La casa editrice milanese Adelphi nella collana Biblioteca Adelphi pubblica “Keyla la rossa” (titolo originale Yarme and Keyle, a cura di Elisabetta Zevi, traduzione di Marina Morpurgo, pp. 304, euro 20,00) ultimo romanzo finora inedito del grande scrittore yiddish Isaac Bashevis Singer (Leoncin, 14 luglio 1904 - Miami, 24 luglio 1991), Premio Nobel per la Letteratura 1978.
È il ritratto, appartenente a una collezione privata, di Giovane donna seduta di profilo (1914) di Félix Vallotton, la perfetta copertina del romanzo apparso per la prima volta a puntate, con cadenza bisettimanale, tra il 9 dicembre 1976 e il 7 ottobre 1977 su Forverts, quotidiano yiddish di New York.
Alla ventinovenne “Keyla la rossa”, “per via della chioma fiammeggiante”, nessuno resiste: né il trentaduenne marito Yarme - un seducente avanzo di galera -, né il giovane e fervido Bunem Mendel, dai grandi occhi azzurri, destinato a diventare rabbino come suo padre Reb Menahem Mendel e nemmeno l’ambiguo Max lo Storpio, ex compagno di cella di Yarme nella prigione dell’Arsenale. La prosa del prolifico autore polacco naturalizzato statunitense, in questa occasione mostra il “lato oscuro” di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente mitico e magico. Infatti, “Keyla la rossa” parla in modo esplicito della tratta, per opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che dagli “shtetl” (villaggi o piccole cittadine dell’Europa Orientale con forte percentuale di popolazione ebraica), venivano mandate a prostituirsi in Sudamerica.
Alle turbinose vicende dei quattro protagonisti (e dei numerosi, pittoreschi comprimari) fa da sfondo, all’inizio, la vita brulicante e maleodorante del ghetto in cui la comunità ebraica di Varsavia viveva in condizioni di estrema miseria, e poi quella, non meno miserabile e caotica, delle strade di New York in cui si ammassavano gli emigrati nei primi decenni del secolo scorso descritti dalla mano felice dell’autore di “La famiglia Moskat” (1950).
Nell’archivio Singer, custodito ad Austin presso l’Harry Ransom Humanities Center dell’Università del Texas, si conserva, oltre al manoscritto in yiddish (è presente all’inizio del volume la fotografia della prima pagina del citato manoscritto) e al testo pubblicato su Forverts, il dattiloscritto della traduzione inglese, eseguita probabilmente nel 1978 dal nipote Joseph Singer (figlio di Israel Joshua). Dobbiamo agli eredi la possibilità di dare finalmente alle stampe questo magnifico romanzo, sinora apparso solo nella traduzione ebraica, infatti, l’edizione in volume non vide mai la luce.
“Prima di morire bisogna vivere”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria “Keyla la rossa”: un romanzo inedito di Isaac B. Singer
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