John Woo
- Autore: Marco Bertolino e Ettore Ridola
- Genere: Storie vere
John Woo è un regista lirico.
Cinese di famiglia cattolica, cresce ad Hong Kong per poi trasferirsi a Hollywood su richiesta dei produttori americani.
Gli americani hanno un immediato innamoramento per il cinema di Woo.
I suoi film sono un’amalgama della tradizione cinese e di una modernità, a cui anche la Cina non può più rinunciare.
I suoi personaggi sono uomini virili, legati da profonda amicizia:
“la forma più alta dell’amicizia è la totale abnegazione e la rinuncia alla propria stessa vita” (Pag. 51)
La novità di questo sentimento è la sua nascita in ambienti e situazione totalmente discordi. Gli amici di Woo dovrebbero continuare ad odiarsi lealmente, invece finiscono ad attrarsi: è proprio la loro diversità a rappresentare i due poli opposti.
Non basta l’amicizia. Ci vuole un mondo diverso. Un mondo cattivo e crudele. E anche questo è facile da trovare: basta conoscere un po’ il mondo.
A questo punto si aggiunge il quid segreto della sua regia: la violenza.
Non una ferocia normale, ma esagerata, impossibile, inverosimile, sfrenata.
E’ possibile attraversare indenni muri di pallottole sparate da eserciti di banditi.
E’ una violenza catartica, molto simile a quella dei cartoni animati. Serve solo come collante per l’amicizia, perché attraverso le pallottole due persone opposte possono trovare l’elemento unificante per il loro sentimento:
“nelle sparatorie come nei massacri, siano sempre avvolte da un’aura di romanticismo.”
Questo è possibile perché inverosimile; tanta violenza è un “balletto”, un gesto artistico, sportivo, una esibizione di bellezza.
Non abbiamo repulsione per tanta efferatezza, pensiamo che sia l’unica prova d’amore fra due amici.
John Woo è il principe di un linguaggio forte e violento, ma privo di crudeltà.
Maestro del mexican stand-off (due uomini puntano le proprie pistole uno contro l’altro), può essere pignolo all’inverosimile, ricerca la perfezione, l’esattezza esasperata nei nomi dei personaggi, nell’abbigliamento.
Ma la sua concretezza consiste nel lanciare ritmo e azione in aria, attendere la sua ricaduta per ottenere la redenzione dei personaggi.
Tutta la sua arte non sarebbe possibile se non ci fosse l’unione della sua cultura cinese con quella americana.
I cinesi gli hanno consegnato la base, la tradizione, elemento costitutivo senza il quale il futuro non esiste. Gli americani gli hanno assegnato la modernità, lo sviluppo economico e tante armi.
La violenza non appartiene alla nostra epoca. E’ frutto di tutti i tempi, di tutte le tradizioni. John Woo ci descrive le basi della cultura orientale, nello stupendo Red Cliff.
Questo saggio sul regista John Woo è tecnicamente ottimo e scritto da due autori amanti dell’autore.
John Woo. La violenza come redenzione
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