La lirica In lode di mia sorella fa parte della raccolta Grande numero (Wielka liczba, 1976) di Wislawa Szymborska.
Anche questa volta la schiva poetessa polacca, che si aggiudicò il Nobel nel 1996, ci stupisce con la sua leggerezza arguta e il punto di vista inusuale. Il titolo è (volutamente?) fuorviante. Il tema, infatti, è un confronto tra due modelli di vita ugualmente apprezzabili.
Vediamo insieme perché a partire dal testo.
In lode di mia sorella di Wislawa Szymborska: testo
In lode di mia sorella
Mia sorella non scrive poesie,
né penso che si metterà a scrivere poesie.
Ha preso dalla madre, che non scriveva poesie,
e dal padre, che anche lui non scriveva poesie.
Sotto il tetto di mia sorella mi sento sicura:
suo marito mai e poi mai scriverebbe poesie.
E anche se tutto ciò suona ripetitivo come una litania,
nessuno dei miei parenti scrive poesie.Nei suoi cassetti non ci sono vecchie poesie,
né ce n’è di recenti nella sua borsetta.
E quando mia sorella mi invita a pranzo,
so che non ha intenzione di leggermi poesie.
Fa minestre squisite senza secondi fini,
e il suo caffè non si rovescia su manoscritti.In molte famiglie nessuno scrive poesie,
ma se accade – è raro che sia uno solo.
A volte la poesia scende a cascate per generazioni,
creando gorghi pericolosi nel mutuo sentire.Mia sorella pratica una discreta prosa orale,
e tutta la sua opera scritta consiste in cartoline
il cui testo promette la stessa cosa ogni anno:
che al ritorno delle vacanze
tutto quanto
tutto racconterà.
In lode di mia sorella di Wislawa Szymborska: analisi e commento
Metrica: quattro strofe di versi liberi
Il testo è articolato in due parti perché le prime due strofe precisano ciò che la sorella maggiore Nawoja non fa; le altre due descrivono ciò che fa.
Il valore aggiunto consiste nella posizione della Szymborska che non sceglie la strada dell’encomio sperticato, a dispetto del titolo, oppure della critica venata da una punta di disprezzo, ma una strada insolita che scopriremo tra poco.
La domanda di partenza è: “Cosa non fa la sorella?”
Non scrive poesie come i genitori e in generale il parentado. E nemmeno le legge agli ospiti che omaggia con le sue doti culinarie.
Nei 14 versi delle prime due strofe il sostantivo plurale “poesie” compare ben 8 volte. Con un guizzo metaletterario, l’autrice definisce questa ripetizione “una litania”. Non ha torto per due motivi. Il sostantivo è sempre collocato a fine verso in epifora. Questa figura retorica di ordine, speculare all’anafora, consiste nel ripetere una o più parole alla fine di più versi per enfatizzare il concetto, in questo caso la non - poesia. Perché è la vocazione poetica a segnare la distanza tra Wislawa, la sorella maggiore Nawoja e in generale i componenti della famiglia. Inoltre l’epifora è frequente nelle invocazioni e nelle preghiere. E la litania è sia una filastrocca, sia una preghiera che inanella una serie di invocazioni a Dio, alla Vergine, ai Santi.
C’è di più. I 14 versi delle prime due strofe contengono una decina di termini (avverbi, congiunzioni, pronomi) di significato negativo. Dunque la martellante ripetizione dell’assenza di vocazione poetica della sorella non mira affatto a denigrarla, bensì a illuminare la sicurezza che ciò produce nell’autrice quando frequenta la sua casa! Dove finalmente può rilassarsi dall’impegno di essere una poetessa. Quante volte ha ricevuto inviti a pranzo da letterati o pseudotali che in realtà le chiedevano un parere sul loro lavoro! Wislawa Szymborska è bravissima a spiazzarci con il suo sguardo anticonvenzionale.
La terza strofa è dedicata a considerazioni di carattere generale sul fatto che di solito in una famiglia la vena poetica innerva più di una generazione.
È nella quarta strofa che l’autrice enumera ciò che la sorella fa. Ha una buona espressività verbale che si manifesta nel parlare in modo appropriato. La sua scrittura si limita alle cartoline inviate dai luoghi di villeggiatura. È vero che la sorella ha la possibilità di raccontare per filo e segno la sua esperienza vacanziera. Tanto che l’anafora finale di “tutto” pone l’accento sulla gioia del resoconto. Invece alla Szymborska ciò è in parte precluso: il poeta centellina le parole e talvolta, come lei, preferisce la voce del silenzio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In lode di mia sorella di Wislawa Szymborska: una poesia sul significato di sorellanza
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