparisce, e pure René improvvisamente svanisce; nessuno conosce dove sia e il motivo della fuga.
Lo scrittore si confessa in una frase autoreferenziale : “Essendo un esule creo strane relazioni fra le cose. O meglio, cerco analogie tra gli avvenimenti. … cercare una parabola nel mio passato.” (Pag,. 57)
La struttura ha una progressione: passato e presente, realtà e sogno, Iran e Olanda.
Il vuoto nell’animo dell’iraniano aumenta. Diventa totalmente sognatore e visionario, parla da solo, si estranea, nessuno lo ascolta più; la famiglia lo emargina. Il lavoro emotivo di amalgamazione avviene, con tanta difficoltà.
Arrivano dei nuovi desideri, nuove amicizie, come il nuovo vicino Jacobus e la moglie di René, Mary Rose.
La scrittura del romanzo è breve, concisa, non si sofferma sugli aspetti psicologici classici, preferisce girare intorno ai personaggi, utilizzando il già citato passato/presente e le storie fumose della patria.
Per renderlo più intenso si avvale di interruzioni improvvise, gettando il ricordo nel panico e avviando il meccanismo di autodistruzione.
Il passato sta sparendo, le bottiglie del dolore dei suoi antenati iniziano il viaggio nel fiume iraniano, simmetrico al fiume olandese del IJssel.
Il libro, scritto in prima persona, rende in modo drammatico il tema dell’immigrazione.
Ma Kader Abdolah, non è serioso, si concede – nei collegamenti e nei parallelismi – delle digressioni umoristiche.
Il pene intravisto di René si trasforma materialmente nel fallo di gomma con cui si sollazzava René. Il dildo appare all’improvviso, contemporaneamente alla scomparsa del suo padrone. Bolfazl lo respinge con un calcio dalla strada su cui sostava, indifferente dal sogghigno e dagli sguardi ironici dei passanti: “… ma quel coso … Apparteneva agli olandesi.” (Pag. 65)
Lo sforzo notevole dello scrittore è ripagato da questo libro.
Il dialogo ha vinto. Ha acquisito il nuovo linguaggio, e ha aggiunto le parole alle vicende della sua infanzia. Lo straniamento è ovvio; straniero in patria e straniero nella nuova patria; non è uno sconforto è un nuovo modo di essere e di vivere.
L’immigrato è un nuovo gruppo sociale, specifico, reale. Alcuni si lanciano nel dialogo e nell’accettazione reciproca delle due sorgenti culturali:
“Abbasso il mio passato,” gridai.
Ma chi sarei stato senza i ricordi della mia terra natale?” (Pag. 75)
Il viaggio delle bottiglie vuote
Amazon.it: 16,14 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il viaggio delle bottiglie vuote
Lascia il tuo commento