L’estetica dell’oppresso. L’Arte e l’Estetica come strumenti di libertà
- Autore: Augusto Boal
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Inutile girarci attorno con le parole: l’attuale homo videns sta all’alienazione culturale come l’operaio di marxiana memoria a quella della catena di montaggio. La consapevolezza artistica delle masse globalizzate si attesta sulla medietà indotta da spot e tv, via format ipnotizzanti e iper-realistici. Il “disegno” è politico, orchestrato - ieri, oggi e, temo, domani - dai detentori dei mezzi di produzione, il resto è fuffa e sta a zero. Miliardi di coscienze afasiche in tutto il mondo, addomesticate da bisogni indotti e messinscene enfatiche di sesso & sport (faccio per dire), costituiscono la prova provata di una reificazione collettiva in atto: da persone capaci di processi cognitivi a meri consumatori, oggetti di consumo a nostra volta. Se il pensiero di Lenin facesse ancora trend sarebbe sacrosanto interrogarsi sul “che fare”, ma è la dittatura capitalistica - piuttosto che quella del proletariato - ad avere campo libero e a dettare le regole: l’influenza dell’ignavia imbecille è ormai diffusa come nei peggiori incubi fantascientifici (ricordate, fuor di metafora, “L’invasione degli ultracorpi”?).
Ho da poco ultimato la lettura di un cospicuo pamphlet che tenta (riuscendovi magistralmente) di scombinare le carte in tavola a questo incistamento ontologico. Si intitola “L’estetica dell’oppresso”, scritto dal brasiliano Augusto Boal e pubblicato in Italia dalle Edizioni La Meridiana. Lo studio del suo contenuto dovrebbe risultare imprescindibile per chi anela ancora alla sopravvivenza e alla libertà delle menti. Boal, sull’argomento, non la mena per le lunghe e già nell’introduzione scrive senza mezzi termini:
L’analfabetismo estetico che attacca perfino individui capaci di leggere e scrivere è uno strumento di dominio violento che permette agli oppressori una subliminale “Invasione dei cervelli”.
E più avanti:
“Il Pensiero Sensibile, che produce arte e cultura, è essenziale alla liberazione degli oppressi, poiché accresce e approfondisce le capacità cognitive. Soltanto da cittadini che, con tutti i mezzi simbolici (parola) e sensibili (suoni e immagini), si rendono coscienti della realtà in cui vivono e delle sue possibili trasformazioni, potrà sorgere, un giorno, una democrazia reale”.
Facilmente deducibili, a questo punto, la pars destruens e quella construens del saggio politico (nel senso più autentico del termine), summa del Boal-pensiero (Augusto Boal, scomparso nel 2009, è stato il fondatore del teatro Arena di San Paolo); una proposta di affrancamento, per dirla in termini ulteriori, che passa dalla ri-acquisizione degli strumenti (fruitivi-produttivi) artistici, da contrapporre alla manipolazione mentale dei media e delle sovrastrutture di Potere. E se queste dovessero sembrarvi frasi grosse, forse è perchè, probabilmente, avete già assunto come fonte di informazione attendibile le carnevalate in forma pseudo giornalistica di “Striscia la notizia” & cloni, più o meno involontari.
L'estetica dell'oppresso. L'arte e l'estetica come strumenti di libertà
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