Italia fascista. Politica e opinione popolare sotto la dittatura di Paul Corner

Conoscere il passato per comprendere il presente e capire dove stiamo andando. Può sembrare una frase fatta, ma calza a meraviglia parlando di Italia fascista. Politica e opinione popolare sotto la dittatura, scritto da Paul Corner per Carocci editore (€ 28,00), saggio illuminante che analizza alcuni aspetti riguardo ai rapporti di potere esistenti fra le gerarchie fasciste romane e le gerarchie periferiche sparse sul territorio nazionale, rappresentate allora dai federali del Partito nazionale fascista, da prefetti, podestà e ras locali.

Ne emerge un quadro per certi versi inatteso: infatti, al mito propagandato da Roma del “fascista” sobrio, incorruttibile e operoso faceva spesso da contraltare tutt’altra realtà, costituita da lotte di potere locali, grassazioni, ruberie, sprechi di soldi pubblici a non finire. Insomma, una storia di attualissima miseria politica patria. Anche la classe dirigente in camicia nera manifestava, in molti dei suoi rappresentanti, un forte attaccamento alla cadrega e ai privilegi che ne conseguivano, in barba allo stile spartano spiegato dalla dottrina fascista.
I finanziamenti provenienti dalla capitale e che affluivano nelle casse delle sezioni cittadine di partito, anziché sovvenzionare la causa fascista, finivano diritti nelle tasche di molti gerarchi per fini personali. Niente di nuovo, dunque: malaffare politico è oggi, come malaffare politico era ieri.

Altro tema delicato, su cui esiste una vivace dialettica fra gli storici, è quello del consenso popolare al regime. Ad avviso di Corner - come per gran parte degli studiosi -, l’adesione fu sì ampia e diffusa, ma soltanto esteriore, obbligata, passiva, quasi estorta, tutt’altro che spontanea e convinta, al contrario di quanto sosteneva per esempio De Felice. Corner batte molto su questo punto, sottolineando come, dopo l’8 settembre 1943, tale consenso – peraltro già in fase calante dopo l’entrata in guerra del paese - crollò definitivamente. Dunque, la prerogativa tutta italiana di saltare al momento giusto sul carro del vincitore non venne meno.

Lo storico inglese propone uno studio sul fascismo da non farsi sfuggire: taglio particolare, analisi acute, argomentazioni fitte, esposizione chiara e snella, quasi quattrocento pagine di grande sostanza incorniciate da moltissimi richiami bibliografici. Difficile pretendere di più.