La Prof.ssa Elisabetta Bolondi ha intervistato per noi lo scrittore Daniel Levin, autore del libro "The Last Ember", edito in Italia dalla casa editrice Nord con il titolo "I 7 fuochi del tempio".
- Mr. Levin, pensa di essere stato influenzato dal successo dei libri di Dan Brown e dai film che ne hanno tratto nella decisione di ambientare a Roma il suo romanzo?
Il tema de “I 7 fuochi del tempio” è salvare la fiamma della storia. I personaggi corrono tra i labirinti sotterranei del Colosseo e le gallerie bibliche di Gerusalemme. Trattandosi di un moderno thriller storico-archeologico, quali migliori scenari se non Roma e Gerusalemme?
Quando ho iniziato a scrivere “I 7 fuochi del tempio” non avevo mai letto alcun romanzo poliziesco ambientato a Roma, ma sia che si scriva del Rinascimento sia della storia antica, questa città è la perfetta ambientazione moderna che evoca l’importanza del passato. Sarete d’accordo con me nel dire che i thriller storici riscuotono molto successo: i lettori vanno pazzi per la storia, e io ritengo che sia una buona cosa.
Altri romanzi riportano in vita il Rinascimento, invece “I 7 fuochi del tempio” fa rivivere il mondo dell’antichità. Inizio il romanzo con il corpo di una donna nuda imbalsamato nel miele in una colonna antica. È una metafora che serve a trasmettere quanto fosse forte la mia intenzione di rendere “vivo” nel romanzo il mondo dell’antichità. Non più vecchie ossa polverose, ma una principessa dell’antica Roma preservata nel tempo, con la pelle ancora rosea com’era nel momento in cui l’ha colta la morte.
- Quanto tempo e quanto studio sono stati necessari per ricostruire in modo così analitico il percorso di Flavio Giuseppe dai suoi tempi ai giorni nostri?
Sono stato affascinato dalle spie del passato più antico. Ho cercato di fare una ricerca organizzata, ma tutte le volte che consultavo il testo di uno storico antico, continuavo a vedere le cose come se si trattasse di una strana traduzione dal latino, un errore segnato a margine, o una nota senza la spiegazione. Sono queste le cose che hanno dato anima alla mia immaginazione, la storia continuava a cambiare, e diventava sempre più credibile.
Ne “I 7 fuochi del tempio” i misteri storici sono reali. Pertanto, anche la ricerca per Flavio Giuseppe è reale. Sappiamo che, dopo il ritorno dell’Imperatore Tito dal sacco di Gerusalemme nell’A.D. 70, a palazzo succedevano strane cose.
Tutti quelli che erano più vicini all’Imperatore — la sua amata, Berenice, il suo storico di corte, Flavio Giuseppe, il suo attore preferito Aliterius, furono eliminati oppure scomparvero in circostanze misteriose. Tito stesso impazzì; sul letto di morte, le sue ultime parole furono, “Ho commesso un solo errore.” Mettere assieme tutte queste cose ha richiesto una vasta e importante operazione di ricerca. La ricerca è stata molto importante.
Un altro esempio è la principessa nuda che descrivo, perfettamente preservata, immersa in antichi oli profumati. Nell’antica Roma, alcuni cadaveri venivano imbalsamati immergendoli nel miele, o nell’ambra e in altri oli profumati. Sapevo che Roma offriva grandi possibilità.
- Il conflitto arabo – israeliano è stato importante nella scelta della trama del suo romanzo e che posizione ha riguardo quel grave problema internazionale?
L’ente del patrimonio islamico segreto che descrivo nel romanzo, la Waqf Authority, esiste realmente. Dall’XI secolo è la custode del Tempio del Monte. Nel 1999, ha fatto eliminare illegalmente dal Tempio del Monte 20.000 tonnellate di macerie e detriti ricchi di reperti archeologici, perlopiù opere cristiane o ebraiche, allo scopo di cancellare l’idea che in quel luogo esistessero manufatti giudaico-cristiani. È stato allora che nella mia mente si è formata la prima domanda per raccontare “I 7 fuochi del tempio”: E se qualcuno volesse controllare non soltanto il futuro, ma anche il passato?
