Oggi ricorre il 28esimo anniversario della morte di Kurt Cobain, uno dei musicisti più amati della storia della musica e front-man dei Nirvana, gruppo grunge che negli anni ’90 e tuttora registra un numero altissimo di fan.
25 anni da quel 5 aprile del 1994, giorno in cui Cobain, a soli 27 anni, decise di spararsi e porre fine alla sua vita. Prima di compiere questo gesto, ha scritto un’ultima lettera in cui spiegava le motivazioni che lo avevano portato a compiere questo gesto.
I fan la ricordano senza dubbio, ma in un giorno del genere vale la pena leggerla ancora una volta e soffermarsi un secondo a capire il vero senso di quello che Cobain scrisse.
L’ultima lettera di Kurt Cobain, in tutta la sua drammaticità e tristezza, offre anche degli spunti di riflessione molto profondi sul mondo dell’arte, sul successo e sulle proprie passioni. Vediamola insieme.
L’ultima lettera di Kurt Cobain
Di seguito vi riportiamo la traduzione integrale dell’ultima lettera del musicista:
Parlo dal punto di vista di un vissuto sempliciotto che, ovviamente, preferirebbe essere un bambino snervante e lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l’etica dell’indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti.Io non provo più quell’eccitazione nell’ascoltare o nel creare musica, nel leggerla o scriverla, da molti anni ormai. Mi sento in colpa al di là di ogni parola per queste cose.Per esempio, quando siamo nel backstage e le luci si spengono e inizia l’urlo maniacale della folla, ciò non mi fa lo stesso effetto che faceva a Freddy Mercury, che sembrava inebriarsi dell’affetto e dell’adorazione della folla. Questo è qualcosa che ammiro e invidio allo stesso tempo.Il problema è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto né per voi né per me. Il peggior crimine che mi possa venire in mente potrebbe essere fingere e far credere di divertirmi al 100%.A volte mi sembra come se dovessi timbrare il cartellino prima di uscire sul palco. Ho provato ogni cosa in mio potere per apprezzarlo, e l’ho fatto, Dio credimi, l’ho fatto, ma non è abbastanza.Ho apprezzato il fatto che io, noi abbiamo intrattenuto e colpito tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po’ stordito per riguadagnare l’entusiasmo che avevo da bambino.Durante i nostri ultimi tre tour ho apprezzato molto di più tutte le persone che conoscevo personalmente e tutti i fan della nostra musica. Ma ancora non riesco a lasciarmi indietro la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho nei confronti di ognuno.C’è del buono in tutti noi ed io penso che potrei semplicemente amare le persone ancora di più. Così tanto che questo mi fa sentire ancor più fottutamente triste. Piccolo, triste, irriconoscente. Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so!Ho una dea per moglie che trasuda ambizione ed empatia, e una figlia che mi ricorda troppo me quando ero come lei. Piena d’amore e gioia, bacia ogni persona che incontra, perché tutti sono buoni e non le faranno mai del male. E questo mi spaventa a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non sopporto che Frances possa diventare la miserabile, autodistruttiva rock-star che io sono ora.Mi è andata bene, molto bene e sono grato, ma da quando avevo sette anni ho cominciato ad essere avverso al genere umano. Solo perché alla gente sembra facile tirare avanti e provare empatia. Empatia! Solo perché amo e sono troppo dispiaciuto per le persone.Grazie a tutti dal profondo del mio bruciante e nauseato stomaco per le vostre lettere e il vostro interesse nel corso degli anni passati. Io sono molto più di un eccentrico e lunatico bambino! Non ho più la passione e quindi ricordate: è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.Pace, amore, empatia!Kurt Cobain“Frances e Courtney, continuerò ad essere al vostro altare. Courtney per favore continua ad andare avanti, per Frances, per la sua vita, che sarà più felice senza di me. Vi amo! Vi amo! Kurt”
La lettera di Kurt Cobain nominata in un libro
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L’occasione per leggere la lettera di Kurt Cobain mi è stata offerta quando ho letto il libro C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo di Efraim Medina Reyes, in cui l’autore la nominava.
Nello stesso libro, si raccontava del fatto che Kurt Cobain, quando era adolescente, era solito suonare una chitarra immaginaria quando per qualche motivo non poteva suonare quella vera.
Secondo Reyes, poi, il musicista ha deciso di porre fine alla sua vita nel momento esatto in cui si è reso conto che non riusciva più a far suonare questa chitarra immaginaria e ad ascoltare la musica che c’era dentro di lui.
Non so se ciò che è raccontato nel libro sia vero o meno, ma leggendo la sua lettera mi piace pensare che sia proprio così.
Cobain, infatti, racconta quello che accade ad alcune persone quando la propria passione diventa un lavoro che impone scadenze e vincoli e che spesso arriva anche a cancellare quella libertà essenziale alla creazione dell’arte.
La lettera, dunque, non è solo l’addio disperato di un uomo alla vita, ma l’occasione per riflettere sulle proprie passioni, su quello che si fa e su come lo si fa.
Un monito rivolto a tutti (o così l’ho intesa io) per non dimenticare mai che, a prescindere da tutto, si deve comunque trovare il coraggio di lasciare lo spazio necessario a far suonare quelle note immaginarie che ognuno di noi ha dentro di sé.
E tu cosa pensi delle ultime riflessioni di Kurt Cobain? Scrivicelo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Kurt Cobain: riflessioni sulla lettera che scrisse prima di suicidarsi
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A distanza di anni mi riavvicino alla sua musica che non riuscivo più ad ascoltare da quando lui non c’era più. ..quella musica ...che sensazioni mi aveva regalato ... avrei perso quel gusto riascoltandola fino ad oggi e non potendo più sentire qualcosa di Kurt ma nuovo? L’ho lasciato da parte ed ora a 47 riapro quel cassetto chiuso e provo esaltazione e sconforto insieme mi sembra di capire meglio la sua essenza che ha obbligato a una sua assenzana