La Georgia e Roma. Duemila anni di dialogo fra cristiani
- Autore: Nodar Gabasvili
- Genere: Religioni
“… è che nelle raffigurazioni del Giudizio Universale, secondo il carattere proprio georgiano volto all’ottimismo, non vi è nulla di minaccioso per l’umanità peccatrice, ma rappresenta il trionfo di Cristo, la sua Resurrezione, il perdono per i peccatori.” (Pag. 49)
Il giornalista Nodar Gabašvili è nato a Tbilisi e vive da tempo in Italia. È stato anche uomo politico con l’incarico di vice ministro degli esteri nel governo georgiano nel 1990 e 1991.
Conoscendo entrambe le civiltà, Nodar Gabašvili scrive La Georgia e Roma. Duemila anni di dialogo fra cristiani (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2003), un’introduzione interessante, culturale e religiosa, per comprendere la Chiesa Georgiana e di conseguenza la Georgia.
Nel libro si affrontano i temi storici culturali della Georgia, affrontate in comparazione con gli influssi occidentali e innanzitutto con la Chiesa cattolica.
CHIESA GEORGIANA
La Georgia si convertì al cristianesimo nel 337. Fu una delle prime nazioni al mondo. Come i vicini armeni (convertiti anni primi nel 301), con questa decisione fondamentale hanno garantito l’esistenza secolare delle loro nazioni e delle loro culture. La chiesa fu, ed è, lo scudo contro le arroganti pressioni, anche violente, dei confinanti.
La chiesa georgiana respinge il filoque, il celibato ecclesiastico, la separazione della cresima dal battesimo, l’immacolata concezione, il Papa come capo di tutta la spiritualità. Nonostante le divisioni, i rapporti fra la chiesa cattolica e quella georgiana rimasero nei secoli buoni, tanto che Santa Nino – dietro la quale la Georgia si convertì – è riconosciuta anche dalla chiesa cattolica.
CULTURA GEORGIANA
Quando si parla di cultura georgiana, è obbligatorio partire dal poeta Šot’a Rust’aveli e della sua opera “Il cavaliere dalla pelle di pantera”. L’autore Nodar Gabašvili mostra una formazione ampia, entra nel confronto fra l’opera di Rust’aveli e il nostro Dante Alighieri e la Divina Commedia. Anche Rust’aveli narra di un viaggio, ma più materiale, verso oriente in India, Cina, Persia, Arabia. Incredibilmente il libro della tradizione georgiana non è ambientato in Georgia.
“Il viaggio di Dante rappresenta il cammino dell’anima che anela alla sua purificazione in una visione catartica squisitamente cristiana; le disavventure del Cavaliere, sotto la metafora della conquista dell’amata, non sono altre che il percorso ideale, iniziativo del protagonista alla conquista di se stesso e dalla sua purificazione.” (Pag. 53)
Per Rust’aveli c’è un cammino in direzione d’oriente, attraversando diverse religioni, alla ricerca di una donna in carne ed ossa e non l’amore idealizzato di Dante.
Nell’incontro con le confessioni orientali c’è un primo segno riconoscibile della Georgia, anche attuale, è il paese in cui le religioni hanno convissuto nel tempo. È visibile materialmente a Tbilisi, dove chiese georgiane, quelle armene, quella cattolica, moschea e sinagoghe sono dislocate a pochi metri una dall’altra.
CRISTIANESIMO E BUDDHISMO
L’autore racconta anche i presunti incontri fra cristianesimo e buddhismo, raccontando la storia del libro di Barlaam e Ioasaf. Secondo Gabašvili la sopravvivenza del testo fu possibile grazie a un monaco del convento georgiano di Iviron sul Monte Athos, il quale lo salvò dalla distruzione, traducendolo dal greco al georgiano.
La tradizione della storia, l’incontro del principe indiano Joasaf (Buddha) convertito al cristianesimo sotto l’influsso dell’anacoreta Barlaam, è la metafora dell’unione fra cristianesimo e buddhismo, impedito solo dall’avvento dell’islamismo.
La conferma del contatto fra cristianesimo georgiano e culture orientali è da desumere anche dai particolari simboli cristiani georgiani come il cervo e il grifone, i quali non appartengono alla chiesa d’occidente ma alla simbologia indiana e persiana.
VELLO D’ORO
L’esistenza di una via preferenziale con la storia orientale è ratificata dalla leggenda del Vello d’oro, rappresentato da un ariete d’oro e ricercato da parte di Giasone nella Colchide, antica regione georgiana.
RAPPORTI DELLA GEORGIA CON L’ARMENIA
I rapporti politici dell’area sono difficili. Dopo la caduta dell’URSS e la frammentazione fra varie nazioni, le tante diatribe, gestite dal controllo centrale di Mosca, sono esplose. Accade che i nemici dei miei nemici, siano miei amici.
Gli armeni sono anticattolici e hanno ottimi legami con la Russia, nonostante la differenza religiosa. Mentre sono note le relazioni pessime dell’Armenia con la Turchia e l’Azerbaigian. Ovviamente le relazioni diplomatiche si ribaltano in Georgia.
