Non sono le Lezioni americane di Italo Calvino, ma potrebbero esserlo, di certo ne riproducono l’intento. Lo scopo delle lezioni italiane di José Saramago è in fondo lo stesso delle Poetry Lectures calviniane: mostrare, attraverso la letteratura, una visione plurima e sfaccettata del mondo.
In occasione del centenario della nascita dello scrittore portoghese, premio Nobel per la Letteratura nel 1998, vengono edite per la prima volta in volume le conferenze che Saramago tenne per anni in università, teatri e festival italiani.
Le Lezioni italiane di José Saramago (La Nuova Frontiera, 2022, traduzione di Marta Silvetti) testimoniano tutto il grande amore che lo scrittore visionario di Cecità nutriva nei confronti del nostro Paese (lo rivela, del resto, Manuale di pittura e calligrafia il suo“ libro più italiano”), ma racchiudono al contempo la poetica e la visione etica della vita dell’autore stesso.
Le dieci lezioni italiane rappresentano un tassello imprescindibile per comprendere a fondo la narrativa poliedrica e il linguaggio luminoso di Saramago. In questi estratti dal tono saggistico ritroviamo tutta la passione letteraria dello scrittore ma anche la sua concezione di letteratura che confluisce direttamente in una percezione esistenziale. Per Saramago la scrittura doveva innanzitutto “servire gli altri”, ragione per cui non cessa di indagarne l’utilità e, soprattutto, il ruolo che occupa nella società contemporanea.
Il volume Lezioni italiane, in libreria dall’8 novembre, rappresenta una delle iniziative più attese previste nell’ambito del centenario e ha ricevuto il patrocinio della storica Fundação José Saramago.
Scopriamo di più su questo inedito di José Saramago e quali furono i temi toccati dallo scrittore premio Nobel nel corso dei suoi interventi.
Le lezioni italiane di José Saramago: i temi trattati
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Il volume, edito dalla Nuova Frontiera con una prefazione a firma di Giorgio de Marchis, si apre con una folgorante Autobiografia scritta da Saramago di suo pugno.
In queste pagine l’autore ripercorre in un vortice appassionante gli eventi più rappresentativi della sua vita: dall’infanzia poverissima vissuta ad Azinhaga, un piccolo villaggio di contadini, sino al trasferimento a Lisbona; la precoce morte del fratello Francisco, gli studi brillanti che dovette poi interrompere a causa della mancanza di denaro e poi la nascita della passione - divenuta un vero e proprio culto - per la “parola”, sino agli esordi come scrittore con la pubblicazione del primo romanzo La vedova (ora disponibile in traduzione italiana grazie a Feltrinelli).
Saramago racconta Saramago e narra la straordinaria genealogia di uno scrittore mostrando i propri dubbi, i propri fallimenti e un percorso accidentato, sempre in salita. Nell’autobiografia l’autore ci rivela anche la rivoluzione della sua scrittura, iniziata nel 1976 con la stesura di Una terra chiamata Alentejo (1980) - l’atto di nascita del modo di narrare che caratterizza la sua produzione - sino al successo internazionale con Il vangelo secondo Gesù Cristo (1991) e poi Cecità (1995).
L’autobiografia di José Saramago termina con un’implicita dichiarazione di poetica: lo scrittore fa riferimento alla fondazione da lui creata che si propone di valorizzare la letteratura contemporanea e, con essa, la difesa e l’applicazione della Carta dei Diritti Umani e, non da ultimo, la salvaguardia dell’ambiente.
Lo scrittore portoghese ci dimostra, attraverso l’espediente della narrazione autobiografica, come la sua letteratura non sia affatto astratta o estraniata dal mondo in cui vive: è una scrittura dall’azione sociale che si propone lo scopo di modificare il mondo attraverso le parole.
