Nato a Praga, nel sobborgo operaio di Žižkov, il 23 settembre 1901, Jaroslav Seifert fu il primo poeta ceco a essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Tuttora è l’unico autore ceco ad aver ottenuto l’importante onorificenza letteraria.
Iniziò la sua carriera negli anni Venti del Novecento come poeta proletario e ancora oggi è uno dei poeti più letti, amati e studiati nella Repubblica Ceca.
A contraddistinguere lo stile di Seifert è la sua avanguardia: poeta giocoso e raffinato, seppe distinguersi dalla poesia precedente per la sua tendenza verso il modernismo e per una certa sperimentazione che lo conduceva a raccontare da una prospettiva nuova i temi del quotidiano. Prima di essere il poeta di Praga, Jaroslav Seifert fu sempre il poeta di Žižkov, a rimarcare il suo forte legame con la sua origine operaia che non l’avrebbe mai abbandonato per il resto della sua vita.
Il Premio Nobel per la Letteratura gli fu conferito nel 1984 con la seguente motivazione:
Per la sua poesia che, dotata di freschezza, sensualità e ricca inventiva, offre un’immagine liberatoria dello spirito indomito e della versatilità dell’uomo.
Jaroslav Seifert: la poesia proletaria tra sperimentalismo e avanguardia
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Jaroslav Seifert non fu solo poeta, ma anche giornalista, traduttore, autore di libri per bambini. Molto legato alla politica del suo Paese, si allontanò dal Comunismo quando il partito attuò una propaganda repressiva e gli impose di scrivere versi di propaganda. Seifert credeva nel luminoso Sole dell’avvenire che, tuttavia, non sarebbe mai sorto: il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale fu una grande delusione per il poeta e giornalista militante che dovette scontrarsi con una realtà che non coincideva con i suoi ideali, un tradimento alla libertà da lui fortemente auspicata.
A partire da quel momento anche la poesia di Seifert si sarebbe allontanata dagli ideali del proletariato prendendo una direzione diversa, più moderna: al centro della poetica di Jaroslav Seifert c’è il grande tema dell’alienazione dell’uomo nel mondo moderno, la vita frenetica e solitaria nelle grandi città dove l’individuo scompare nella massa. La sua prima raccolta poetica, pubblicata nel 1921, si intitolava proprio Město v slzách, ovvero Città in lacrime.
Dalla pura poesia proletaria alla poesia modernista, Seifert nella seconda fase della sua vita avrebbe composto anche delle poesie illustrate combinando i versi in tipografia con una sorta di giocosità infantile e genuina. Con la raccolta Koncert na ostrovĕ , in italiano Concerto sull’isola (1965), si compie la sua rigenerazione artistica.
La sua poetica si nutriva di associazioni di parole, di sperimentazione e anche di celebrazione di una sorta di bellezza che lui afferrava ogni giorno vagando nella città di Praga. Non solo bellezza ed epifania, ma anche riflessioni sulla vita e, in particolare, sulla devastazione portata dalla guerra; in seguito si sarebbe concentrato sull’individualismo della società odierna manifestato anche nella raccolta La cometa di Halley (1967).
Con l’avanzare dell’età lo sperimentalismo di Seifert si orientò addirittura verso una poesia cantabile: a partire dagli anni Sessanta del Novecento scrisse poesie in versi liberi, non rimati. Il linguaggio degli esordi appare ingenuo e popolare, mentre in età matura i versi si fanno più affinati e raffinati.
La forza giovanile dei suoi versi è però la spinta più incandescente della sua poesia. Tutti potevano leggere le sue poesie e riconoscersi nella loro limpida chiarezza.
Per dimostrarlo, ecco un estratto di Vestita di luce, una lirica del 1940, il cui titolo originale ceco è Světlem oděná:
Mentre camminavo con la luce che si affievoliva
Praga mi sembrava più bella di Roma -.
Avevo paura che da questo sogno non mi sarei mai
mai svegliato, che non avrei mai potuto vedere
le stelle
La città di Praga è uno dei temi cardine dell’opera letteraria di Seifert e sarebbe tornato, a più riprese, nell’arco di tutta la sua vita.
Jaroslav Seifert: la vita del poeta di Praga
Se dite che i versi sono anche canto
– e si dice -,
tutta la vita ho cantato.
E ho camminato con quelli che nulla avevano
né luogo né fuoco.
Ero uno di loro.
Negli anni Venti, Seifert si distinse come poeta proletario, ma a lungo si mantenne come giornalista, almeno fino al 1950, quando rinunciò ufficialmente al lavoro giornalistico come redattore per un periodico di stampo socialdemocratico per dedicarsi esclusivamente alla poesia.
I soggetti e i temi più comuni della sua poetica furono la città di Praga e la politica della Cecoslovacchia: scrisse dell’accordo di Monaco, che nel 1938 ammise parte della Cecoslovacchia alla Germania, e della rivolta di Praga nel 1945, in seguito, nel 1968, condannò con toni accesi l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Negli anni Seifert divenne portavoce del nazionalismo cecoslovacco e scrisse numerose poesie per incitare il suo popolo alla resistenza. Dopo la delusione per la deriva stanliniana del Partito comunista, i toni accesi della sua poesia si mitigarono in un nuovo sperimentalismo e si dedicò alla letteratura per l’infanzia. La sua poesia divenne in parte apolitica, più domestica e individualista, tesa a narrare la vita e il quotidiano.
Il suo poema Maminka (1954) (in italiano La mamma) è uno dei classici della letteratura ceca, letto e studiato e imparato a memoria dai bambini nelle scuole.
La politica militante, in realtà, sarebbe stata sempre una costante nell’esistenza di Seifert che avrebbe sempre professato l’attività resistenziale, anche nel 1977 aderendo al Gruppo della Carta 77, di cui fu uno dei primi firmatari, che si schierava apertamente contro la deriva autoritaria del governo. In seguito a questa sua decisiva presa di posizione per decenni le sue opere furono censurate dalle autorità ceche.
Il suo testamento-dichiarazione di poetica è racchiuso nella lirica che dava il titolo alla sua ultima raccolta Essere un poeta (titolo originale Býti básníkem), pubblicata nel 1983, giusto un anno prima della sua morte, che in fondo ci dice tutto ciò che è necessario dire sulla vita di Jaroslav Seifert:
La vita mi ha insegnato molto tempo fa
che la musica e la poesia
sono le cose più belle sulla terra
che la vita può darci.
A parte l’amore, naturalmente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Jaroslav Seifert, il poeta proletario che ottenne il Nobel
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