L’armata a cavallo
- Autore: Isaak Babel’
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2009
"È ormai assolutamente chiaro che lei, caro signore, non sa proprio niente, ma riesce a indovinare molte cose. Sarà bene quindi che se ne vada un po’ tra la gente".
Questo è il consiglio che lo scrittore Gor’kij dà nel 1916 al giovane Isaak Babel’, nativo di Odessa. Dopo alcune prime esperienze militari e letterarie, Isaak diventa nel 1920 corrispondente del giornale dell’armata impegnata sul fronte polacco. È una guerra ricca di aspetti nuovi quella che l’autore ritrae efficacemente; i cosacchi rossi combattono seguendo il verbo della giovane rivoluzione bolscevica contro gli invasori della ricostituita Polonia e c’è una sezione politica che cura la formazione ideologica dei militari. Inoltre, si tratta di un conflitto per certi aspetti romantico. Non ci sono trincee, ma spaziose pianure in cui si svolgono spettacolari cariche di cavalleria con le sciabole sguainate.
Il contraltare a queste caratteristiche è la brutalità di una guerra senza quartiere che vede paesi depredati dai vari eserciti, chiese violate, grandi eroismi seguiti da violenze gratuite. L’autore registra quanto capita ai prigionieri e ai civili. Ecco un episodio:
"Il vecchio strillava e si divincolava. Allora Kudrja della squadra mitraglieri gli afferrò la testa e la serrò sotto l’ascella. L’ebreo s’acchetò, e allargò le gambe. Kudrja estrasse con la destra il pugnale e sgozzò con cautela il vecchio, senza farsi spruzzare".
Soprattutto i villaggi ebraici patiscono pesanti violenze da parte del vincitore del momento. Poiché tra i Polacchi ci sono anche reparti di Russi controrivoluzionari, la guerra ha gli aspetti truci della guerra civile che in varie regioni vedeva le armate dei bianchi, appoggiate dai Paesi occidentali, tentare di soffocare il nuovo assetto politico approntato da Lenin e dai suoi seguaci. Fame e stanchezza non migliorano lo spirito dei soldati che comunque saranno alla fine vittoriosi.
Così Isaak Babel’ ci presenta alcuni reparti che celebrano una battaglia dall’esito positivo:
“Lo squadrone di testa, pigramente, cantava canzoni oscene. La brigata si sfilacciava, polverosa e senza fine, come i carri dei contadini al mercato. In coda si trascinavano, stanche, le fanfare”.
Lo scrittore di Odessa ha gli strumenti espressivi per incantare con la poesia dei grandi paesaggi e per sgomentare con il racconto degli abusi della soldataglia.
L’armata a cavallo oscilla tra romanticismi e brutalità, avendo probabilmente il difetto principale nella sua struttura; infatti, presenta una catena di episodi spesso non legati tra loro e leggibili autonomamente, a scapito quindi dell’organicità dell’opera.
L’Armata A Cavallo
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