Le lezioni italiane di Saramago e la visione del romanzo
Nell’intervento successivo, intitolato Dal canto al romanzo, dal romanzo al canto (1989), Saramago ci sorprende con una metafora difficile da dimenticare.
C’è un ragazzo umilissimo che, senza aver studiato belle arti né aver mai appreso alcunché, riesce a trasformare un pezzo di legno grezzo in un perfetto orso. Attraverso questa storia che ha il sapore di una fiaba - ma sottintende di certo un significato autobiografico - lo scrittore ci dimostra il senso dell’arte: in ogni pezzo di legno grezzo è contenuto, in potenza, un orso se siamo in grado di vederlo.
Il trucco rivelato dal ragazzo è proprio questo: “resto a fissare il pezzo di legno finché dentro non ci vedo l’orso”. Il fatto più sorprendente, afferma Saramago proseguendo nella sua analisi, è che nell’arte la ripetizione è impossibile: nessuno vedrà mai nel medesimo pezzo di legno lo stesso orso. Maneggiando il proprio scarno pezzo di legno anche José ha prodotto il suo orso anche se non è certo che tutti i lettori lo vedano allo stesso modo; lui, però, l’ha visto.
Inizia così un’appassionante dissertazione sul destino del romanzo nella società attuale. Resisterà la forma romanzo, oppure è destinata a mutare o ad annullarsi? Emerge infine la visione di una letteratura che si fa espressione di una visione cosmica del mondo, la stessa riportata nei poemi antichi. Una “narrativa fiume”, dunque, che non si limita alla sola forma del romanzo ma che è chiamata ad abbracciare in sé tutti i generi dell’espressione letteraria, dal saggio al teatro alla poesia, per trasmettere una visione del mondo complessa e critica.
Affascinante la metamorfosi finale dell’orso in un ornitorinco - un mammifero sgraziato, fatto di pezzi di altri animali - che infine è tutto ciò che noi siamo quando scriviamo o leggiamo romanzi scritti da altri.
Le lezioni italiane di José Saramago sono un affascinante riflessione sul tempo, la società, i costumi: sono parole illuminate che ci inducono ad allargare i nostri orizzonti di pensiero.
Di importanza capitale è poi la conferenza Dalla statua alla pietra, tenuta all’Università di Torino nel maggio 1997, in cui è contenuta un’analisi dell’intero corpus narrativo samaraghiano. Si tratta di un testo indispensabile per chiunque voglia approcciarsi all’opera di Saramago. In questo discorso lo scrittore distingue le due fasi principali della propria produzione scrittoria e mostra come la letteratura del suo “secondo tempo” intenda in particolar modo - come priorità assoluta - essere un’analisi della condizione umana.
Il romanzo per José Saramago è innanzitutto uno strumento di riflessione e l’autore, con un’altra efficace metafora, dice di aver abbandonato il “progetto di descrivere la statua per penetrare nel cuore della pietra”.
La scrittura per il premio Nobel 1998 è dunque in realtà un“ lavoro da speleologo” che mira a rivelare l’essenza dell’umano. In una similitudine perfetta Saramago dice di “vedere l’umanità come se fosse il mare”: l’umanità è la schiuma dell’onda trasportata dal mare del tempo, questo il segreto della poetica del celebrato autore portoghese.
Le lezioni italiane di Saramago: le presentazioni con Pilar del Río Saramago
Le lezioni italiane di José Saramago saranno presentate in diverse città italiane con la partecipazione dell’ultima moglie dello scrittore, la giornalista spagnola Pilar del Río Saramago che onorerà i lettori italiani della sua presenza anche a Più libri Più liberi 2022.
José Saramago amava l’Italia, e l’Italia non lo dimentica, rendendo omaggio allo scrittore visionario che riuscì a ricavare “l’orso” da un anonimo ciocco di legno.
Recensione del libro
Lezioni italiane
di José Saramago
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Lezioni italiane” di José Saramago, un volume inedito per il centenario dell’autore
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