La Rivoluzione francese ha fatto da spartiacque tra due modi di pensare: quello ordinato dell’Ancien Régime dove ogni persona ha il suo posto nella società e quello nuovo dell’Età Moderna in cui, almeno in parte, le gerarchie appaiono più fluide.
E ha inventato una categoria letteraria diversa: i giovani.
Fino alla fine del Settecento, nelle opere letterarie la gioventù è stata semplicemente considerata uno stadio della vita che preludeva a quella adulta, ma mai staccata da essa. All’improvviso i giovani rubano la scena agli adulti e fanno diventare il romanzo estremamente giovanilistico.
La tendenza, iniziata nel Settecento, continua nel primo Ottocento e oltre.
Analizziamo alcune opere divenute ormai dei classici della letteratura.
L’invenzione della gioventù: da Foscolo a Manzoni
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Possiamo cominciare con Le ultime lettere di Jacopo Ortis, in cui il giovane Jacopo ha patito la delusione di Campoformio e della patria tradita da Napoleone, prima considerato eroe dalla gioventù italiana e poi tiranno e ingannatore, si appresta conoscere l’amore nella sua forma più pura in Teresa, ma anche la passione amorosa sarà una delusione e non gli resterà che il suicidio concepito non come atto di eroismo ma un modo di allontanarsi da un mondo che non lo comprende e non lo accetta.
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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
Un altro romanzo in cui si parla di giovani è I promessi sposi di Alessandro Manzoni, non tanto nelle persone dei due fidanzati quanto nelle pagine dedicate a Gertrude, la monaca di Monza, nel momento in cui la giovane viene sottoposta a pressioni fortissime per entrare in convento.
Lo scontro generazionale è evidente e tanto più forte per il fatto che protagonista è una donna, limitata non tanto dall’età quanto dal suo genere.
La gioventù al femminile: da George Sand a Jane Austen
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La giovinezza delle donne nell’Ottocento non esiste: passano dall’infanzia all’età adulta senza intermezzo e contro la loro volontà.
Di questo parla una autorevole voce femminile. George Sand, nei suoi romanzi Indiana e La piccola Fadette in cui le protagoniste lottano contro i pregiudizi sociali e nel primo romanzo contro i matrimoni combinati che sui traducono in una presa di possesso da parte del marito. Sono opere retoriche, che hanno fatto il loro tempo, ma che rendono palesi problemi che sussistono ancora oggi.
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La piccola Fadette
di George Sand
Rimanendo in Francia, importanti sono le opere di Stendhal che hanno come protagonisti giovani uomini nati troppo tardi per partecipare alle imprese di Napoleone e troppo presto per dimenticarsene.
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Il protagonista della Certosa di Parma, Fabrizio del Dongo, è un giovane illuso che si sente un eroe. che ama l’amore, che non ha un progetto sociale ben definito e in sostanza non conclude bene la sua vita. La stessa sorte capita a Lucien Leuwen e al protagonista de Il Rosso e il nero in modo ancora più tragico.
La gioventù o si risolve nell’accettazione delle regole sociali o cerca la morte. Questi giovani eroi maschili non hanno un futuro e la ricerca dell’amore è fine a sé stessa.
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Il rosso e il nero
di Stendhal
L’ultimo romanzo incompiuto di Stendhal, Lamiel, tratta di una eroina femminile, Lamiel, che sfrutta la sua bellezza e questa è un’annotazione importante. Fascino e gioventù sono le uniche armi di una donna che possono funzionare solo se, però, sono usate con intelligenza come fa la protagonista. L’opera è un vero spaccato della condizione femminile dell’epoca.
Siamo arrivati quasi alla fine del percorso; non dobbiamo dimenticare in terra di Albione Jane Austen e le sue creature che cercano l’amore, ma non possono conoscerlo se non dentro le convenzioni sociali. Sono giovani donne determinate che cercano l’indipendenza, ma questo è un capitolo successivo o, come diceva Kipling: “è un’altra storia”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’invenzione della gioventù nei romanzi del primo Ottocento
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