La Mennulara
- Autore: Simonetta Agnello Hornby
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
La struttura di questo libro mi ricorda vagamente "Foto di gruppo con signora" di Böll: la protagonista non c’è, sono gli altri personaggi che ne raccontano la vita e propongono interpretazioni dei fatti a cui hanno assistito e a cui assistono dopo la scomparsa della donna.
La differenza principale (anche se, ovviamente, non l’unica) è che nel caso della Mennulara alla fine il lettore scopre il dramma, le ragioni, e la personalità attorno a cui ruota la storia.
La Mennulara è una cameriera di origini umilissime: quando muore la famiglia presso cui era a servizio, viene coinvolta in una serie di vicende che gettano il paese nello scompiglio causando una miriade di chiacchiere e congetture sulla presunta ricchezza della serva, sui suoi rapporti col padrone e sulle sue reali intenzioni e capacità: tutti sono concordi nel riconoscere che grazie a lei i padroni hanno potuto continuare a vivere da ricchi, ma le opinioni divergono molto, a seconda del rapporto che chi le esprime aveva in vita con la Mennulara.
Per alcuni una serva devota, per altri una furba puttana, la vera storia si dipana illazione dopo illazione, finché pian piano al lettore viene mostrato a chi donare la propria simpatia.
Questa donna rimane un personaggio affascinante perché non si riesce ad afferrarla del tutto. Coloro che ne parlano o che riportano alcune sue parole possono farlo solo in modo parziale, alcuni sì in modo più completo di altri, ma la figura della Mennulara rimane sullo sfondo a ridersene delle domande e delle offese che le rivolgono anche da morta. Ma chi l’ha conosciuta bene non può non rispettarla. Tra questi c’è Don Vincenzo Ancona, temutissimo capo-mafia, che si adopera per farne rispettare la memoria, e solo negli ultimi capitoli si capirà la ragione di questa scelta.
I colpi di scena non si risparmiano, né la storia d’amore, che intrecciata al resto rende il romanzo accattivante e verosimile.
Se devo trovare un dettaglio che mi ha, non dico infastidito, ma lasciata perplessa, è la figura del capo-mafia: nonostante si accenni agli omicidi e ai crimini che ha commesso, ne esce un personaggio tutto d’un pezzo, che rispetta la parola data anche dopo anni, qualunque cosa succeda. Qui mi si apre un punto di domanda. Ma dopotutto questo è un’opera letteraria, non sarebbe corretto chiedere di più oltre al piacere della lettura.
E di piacere questo romanzo nè dà parecchio.
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