Io le pago. Memorie a fumetti di un cliente di prostitute di Chester Brown

Secondo statistiche ufficiali sarebbero nove milioni gli italiani clienti di prostitute. Perché tanti uomini giovani, maturi, anziani, di ogni estrazione sociale e censo, fanno sesso a pagamento con lucciole, passeggiatrici, peripatetiche, battone, meretrici, escort o squillo d’alto bordo? I motivi sono tanti. Uno di questi ci viene raccontato dal Canada con un intelligente graphic-novel creato da un maestro del fumetto nordamericano: Io le pago (Coconino press, 2011) di Chester Brown.

Brown si confessa e disegna sé stesso entrando sulla scena in prima persona, ammettendo pubblicamente la sua intensa frequentazione di prostitute.
Il Nostro, reduce da un’ennesima delusione d’amore, decide di chiudere con l’amore e il romanticismo: basta con i legami sentimentali, basta soffrire per un amore che, prima o poi, arriva al capolinea.
Per un uomo sano, tuttavia, è innaturale votarsi all’astinenza sessuale e il bisogno fisico di carnalità è insopprimibile. Tirare su una relazione saltuaria e senza impegno, del resto, non è né facile né rientra nelle sue corde.
Non rimane allora che il sesso a pagamento. Inizia così per l’autore/protagonista di questa storia al peperoncino la ricerca sistematica di call-girls nella sua città - Toronto. La nuova vita da frequentatore di prostitute lo porterà a conoscerne, attraverso annunci su giornali e internet e persino recensioni di chi ci è passato prima, un discreto campionario tra giovani e meno giovani, di ogni nazionalità, misure, carattere, specialità di prestazioni, ecc. Insomma, per dirla fino in fondo, si sveglia il puttaniere sopito in lui. Certo, non il massimo della vita per un uomo, ma del resto è necessario adeguarsi alla situazione. Un modo, in fondo, di fare del sesso senza coinvolgimenti sentimentali: arido, gretto, deprimente, mercificante quanto si vuole, ma pur sempre pratico e utilitaristico per chi ha deciso di restare single.

Brown, nel corso dei suoi incontri, riesce ad instaurare persino un rapporto di autentico e aperto dialogo con alcune ragazze, mai sperimentato con le sue ex fidanzate – vien da chiedersi: quanti riescono ad aprirsi più con una di quelle che non con la propria moglie o compagna di vita?
A sua volta, Brown conosce le storie che hanno portato tante ragazze a svolgere il mestiere più antico del mondo. Con qualcuna di loro il nostro protagonista riesce ad instaurare un sorprendente rapporto di complicità e di empatia talvolta assente tra le coppie.
Brown sottopone il proprio essere vizioso al pubblico giudizio, mettendosi a nudo – in tutti i sensi – nell’affrontare un tema sconveniente, considerato riprovevole dal comune senso del pudore, ma pur sempre pruriginoso e molto, ma molto diffuso a tutte le latidutini. Il bello è che viene fatto con stile, tatto, eleganza, con grande rispetto per le professioniste del sesso: le donne disegnate, infatti, non mostrano mai il proprio volto al lettore e "potenziale" cliente di Toronto per evitare di risalirne all’identità.

Io le Pago è il diario di chi, oltre a illustrare la propria vicenda personale, presta molta attenzione al tema della prostituzione femminile in Canada.
In appendice, infatti, troviamo un compendio del Brown-pensiero riguardo al fenomeno, sotto vari aspetti: morale, legale, sociologico.

In tutto il nord America il libro ha fatto discutere, suscitando scalpore e polemiche.
Chester Brown disegna in modo lineare, sobrio, asettico, tratteggiando i suoi amplessi senza però essere volgare. Anzi, a volte dalle tavole prodotte traspare il senso del grottesco e un’inconsueta vena autoironica sulle proprie fragilità. Le sue strisce raffinate e coraggiose – occorre fegato per mettere in piazza le proprie debolezze - toccano un nervo scoperto delle nostre società perbeniste edulcorate da un’ipocrisia rassicurante. Questo è un frammento autobiografico a fumetti doloroso, leale, unico nel suo genere, meritevole - a mio giudizio - di essere letto anche al di qua dell’Atlantico.