Le figure retoriche e gli studenti non sempre sono ottimi amici. Anzi, diciamolo pure: molto spesso impararle è una vera e propria rogna per gli alunni, che ci restano invischiati, le confondono, le dimenticano.
Se anche a voi sembra che le figure retoriche si moltiplichino all’infinito in un vortice caotico, vi rassicuriamo: sono molte, ma tutt’altro che ingestibili. E anche se memorizzarne tutti i nomi può sembrarvi difficile, la cosa più importante è capire davvero quali sono le loro caratteristiche e come funzionano.
E ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi.
Prendiamo ad esempio due versi di Francesco Petrarca (la poesia, tra le più note, si chiama Erano i capei d’oro a l’aura sparsi e si trova nel Canzoniere). La figura retorica evidenziata è un iperbato: ricordate di cosa si tratta?
Se la risposta è negativa, trovate di seguito una definizione e qualche utile esempio.
Iperbato: definizione
L’iperbato è, secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani, una figura retorica che consiste nel "separare due parole strettamente connesse dal punto di vista sintattico mediante l’inserzione di una o più parole". In questo modo, due elementi che compongono una frase e che solitamente dovrebbero essere l’uno accanto all’altro non si troveranno nell’ordine consueto, ma appariranno in modo irregolare, perché tra di essi se ne saranno inseriti altri.
Ove più il Sole
Per me alla terra non fecondi questa
Bella d’erbe famiglia e d’animali
(Ugo Foscolo, da Dei Sepolcri)
L’ordine tradizionale della frase, sarebbe: [...] questa bella famiglia d’erbe e d’animali.
La parola iperbato deriva dal greco hypèrbaton, che significa letteralmente "posto oltre".
L’effetto creato da questa figura retorica è di suggestione poetica: da un lato pone l’accento su determinati elementi della frase, che altrimenti sembrerebbero trascurabili; dall’altro, arcaizza la lingua, rievocando quella latina (l’ordine sintattico del latino è diverso da quello italiano: gli iperbati erano visti come uso comune).
L’iperbato è dunque, come l’anastrofe, una figura d’ordine. A differenza di quest’ultima, però, che inverte due soli elementi e ha quindi a che fare solo con la loro posizione reciproca, l’iperbato consente di inserire più elementi tra l’uno e l’altro e non è una semplice inversione.
Simile all’iperbato, infine, è l’epifrasi, che consiste invece in uno spostamento di elementi alla fine dell’enunciato.
Iperbato: altri esempi
Speriamo sia tutto chiaro: in parole povere, l’iperbato consiste nell’inserimento di una o più parole tra due elementi sintattici strettamente connessi, che solitamente si trovano l’uno accanto all’altro.
Qualche altro esempio?
Or primamente
odi quali il mattino a te soavi
cure debba guidar con facil mano
(Giuseppe Parini, da Il giorno)
In ordine: odi quali soavi cure il mattino debba guidar a te.
tardo ai fiori
ronzìo di coleotteri che suggono
ancora linfe
(Eugenio Montale, da Le occasioni)
In ordine: tardo ronzìo di coleotteri che suggono ai fiori ancora linfe.
io parlo de’ begli occhi e del bel volto
che gli hanno il cor di mezzo il petto tolto
(Ludovico Ariosto, da Orlando Furioso)
In ordine: che gli hanno tolto il cor di mezzo il petto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Iperbato: definizione ed esempi
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