Descrivo un’esplosione nei sotterranei del Tempio del Monte. Il terrorismo archeologico è una metafora che serve a spiegare quanto siano fragili tutti i patrimoni culturali del mondo. Dobbiamo fare pace con il nostro passato e quello di altri per fare pace nel presente.
- Il personaggio di Jonathan è in qualche misura autobiografico, visto che lei ha soggiornato a lungo a Roma?
Il commercio di antichi reperti è un affare che gronda sangue. Quando incontriamo il personaggio di Jonathan, ci rendiamo conto che non è un pivello. È un uomo pratico, che mette a frutto la sua immensa conoscenza del mondo antico per prendere le difese di mercanti d’arte senza scrupoli. Mi ha sempre profondamente affascinato la tensione morale del mercato degli oggetti antichi. Vediamo nei musei questi antichi reperti risplendere nelle loro teche, ma alcuni di questi sono stati oggetto di commerci sanguinosi. Questo mi è sembrato lo scenario giusto per inserire il personaggio chiave dell’avvocato. In altre parole, è vero che da un lato Jonathan impegna il suo talento per difendere gli antiquari ma, dall’altro si sente che lui ha un’autentica passione per il mondo antico.
È proprio così, anche io ho esperienza del mondo dei mercanti d’arte, e posso assicurare che è un affaraccio!
- Ha conosciuto davvero il Ministero dei Beni Culturali, l’Iccrom, i Carabinieri del nucleo patrimonio artistico?
A differenza di altri misteri storici, tutte le istituzioni descritte ne “I 7 fuochi del tempio” esistono realmente. Molti personaggi del mio libro sono basati su persone realmente esistenti! Ho avuto modo di frequentare l’Iccrom (International center for the study of the preservation of cultural property
(Centro internazionale di studio sul restauro e la conservazione del patrimonio culturale) e i “Carabinieri del nucleo patrimonio artistico” in più di un’occasione.
Sono stato “visiting scholar” presso l’Accademia Americana nel 2005. È stata un’esperienza esaltante. La sede si trova sul Gianicolo, in una villa del XIX secolo (nota del traduttore: in realtà costruita intorno al 1650), con una meravigliosa biblioteca ricca di libri rari. È lì che ho potuto sfogliare tutti i manoscritti del Rinascimento che vi sono custoditi. Ancora più esaltante è stato conoscere i membri dell’Accademia, i “Fellows”; è stato molto affascinante ascoltarli mentre mi svelavano i segreti del mondo antico davanti ad un boccale di birra nell’enoteca locale.
La sede dell’Iccrom è situata in un magnifico convento. Ho costruito il personaggio di Emilia Travia dopo aver conosciuto l’affascinante e bella dott.ssa Simona O’Higgins, che mi ha condotto nei meandri della Domus Aurea. Gli uomini del Comandante Profeta sono personaggi basati sullo staff del Generale Giovanni Nisti che fanno parte del Comando della Tutela del Patrimonio Culturale. Il tour che mi hanno fatto fare è stato molto utile. Tutti i micidiali raggiri dei carabinieri sono totalmente inventati!
- Spero non le dispiaccia se le faccio notare qualche piccolo errore nel romanzo: ad esempio la Piazza Navona è da anni zona solo pedonale, così come la piazza intorno al Colosseo: è una “licenza poetica” farci arrivare le automobili a gran velocità?
La ringrazio, ma pensa davvero che sia un errore? Le macchine che corrono a tutta velocità sono automezzi della polizia. Da quando in qua i Carabinieri rispettano i limiti di velocità! Se fossero stati mezzi lenti, quella sì che sarebbe stata una licenza poetica.
- Intervista a cura di Elisabetta Bolondi
- Traduzione dall’inglese di Adriana Togliani
- Leggi l’intervista in lingua originale:
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Daniel Levin, autore del libro "I 7 fuochi del tempio"
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