José Saramago, nato il 16 novembre 1922 ad Azinhaga, un piccolo villaggio nella provincia di Ribatejo in Portogallo, oggi compirebbe 100 anni.
Saramago era nato in una famiglia poverissima, di pastori: fu cresciuto in una casa di campagna dagli amatissimi nonni, Jerónimo e Josefa, e maturò la propria competenza letteraria tramite studi da autodidatta.
Nella sua lunga esistenza fece i lavori più svariati: dopo l’istituto tecnico si dedicò a diversi lavori manuali e precari, per poi approdare in una casa editrice. Qui iniziò dalla mansione più umile di correttore di bozze per poi passare alla traduzione, prima di dedicarsi a tempo pieno alla sua passione più grande: la scrittura.
Lo scrittore portoghese fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998 con la seguente motivazione:
Con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare.
Pensando a Saramago tutti immediatamente citano quel capolavoro visionario che è Cecità, tuttavia spesso si manca di menzionare suo opere ritenute minori ma di grande rilievo letterario e umano. Poeta, drammaturgo, traduttore, giornalista, la prosa di José Saramago è stata versatile e poliedrica come la sua vita.
Analizzando a fondo l’opera narrativa dell’autore, in occasione del centenario della nascita, possiamo infatti individuarne diverse tappe. La narrativa di Saramago, al contrario di quanto in molti possano pensare, non è affatto continuativa o regolare, ma presenta degli interessanti cambi di prospettiva.
Facendoci aiutare dalla voce di Saramago stesso e dalla lettura che diede della propria produzione letteraria scopriamo più a fondo le opere dell’autore portoghese e la sua visione assoluta di letteratura.
Le principali opere di José Saramago
In un celebre discorso, intitolato Dalla statua alla pietra scritto nel 1998 in occasione di un incontro all’università di Torino, José Saramago analizzò la propria carriera di scrittore a partire dagli albori per derivarne la propria personale “idea di letteratura”.
Ho iniziato la mia vita letteraria molto presto, dato che a venticinque anni ho pubblicato un romanzo che non era bello ma neanche brutto.
Saramago sta parlando del suo romanzo d’esordio, La terra del peccato (1947), ora edito da Feltrinelli in occasione del centenario con il titolo La vedova.
A quella prima pubblicazione, considerata ancora acerba dall’autore stesso, seguì un silenzio lungo vent’anni.
La svolta nella vita dello scrittore portoghese avviene nel 1975 quando, rimasto improvvisamente senza lavoro, decide di non cercare un altro impiego ma di dedicarsi anima e corpo alla scrittura. Si mantiene quindi lavorando come traduttore, “una fatica pagata male” come dirà lui stesso, e tra una traduzione e l’altra si applica nella scrittura.
Saramago: dagli esordi a “Una terra chiamata Alentejo”
Nel 1976 pubblica Manuale di pittura di calligrafia che la critica giudica un romanzo storico, ma che per Saramago è un “romanzo di attualità” poiché è ambientato nei giorni che precedono la Rivoluzione del 25 aprile 1974. Il libro narra la storia di un pittore che, insoddisfatto della propria vita, decide di cambiare il proprio modo di dipingere. Un giorno fa capolino nella sua esistenza una donna che rappresenterà per lui un forte elemento di trasformazione: sarà l’incontro con M. a permettere al pittore di conoscere più a fondo sé stesso.
Manuale di pittura e calligrafia
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La vera rivoluzione nella scrittura di Saramago avviene, però, con la stesura di Una terra chiamata Alentejo in cui si raccontano le tre generazioni di una famiglia contadina. Per scriverlo l’autore trascorse mesi viaggiando nel Portogallo rurale alla ricerca delle sue radici e delle storie della sua infanzia e adolescenza. In queste pagine nasce la tecnica propria della scrittura di Saramago: un modo di scrivere che si appropria dell’oralità, trascurando segni di interpunzione e punteggiatura, sino ad assorbire totalmente il parlato nella prosa in un fluire continuo.
