L’anno del contagio
- Autore: Connie Willis
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fanucci
- Anno di pubblicazione: 2020
Nove rintocchi se a morire era un uomo. Tre se una donna, e uno soltanto se un bambino. Nel 1348 le campane dei borghetti medievali avevano il loro lugubre daffare: dettavano la conta dei decessi per Morte Nera, la peste che in cinque anni decima un terzo della popolazione europea: 20 milioni di persone uccise dall’epidemia. Come minimo. La prima edizione di L’anno del contagio di Connie Willis (Fanucci, 2020, trad. A. Guarnieri) risale al 1992: questo romanzo può dirsi dunque un “classico” contemporaneo.
Ha vinto i premi Hugo, Nebula e Locus – tra i più autorevoli per la fantascienza internazionale – è tuttavia non è soltanto un romanzo di science fiction: muovendo dallo spunto classico dei viaggi nel tempo, si carica ben presto e in parallelo dei connotati del romanzo storico: proprio le pagine dedicate alla diffusione della peste nel villaggio inglese di Skendgate sono le pagine che meno si dimenticano. Quanto di più attendibile, accurato e nel contempo avvincente, possa capitarvi di leggere sul tema, se non altro in narrativa. L’anno del contagio è dunque un romanzo trasversale allo stretto genere sci-fi, un romanzo fluviale (cinque anni di stesura, 650 fitte pagine), e il fatto che non riesci a smettere di leggerlo per più di dieci minuti - giusto il tempo di tirare il fiato e fare riposare un po’ gli occhi -, la dice lunga sul livello di tensione interna e del grado di interesse che trasmette.
La vicenda si articola sbieca tra mondi lontanissimi: c’è il 2054 dove per ragioni accademiche sono ammessi i viaggi nel tempo; e c’è il 1348 del passato remoto, l’annus horribilis della Morte Nera, dove finisce per errore una giovane studentessa di storia medievale. Non va taciuto il fatto che anche l’Inghilterra del 2054 non se la passa bene, coinvolta com’è nella gestione di un’ epidemia mortale che complica ogni tentativo di recuperare la ragazza.
Il resto della trama si intuisce ma non si dice per ragioni di sorpresa: buona tensione, buone trovate narrative, sufficiente spessore dei personaggi, e soprattutto l’affresco di un mondo alle prese con l’apocalisse (il medioevo dell’epidemia di peste) che più iconico, oscurantista, poetico e crudele di così, viene difficile immaginare. Ce la farà la giovane studentessa a sfuggire al contagio e tornare al suo presente? È questo l’interrogativo che incalza il lettore sin dalle prime pagine, costringendolo a una lettura senza soluzione di continuità e, nel contempo, molto piacevole. Il fatto che la parte di storia a sfondo medioevale superi di diverse spanne la storia parallela del futuro, dipende anche dal fatto che il binomio pandemia-secoli bui si presta benissimo alle letture dai connotati tensivi.
L'anno del contagio
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