L’angelo letterario
- Autore: Eduardo Halfòn
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
“La realtà non era mai sufficiente; mancava la magia. Hermann Hesse."
Una bella frase di Hermann Hesse ci introduce alla lettura di un libro dalla trama molto particolare, nel quale una domanda è alla base di tutta la narrazione: perché si inizia a scrivere? Eduardo Halfón, nato a Città del Guatemala, è uno dei più premiati scrittori latino americani, laureato in ingegneria industriale presso la North Carolina State University negli Stati Uniti, ha insegnato letteratura presso l’Università Francisco Marroquín in Guatemala per otto anni, per poi ritornare negli Stati Uniti, in Nebraska, dove vive e lavora. Alcune sue opere sono state tradotte in numerose lingue.
Ne L’angelo letterario (Cavallo di Ferro, 2012, trad. M. Barajas Alonso, M. P. Fortuna, M. A. Palluzzi) Halfòn si chiede l’origine della scrittura, o per meglio dire in che momento e come si diventa scrittori? Un foglio bianco e le parole si declinano facilmente come in un fiume in piena: cosa ha realmente spinto e motivato autori quali Hesse, Hemingway, Nabokov a scegliere di essere scrittori?
“Come scrittore, ho il sospetto che qualsiasi persona decida di compiere un’incursione nel mondo delle lettere, senza dubbio, senza alcun dubbio, viva un particolare momento di genesi letteraria."
Le loro storie e la scelta di vita saranno raccontate da Halfòn, in questo prezioso testo per chi ama la letteratura, dopo aver scavato nelle loro biografie, letto e riletto le loro opere, cercando di individuare il periodo, il momento favorevole nel quale l’angelo letterario li avesse potuti "colpire". Ossia trovare nelle loro vite "il momento dell’illuminazione", in cui le circostanze siano state tali da far sì che un angelo volasse sopra la testa per farli cadere nella letteratura. Successe a Hermann Hesse, quando fin da bambino nella biblioteca di casa e nello studio del nonno iniziò a conoscere "la magia" della lettura con i libri esotici, di viaggi e di manoscritti portati dell’India. E a Jorge Luis Borges, quando si immerse letteralmente nella biblioteca del padre con la certezza di compiere il destino letterario che a lui fu negato.
Sartre ha raccontato a suo modo come le parole lo sedussero nei primi dieci anni di vita: riceveva ogni settimana all’età di sei anni tre lettere dal nonno in versi, e lui gli rispondeva in versi. Capote iniziò a scrivere che aveva otto anni, per ossessione, come ebbe modo di affermare; doveva scrivere qualcosa anche se non ne capiva il perché. Nel mentre Hernest Hemingway affermava che l’unica cosa che deve fare uno scrittore è scrivere una frase vera.
Una tematica conseguente allo scrivere è il sapere scrivere bene, inquietudine e ansia per molti scrittori, e avere anche una pazienza infinita come sosteneva Oscar Wilde. La differenza tra scrivere bene e scrivere male può essere sottile, ma anche brutale, sostiene Capote, mentre per Henry James la moralità della scrittura è nell’esattezza fondamentale della frase, non usando parole superflue.
“Imparare a scrivere richiede volontà ferrea nel penetrare nel dominio delle parole.”
È pur vero che non si finisce mai di leggere anche se i libri finiscono, di questo ne è convinto il nostro autore. Nello studio che ha affrontato per questo suo lavoro si percepisce il divenire, tra le pagine, di una sua ricerca personale della necessità di scrivere, di aver scelto anch’egli di essere uno scrittore. Infatti confida che a sedici anni suonava la chitarra, le musiche di Bob Dylan, e dopo aver letto Foglie d’erba di Walt Whitman, il suo primo libro, ruppe con lo schema scolastico dell’insegnamento della letteratura e scambiò lo strumento per l’acquisto di una macchina da scrivere.
“Sono diventato scrittore quel giorno.”
Perché uno comincia a scrivere è stata una domanda che Halfòn si è posto per tanto tempo e alla fine è giunto alla conclusione che incominciare a scrivere è misterioso come smettere di scrivere. Dopo aver frugato, indagato nelle vite di alcuni scrittori per trovare una risposta, scoprirà che "l’angelo letterario non ha mai avuto orari fissi e momenti programmati". Vola su uno sventurato quando gli pare e a volte il suo volo è silenzioso senza che nessuno se ne sia reso conto, spargendo parole magiche sulla vittima.
“Ho iniziato a scrivere questo libro senza sapere dove mi dirigevo. Non desideravo nient’altro, senza neppure sapere il perché, che scrivere racconti biografici su alcuni autori che mi piacciono, che mi hanno segnato in qualche modo come lettore e come scrittore. Presto mi sono accorto, invece, che c’era un dato biografico concreto nelle loro vite che mi interessava evidenziare in modo particolare: il momento esatto nel quale erano diventati scrittori."
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