Luca Scarlini (1966), saggista, drammaturgo, storyteller in scena, si occupa del racconto delle arti, collabora con teatri, festival, musei e mostre, in Italia e all’estero. Tra i suoi libri recenti: Sacre sfilate (Guanda), Lustrini per il regno dei cieli (Bollati Boringhieri), Un paese in ginocchio (Guanda), La sindrome di Michael Jackson (Bompiani), Andy Warhol superstar (Johan & Levi).
È da poco in libreria Siviero contro Hitler. La battaglia per l’arte (Skira 2014), appassionante storia di un uomo che dedicò la propria esistenza al bello. Su un doppio binario viene ripercorsa la salvezza e il recupero di molti capolavori trafugati dai nazisti durante la II guerra mondiale che si scontra con “la spietata macchina di incameramento di manufatti preziosi”, quella stessa che secondo la logica distorta del Fuhrer gli avrebbe garantito un’aura di immortalità.
“I musei e le collezioni del mondo erano decisamente sotto attacco”.
- “Firenze è il campo di un’immensa corrida dove io sono lo spettatore ufficiale”. Desidera commentare questa frase di Rodolfo Siviero che ha posto come esergo del volume?
Firenze per la concentrazione di opere d’arte di ogni tipo che determinava la sua storia era un luogo delicatissimo nella vicenda complicata, dolorosa e sanguinosa dell’Italia nel periodo tra il 1943 e il 1945. Quindi Siviero vuole dire che c’erano molti interessi contrapposti sulla città tra i tedeschi che volevano rubare le opere d’arte e alcuni alleati che volevano fare di tutto affinché le opere rimanessero a Firenze. Intorno un vero e proprio delirio: i partigiani, i tedeschi, gli ebrei denunciati, le rappresaglie, il console tedesco Wolf che salvava gli ebrei e i familiari dei Savoia mentre cercava di salvare a tutti i costi il ponte Santa Trinità ma non ci riusciva... Un momento di vero e proprio caos nel quale Siviero ha deciso che le opere d’arte avevano un valore importante, simbolo dell’identità nazionale.
- Possiamo definire Rodolfo Siviero come uno 007 dell’Arte?
Sì, è quello che Siviero ha voluto essere. Lui prima era un agente segreto per il Servizio Informazioni Militare italiano, aveva aderito al Partito Fascista, aveva un orientamento legato al regime ma muta la propria opinione quando si dedica a creare questa struttura straordinaria che tenta il recupero delle opere d’arte rubate dai nazisti mettendo in pratica dei metodi da 007. Nel frattempo Siviero è anche a tutti gli effetti un agente del servizio segreto britannico che lo ha reclutato nel ’43.
- Nel Suo libro parla di “centralità dell’arte come motore primo del tiranno”. Ci può chiarire meglio?
Il potere politico da sempre, anche nel Rinascimento ama molto l’arte come strumento di propaganda. A partire dal Settecento tutto ciò è stato sempre più esasperato, pensiamo a Napoleone che rubò molte opere d’arte, soprattutto in Italia perché voleva creare un grande Louvre dove ci sarebbe stata la più alta concentrazione di opere d’arte del mondo. Le opere dovevano essere l’immagine della sua gloria. Lo stesso vale per Stalin e Hitler, i quali avevano tutti molti artisti che esprimevano il loro gusto, un gusto non certo d’avanguardia ma molto conservatore. È notorio che entrambi i dittatori hanno cancellato le avanguardie artistiche nei loro paesi preferendo dei pittori tradizionalisti. Ma Hitler si beava delle opere d’arte, alcuni artisti quali Arno Breker e Joseph Thorak esprimevano la sua idea dell’uomo forte e della razza vincente. In questo senso il tiranno si rispecchia nelle opere d’arte e Hitler alle opere d’arte ha dedicato una parte non piccola della sua vita.
- “Non poche opere sottratte mancano ancora all’appello”. Esiste una stima dei capolavori che ancora attendono di essere recuperati?
La stima non è precisa, perché molte opere non erano mai state catalogate quindi non si sapeva nemmeno che fossero sparite. In Italia le opere rubate che non sono tornate indietro ammontano a circa 1700, di molte si sa, di altre non si ha certezza. Siviero su questo aveva fatto molti interventi forti senza ottenere ascolto. Molte opere sono finite in Russia, perché dalla Germania i russi molte cose le hanno trafugate nel loro paese. Tra l’altro Siviero ha cercato disperatamente di recuperare un’opera straordinaria di Michelangelo Il Mascherone, che i russi non hanno mai dichiarato di avere ma tante fonti continuano a dire che l’opera si troverebbe nella dimora di campagna di un generale presso San Pietroburgo. Nessuno ha smentito, nessuno ha confermato, ma è certo che è la Russia il luogo da cui soprattutto le opere non sono tornate, perché Siviero dalla Germania è riuscito a recuperare molte cose o sottratte o comprate in modo ingannevole con un prezzo taroccato, con un contratto fasullo come è avvenuto con Il Discobolo Lancillotti. Siviero è riuscito a dimostrare agli alleati che alcuni contratti non valevano e che quelle opere dovevano tornare in Italia.
- Qual è stata l’opera più nota che Siviero ha salvato?
Senz’altro il Discobolo Lancellotti che è stato scelto come copertina del libro. È una delle copie del Discobolo di Mirone più famose del mondo, presente in tutti i libri di storia dell’arte antica. L’opera venne venduta per una cifra ridicola da Mussolini a Hitler ai tempi dei Giochi Olimpici, perché in quel momento Hitler era fanatico di rappresentazioni classiche. Il tramite fu Filippo d’Assia, marito di Mafalda di Savoia, che era una specie di agente di acquisto e di pressione affinché il Fuhrer potesse ottenere le opere che voleva. Altre opere che Siviero ha salvato sono opere importanti della pittura rinascimentale, capolavori del Pollaiolo, ecc...
- Casualmente il Suo libro viene pubblicato in concomitanza con l’uscita nelle sale italiane di Monuments Men diretto e interpretato da George Clooney. Ritiene che trattando del medesimo argomento nel periodo storico in esame, in qualche modo i due lavori pur in settori differenti si possano agevolare a vicenda o al contrario essere di ostacolo?
Senz’altro si agevolano, anzi il fatto che un film di produzione hollywoodiana importante tratti un tema come questo è utile. La storia di Siviero come quella di Pasquale Rotondi, che è riuscito a salvare le opere di metà Italia, non era un agente segreto, era un funzionario del governo italiano, raccontano bene questa vicenda che è una vicenda sulla bellezza e l’orrore. La guerra, il disastro e le dittature da una parte e dall’altra le opere d’arte che rappresentano l’immagine di un’umanità migliore a cui molte persone si sono dedicate perché potessero essere salvate e riconsegnate al mondo.
Foto: dal sito dell’autore
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Luca Scarlini, autore di “Siviero contro Hitler. La battaglia per l’arte”
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