Una terra chiamata Alentejo
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A consacrare José Saramago nell’errata etichetta di “romanziere storico” da lui profondamente odiata sarà Memoriale del convento (1982), ambientato nella costruzione monumentale del Convento di Mafra nel 1700. Nella storia si incrociano diversi personaggi, un soldato mutilato, una giovane dotata di poteri occulti, un musicista e molti altri. Più che un racconto storico, il libro di Saramago si configura come una miscellanea di poesia e utopia, che unisce commedia e tragedia, immaginazione e morte.
Memoriale del convento
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Nel 1986 l’autore pubblica L’anno della morte di Ricardo Reis, ispirato a un celebre eteronimo di Fernando Pessoa. Saramago definì questo romanzo come il risultato di “una fascinazione e di un brivido”. Il libro è ambientato nel 1936, durante la Guerra di Spagna quando muore Ricardo Reis, esattamente un anno dopo il suo inventore. La storia di Ricardo Reis diede all’autore nuova ispirazione, rinsaldò la sua creatività, preprandolo alla stesura delle successive.
Saramago tradì così le aspettative dei critici che ritenevano Memoriale del convento la sua ultima opera, quella monumentale, definitiva.
L'anno della morte di Ricardo Reis
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Saramago: dal “Vangelo secondo Gesù Cristo” a “Cecità”
José Saramago attribuisce l’inaugurazione di un nuovo periodo della sua vita di scrittore alla pubblicazione de Il Vangelo secondo Gesù Cristo, considerato, non a caso, il suo romanzo più polemico. In quel momento cambiò in modo particolare il “mestiere di scrivere” dell’autore segnato da una radicale modifica di prospettiva.
In queste pagine Saramago pone un enorme quesito: “E se Gesù Cristo non fosse stato il figlio di Dio, ma un semplice uomo?”.
A partire da questo libro, dice Saramago, lui come romanziere cessa di descrivere la statua e si addentra nel cuore, nella superficie della pietra. La narrativa di José Saramago prende una piega più filosofica, esistenzialista.
Il Vangelo secondo Gesù Cristo. Ediz. speciale
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L’opera successiva sarà infatti il libro capolavoro Cecità: l’opera in cui finalmente Saramago abbandona la superficie liscia della statua per “passare al suo interno”. La protagonista del libro è una donna che, nell’imperversare dell’epidemia che travolge il mondo, fingerà di diventare lei stessa cieca pur di seguire il marito malato. In realtà lei sarà l’unica a non perdere la vista perché capace di compassione e di umanità. Attraverso la sua protagonista Saramago vuole indicare le donne come elemento di salvezza poiché non ragionano in senso utilitaristico ma sono capaci di profondità e comprensione.
Recensione del libro
Cecità
di José Saramago
Attraverso il percorso della sua protagonista femminile José Saramago riconosce un viaggio verso l’essenziale che è anche metafora del suo itinerario letterario. L’intera carriera dello scrittore portoghese premio Nobel può essere riassunta nell’immagine “dalla statua alla pietra” perché la scrittura è passata progressivamente dalla pura descrizione all’essenza profonda, alla “pietra oscura dell’essere”. La narrativa di Saramago diventa quindi più astratta e filosofica, come dimostrano i libri successivi Tutti i nomi, La caverna, L’uomo duplicato, si nutre della necessità della ricerca e della conoscenza.
José Saramago e la visione della letteratura
Entrare “dentro la pietra” per José Saramago significa, in definitiva, “salvare”. Perché per lo scrittore la concezione di letteratura non è divisibile né scindibile da quella della memoria.
Si scrive perché le persone non muoiano - o nel caso di Saramago, potremmo dire - perché l’umanità non muoia.
L’autore portoghese, che oggi avrebbe compiuto 100 anni, si è spento nel 2010 alla veneranda età di 87 anni. Sino all’ultimo istante non cessò di considerarsi “nipote” di suo nonno che era morto decenni prima all’età di settant’anni. Anche quella concezione era un modo per impedire la morte e scrivere significava tutelare la memoria, penetrare all’interno della pietra, perché anche le cose inanimate - ci ricorda Saramago - sono vive e hanno un’anima, la nostra.
Il discorso integrale Dalla statua alla pietra è contenuto all’interno del volume Lezioni italiane di José Saramago, pubblicato da La Nuova Frontiera nel novembre 2022 in occasione del centenario dell’autore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: José Saramago: viaggio tra le opere dello scrittore nel centenario dalla nascita
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