“Quando” (Rizzoli, 2017, collana La Scala, pp. 320, euro 18,50) è il nuovo romanzo di politica e d’amore, che fa comprendere al lettore come eravamo e come siamo diventati. Il libro è firmato da Walter Veltroni, nato a Roma il 3 luglio 1955, giornalista, scrittore e politico: in quest’ultima veste ha avuto diversi incarichi come Vicepresidente del Consiglio, segretario del PD, sindaco di Roma e candidato Premier alle elezioni politiche del 2008.
“Mi viene da piangere. Se Berlinguer muore, finisce tutto”.
In “Quando”, dedicato “A Flavia, quella vera”, sfila la storia d’Italia degli ultimi decenni, raccontata dallo sguardo incredulo di Giovanni, militante del PCI, che si risveglia trent’anni dopo i funerali di Enrico Berlinguer, a pochi giorni dalla débâcle elettorale del PD in Sicilia. Quindi Giovanni, ma soprattutto la dirigenza del partito
“deve interrogarsi su cosa c’è di salvabile nella sua traduzione politica italiana dopo la sciagura della scissione che ha infranto il mito fondativo del PD come casa di tutti i riformisti”
come ha scritto Ezio Mauro su Repubblica nel suo editoriale dello scorso 7 novembre intitolato La sinistra che non c’è.
La trama del libro
“Non è finita la voglia di cambiare le cose, vero Giulia? Ora non siete tutti addormentati come ero io, vero Giulia? Ora che sono sveglio, non voglio restare di nuovo da solo. Dimmi che non è finito tutto, Giulia. Ti prego, dimmelo”.
Giovanni aveva vent’anni quando la sua vita si era interrotta. L’ultimo ricordo, prima dell’incidente, parte da lontano. Roma, Piazza San Giovanni, 13 giugno 1984. Insieme al padre Ettore e alla fidanzata Flavia, Giovanni stava partecipando al dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, mitico segretario del PCI. Alle esequie, presente l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, partecipa più di un milione di persone. Bandiere rosse, pugni chiusi e una commozione sincera, diffusa, sono i segni distintivi di una giornata che ha segnato un’intera generazione. Il 7 giugno 1984 Berlinguer mentre stava tenendo un comizio a Padova, sul palco di Piazza della Frutta, in vista delle successive elezioni europee, fu colpito da un ictus che lo costrinse a una pausa. Pur palesemente provato dal malore, il segretario del PCI continuò il discorso fino alla fine. Rientrato in albergo, entrò in coma e fu subito ricoverato in ospedale in condizioni drammatiche, dove morì il giorno 11 giugno a causa di un’emorragia cerebrale.
“La suora che stava cambiando le medicazioni a un anziano malato sentì una voce arrivare dal fondo del corridoio. Veniva dal reparto dei lungodegenti, di solito il più silenzioso dell’ospedale. Invece ora da lì saliva, forte e stentoreo, un inno: «Compagni avanti, il gran partito noi siamo dei lavorator...».
Colpito dal pesante bastone di legno dello striscione dei compagni cadutogli sulla testa durante i funerali di Berlinguer, Giovanni aveva subìto un grave trauma cranico alla regione parietale e da allora giaceva in coma. Nel luglio del 2017 dopo oltre trent’anni di sonno, si risveglia dal coma cantando L’Internazionale, una seconda vita ricomincia per lui che rinasce a 53 anni, ma tutto intorno a lui è cambiato. L’uomo si trova in un nuovo secolo e in un nuovo millennio, il Terzo. Non c’è più il mondo che Giovanni ha lasciato: i partiti, gli Stati, i personaggi. Il muro di Berlino è caduto nel 1989, da allora si sono avvicendati sul soglio di Pietro due Papi e cinque Presidenti della Repubblica hanno varcato il portone del Quirinale. Il modo di vivere, di sapere, di comunicare è stravolto, per l’uomo il web, internet è un universo ignoto ma affascinante da scoprire.
“È una meraviglia, ed è per tutti. Un mondo senza discriminazioni, senza solitudine. È impossibile sentirsi soli se si è collegati con chiunque, sempre!”.
Giovanni deve imparare una vita inedita e conoscere, accettandolo, il destino di chi ha amato quando ne aveva venti. Ad aiutare Giovanni a rinascere c’è Giulia, la suora tormentata, che sta vivendo un grande travaglio interiore, figlia di un segretario di sezione del PCI, che l’ha accudito per buona parte della degenza. È Giulia che reintroduce il paziente nella parte storica e civile, non ci sono più i partiti politici di una volta, non c’è più l’Unione Sovietica, c’è l’Unione Europea. E poi c’è Daniela, la psicanalista dalla malinconia sottile che deve reintrodurre Giovanni al sistema delle relazioni umane. Non a caso il figlio di Daniela, ragazzino di tredici anni saggio e disilluso, si chiama Enrico.
“Quando”, scritto con sottile ironia e passione, non celebra solo la memoria collettiva di un’epoca lontana ma radicata nelle coscienze. È il veritiero racconto del presente, meraviglioso e terribile, riconosciuto con la nitidezza e lo spaesamento di occhi che lo incontrano per la prima volta. Un romanzo redatto per chi ha vissuto, senza mai sentirsi solo, la forza di un ideale oppure l’ha mancato per ragioni anagrafiche avvertendone la potenza o il rimpianto. Perché la Storia siamo noi.
“Non ho nessuna nostalgia per il passato, essendo di sinistra ho voglia di futuro, perché la sinistra è sempre stata cambiamento, non è mai stata conservazione”
ha dichiarato l’osservatore politico Walter Veltroni durante la presentazione di “Quando” nel corso del programma televisivo #Carta Bianca condotto da Bianca Berlinguer in onda su Rai 3.
“In fondo il libro è anche una grande incitazione a ritrovare la passione, il desiderio di partecipare a qualcosa di collettivo e di non rinunciare mai all’idea di cambiare il mondo e le cose, che è poi quello che dà il senso alla vita delle persone”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria “Quando” di Walter Veltroni: come eravamo e come siamo diventati
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