Nonostante le antiche dispute sul monofisismo armeno, non furono nemici. Le due nazioni confinanti hanno sempre avuto buoni legami e i georgiani accolsero gli armeni quando furono invasi dai turchi. Ancora oggi a Tbilisi ci sono quartieri armeni con tante chiese.
RAPPORTI DELLA GEORGIA CON LA RUSSIA
Nel raccontare l’inimicizia con la Russia, l’autore lancia degli strali feroci.
L’analisi della relazione fra le due nazioni, nonostante siano entrambe della chiesa ortodossa, è pungente, accattivante e accettabile, anche in considerazione della divisione infuocata fra Georgia e Russia ai nostri giorni.
I russi non furono accomodanti in Georgia e trattarono la chiesa georgiana come subalterna, cancellando la loro autocefalia:
“Ma per distruggere totalmente lo stato georgiano bisognava toccare la sua Chiesa e ciò avvenne attraverso l’abolizione della sua autocefalia e la sottomissione della Chiesa georgiana al Sinodo di Mosca, l’obbligo di usare nella liturgia la lingua paleoslava, che non capivano nemmeno i Russi, la soppressione dei seminari e delle scuole georgiane. Insomma la Russia, fece quello che né Mongoli, né Turchi e né Persiani avevano neppure osato pensare.” (Pag. 113)
La chiesa georgiana fu distrutta:
“La cosa più sorprendente era che la Chiesa georgiana era stata più prospera sotto il dominio persiano e turco che sotto la Russia.” (Pag. 126)
Inoltre, come accade anche in altre regioni confinanti, i russi si servirono della Georgia per esiliare e accantonare i movimenti cristiani sgraditi con la chiesa ufficiale di Mosca. Moltissimi “vecchi credenti” (Molokani) furono spediti in Georgia, causando le tensioni che contribuirono a indebolire la chiesa.
Nel 1921 ci fu l’ultima invasione russa, quella dei bolscevichi. Nel 1919 il partito socialdemocratico georgiano aveva vinto le elezioni con una maggioranza vicino al 90%, perciò la protesta all’occupazione in Europa fu soprattutto fra i socialdemocratici.
La situazione migliora quando Stalin fu nominato Segretario Generale del Partito Comunista dell’URSS.
Stalin era georgiano nato a Gori. Conosceva il carattere dei georgiani e non aveva nessuna intenzione di rinunciarci. Durante la seconda guerra mondiale, i georgiani lo ripagarono combattendo a fianco dei russi. Ricostruì le chiese e acconsentì a ripristinare l’autocefalia persa nel 1811.
Il 9 aprile 1991 la Georgia proclamava l’indipendenza. L’euforia era notevole ma la situazione lasciata dal comunismo non era piacevole, l’autore – all’epoca dell’indipendenza vice Ministro degli esteri del governo georgiano – lancia una sprezzante accusa della situazione in cui si trovava la Georgia dopo l’indipendenza:
“… anteponendo, secondo la teoria marxista, i diritti ai doveri … ritenendo la lotta di classe una necessità storica. Dalla lotta di classe e dalla prevalenza dei doveri sui diritti è facile passare all’individualismo sfrenato. Senza una società civile veramente democratica, senza remore religiose ed etiche, è difficile varare un’economia di mercato sana …” (Pag. 147)
RAPPORTO FRA CHIESA GEORGIANA E CHIESA CATTOLICA
“Al termine del viaggio in Asia … Giungiamo ora nel continente europeo e sono lieto che l’arrivo in Georgia avvenga in un giorno significativo: cioè la vigilia del decimo anniversario della caduta del Muro di Berlino …”
L’8 novembre del 1999 di ritorno dall’India, Papa Giovanni Paolo II si ferma in Georgia. Sull’aereo prima di atterrare a Tbilisi pronuncia quelle parole, sancendo, con l’arrivo in Georgia il ritorno in Europa. La frase nasce da un pensiero deciso: per stabilire l’identità cristiana dell’Europa è necessario pure l’apporto della Georgia, come paese di cultura europea e cristiana.
I rapporti con la Chiesa cattolica, su cui l’autore si sofferma a lungo, sono centenari. La presenza di missionari nel paese ha contribuito a mantenere un collegamento, una relazione pacifica. Fra la Chiesa ortodossa e quella cattolica, le differenze appaiono arcaiche. L’antica disputa sul Filoque sarebbe un dibattito antico e cavilloso. Il dilemma maggiore è eternamente la supremazia del “Vescovo di Roma”.
Nei nostri giorni, in un mondo di migrazione continua e numerosa dai paesi dell’est, il ricongiungimento avviene nei fatti e nell’unione fra le genti prima che fra le Chiese.
La storia della Georgia è attuale. Il paese è sotto pressione di un vicino ansioso di riprendere uno status antico e non ha amici disposti all’aiuto disinteressato.
Tante ONG americane operano in Georgia in questo momento, e sicuramente un’apprensione.
Grazie a Gabašvili e al suo libro possiamo comprendere aspetti importanti di come una vicinanza dovrebbe essere possibile e incontrovertibile, aiutando la Georgia a entrare in Europa.
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